Io, mia moglie e i Trans
Io, mia moglie e i Trans
Mi chiamo Carlo, ho 45 anni e sono sposato con mia moglie Enrica che ha 38 anni. Io sono sempre stato un esibizionista fin da ragazzino e nei primi anni di matrimonio sono riuscito a nascondere questa mia passione a mia moglie. Enrica è una donna piacente e non ho mai disdegnato vedere altri uomini che la guardavano.. l’estate al mare, i primi anni di matrimonio cercavo di convincerla a prendere il sole nuda quando eravamo in spiagge libere, ma lei all’inizio ha sempre tifiutato mentre io andavo da solo per mostrarmi e avrei tanto voluto la sua complicità. La fortuna fu che nell’estate del 2002 eravamo in sardegna a casa di un’amica di mia moglie la quale ci portò in una spiaggia dove erano tutti nudi e riusci’ a convincere mia moglie a togliersi il bikini.L’amica che si chiamava Sonia era una mora formosa e nuda era uno spettacolo. Osservavo mia moglie e mi acorsi che dopo i primi momenti di imbarazzo sembrava divertirai della situazione e sembrava compiacersi nel vedere gli uomini che la guardavano, anzi notai che se si accorgeva di essere osservata si metteva in posizioni tali da mostrare megòio il suo culo e la sua fica parzialmente depilata. Dopo quella prima volta tra me e mia moglie si è stabilita una complicità finalizzata a soddisfare le nostre tendenze esibizionistiche. Mi ero accorto che anche a lei piaceva essere guardata e si divertiva a eccitare gli uomini. All’inizio ci divertivamo al mare scegliendo i posti più idonei, la nostra tecnica era questa: cercavamo un posto un pò distante dalla spiaggia più frequentata ma comunque dove ogni tanto passavano quelli che amano passeggiare lungo il bagniasciuga, lei si sdraiava nuda eio mi allontanavo un pò appartandomi dietro a uno scoglio aspettando che passasse qualche ragazzo nel qual caso avvisavo mia moglie che si preparava e io mi allontanavo per osservare la scena. Mia moglie , con la scusa di non prendere il sole nel viso si copriva la faccia con un asciugamano e si metteva a gambe leggermente sollevate e divaricate i questo modo semrava che non si accorgesse dei passanti. Ricordo che la prima volta passarono più di due ore prima che tre ragazzi venissero verso di noi, io avvisai Enrica e mi appostai ditro uno scoglio cosi’ mia moglie sembrava sola e disponibile allo sguardo di tutti. I tre si avvicinarono e per darsi un alibi facevano finta di raccogliere conchiglie e in questo modo si soffermarono di fronte a Enrica , era divertente vedere questi ragazzi passeggiare di ftonte a lei guardandosi intorno e fissare come allucinati mia moglie la quale divaricava sempre di più le gambe, a un certo punto uno dei tre quello che appariva più grande si avvicinò dopo essersi tolto il costume e comincià a masturbarsi gli altri due continuavano a gardarsi intorno per assicurarsi che non arrivasse nessuno, forse pensavano che Enrica dormisse perchè anche gli altri due si avvicinarono in silenzio e uno dil oro si sdraiò sulla sabbia avvicinandosi fino a mettere il viso a pochi centimetri dalla fica di mia moglie. Ero eccitato e mi stavo masturbando, Ad un certo punto vidi che mia moglie cominciò a toccarsi la fica, a quel punto si fecero coraggio e mentre quello sdraiato comiciò a leccargli la fica gli altri due, in piedi gli si avvicinarono con i cazzi dritti in mano. Mia moglie si tolse l’asciugamano dal viso e li incitava a sborrargli addosso. Io guardavo che non arrivasse nessuno quando vidi che quello più altro gli sborrò in viso mentre mia moglie si inarcava e gemeva sotto i colpi di lingua del ragazzo che la leccava, il terzo se lo menava davanti a lei ma sembrava in difficoltà infatti mi sembrava quello più imbranato e emozionato della situazione, vidi allora mia moglie che nel frattempo si era seduta, attirarlo a se prendglielo in bocca e con pochi colpi farlo venire nella sua bocca cosa che fece anche a quello che era rimasto a leccargli la fica.. quando stavano per ricomporsi mi feci vedere e loro spaventati fecero per scappare ma io li richiamai assicurandoli e dicendogli che c’eravamo tutti divertiti.
Da allora è cambiata la nostra vita siamo complici nei nostri incontri, mia moglie sa che a me piace vederla godere con altri uomini e quindi cerchiamo uomini che siano disposti a soddisfare mia moglie però con la mia partecipazione . Fu da queste esperienze che io sono diventato bisex nel senso che io spesso lo prendo in culo in questi incontri. Mia moglie ha saputo che in passato sono stato con dei trans e l’estate scorsa mi ha detto che gli sarebbe piaciuto provare con i trans, io rimasi colpito e eccitato da questa richiesta e decidemmo che la scelta dei soggetti doveva essere condivisa. Abbiamo iniziato a cercare sia nei locali del centro sia atraverso inserzioni. Cercavamo due trans attivi puliti con certificato di salute. Tramite amici avevo saputo che in un appartamento del centro lavoravano dei trans giovani però di colore, lo dissi a Enrica la quale mi disse che Neri sarebbe stato più eccitante. Prima andai da solo per concordare, era un appartamento in vecchio palazzo del centro suonai il campanello, salii le scale e sul pianerottolo trovai un giovane alto a dorso nudo, nero, che avrà avuto poco più di vent’anni, mi fece entrare mi presentò il suo amico sempre nero ma forse con qualche anno in più, gli spiegai che sarei venuto con mia mogli, che io avrei partecipatyo passivamente e che al centro dell’attenzione doveva essere mia moglie alla quale piaceva essere posseduta da più uomini, concordammo il prezzo dopo avermi dimostrato con i certficati che erano sani, mi dissero poi che se aumentavo il prezzo potevano fare partecipare anche altri amici bravi nei giochi erotici, ero talmente emozionato che dissi di si e gli detti un acconto di 200 euro dei totali 400, non erano pochi ma l’esperienza era unica. Tornai a casa e dissi a mia moglie che avevo fissato per il sabato sera prossimo, mi chiese come mi erano sembrati e che lei si fidava di me.Era martedi’ e aspettavamo il sabato con trepidazione e anche un pò di paura, mia moglie non era mai stata con un trans e mi domandava a me cosa si provava e come erano, gli risposi che alcuni avevano il seno e le sembianze femminili ma come avevamo scelto noi, avevano un bel cazzo ed erano molto attivi. Arrivò il sabato e il pomeriggio fu impegnato a prepararci a quello che sarebbe successo la sera e come dovevamo comportarci di conseguenza. Dissi a mia moglie e lei fu d’accordo nel vestirsi in modo semplice, da casalinga, infatti indosso’ un paio di slip neri e un semplice abito leggero e lungo con lo spacco davanti, eravamo a metà luglio ed era caldo. e un paio di sandali, stava bene con quei capelli corti e neri, aveva un visino da ragazzina. Ci avviammo in macchina, osservavo enrica che era silenziosa, si era messa un leggero trucco e aveva un viso da signora perbene che tradiva l’emozione. Parcheggiai in un vicino parcheggio e ci incaminammo a piedi verso l’indirizzo. Arrivati davanti al portone suonai il campanello, eravamo un pò in anticipo erano le 10 meno un quarto, guardavo l’orologio mentre il portone si apri’ salimmo le scale, mia moglie mi seguiva mentre io salivo gli scalini, arrivati sul pianerottolo trovai il solito giovane che si presentò come Davide dandomi la mano e salutando con un sorriso che metteva in risalto i denti bianchi, ci fece entrare in casa lungo lo stretto corridoio che immetteva in una grande stanza dove al centro c’era un letto tondo con cuscini sparsi in quà e là, ci fece sedere ai bordi del letto mentre delle voci preannunciarono l’arrivo di due uomini uno di pelle nera e l’atro mulatto che davide ci presentò come Franco e Max, Franco era un adottato italiano mentre Max come Davide erano della Tanzania. Max aveva capelli ricci e lunghi ,indossava un lungo vestito con uno spacco che metteva in risalto le sue lunghe gambe avvolte da calze a rete, mentre Franco indossava pantaloncini corti rossi e una camicietta che teneva a malapena i grossi seni, solo davide era senza seni e portava capelli corti e poco trucco. Max aveva un trucco molto vistoso con un rossetto che contrastava con il nero della paelle. Mia moglie li osservava un pò incuriosita e un pò spaventata per quello che poteva succedere. Davide mi chiese il saldo che dovevo pagare e fece cenno agli altri di iniziare.Mentre io ero seduto accanto a mia moglie Franco e Max si misero a danzare davanti a noi iniziando a spogliarsi, Max colpiva per le luche gambe affusolate che metteva in evidenza mentre si sfilava le calze, poi si sbottonava la camicietta liberando i suoi seni sodi che luccicavano alla luce artificiale che Davide fece aumentare di intensità in modo che si potesse vedere bene, Franco nel frattempo era già in slip che dal gonfiore dovevano nascondere un bel cazzo, notai che Enrica guardava tutti e due mentre toglindosi gli slip mostrarono due cazzi neri non del tutto eretti ma di notevoli proporzioni, mentre Davide che dirigeva le operazioni fu l’ultimo a rimanere nudo ed era l’unico senza seni con un fisico molto muscoloso e un cazzo meno lungo degli altri ma molto grosso, mia moglie non sapeva da che parte guardare appariva spaesata e sorpresa da quei fisici statuari. Ad un fratto Davide ci disse di spogliardci anche noi e io presi per mano mia moglie facendola alzare dicendogli di toglersi il vestito. lei indugiòl allora io gli sbottonai il vestito facendoglielo scivolare ai piedi . rimase in mutandine, in piedi con quella pelle bianca (non eravamo ancora andati al mare) che risaltava in mezzo a tanta pelle nera. Mentre mi spogliavo a mia volta . Enrica si era fermata, allora notai che Max le si avvicinò e le sflò delicatamente le mutandine.Davide invitò mia moglie a distendersi sul letto, le divaricò le gambe e iniziò a leccargli la fica, io guardavo mia moglie che aveva la testa di Davide in mezzo alle gambe mentre gli altri due si misero in ginocchio sul letto vicino al suo viso con i cazzi ancora mosci che ballonzolavano sopra al viso di mia moglie, la quale, dopo un pò di esitazione li prese in bocca a turno fino a farli irrigidire sempre di più, io osservavo il tutto e mi eccitavo, ad un tratto Davide si tirò su allargò le gambe di Enrica e gli infilò il cazzo in fica che lei ricevette con un gemito, io mi eccitai a vedere il culo di Davide che andava in su e giù a mi misi dietro di lui e iniziai a leccargli il culo, mentre facevo questa operazione ero alla pecorina e vedo Franco che mi era venuto dietro e mi stava lubrificando il buco del culo con del Gel, capii che mi avrebbe inculato, infatti dopo pochi istanti sentii che con le dita mi preparava il buco del culo per poi infilrmi il suo cazzo che pur enorme mi era entrato nel culo con una certa facilità. Era bellissimo ; stavo leccando il culo di quello che scopava mia moglie la quale vedevo che stava spompinando un grosso cazzo nero, mentre a mia volta avevo un cazzo che mi stantuffava il buco del culo.Davide era bravissimo con la ligua , mia moglie urlava dal piacere, ad un tratto Davide si alzò dicendo a mia moglie di girarsi , la fece mettere in ginocchio alla pecorina e prese il Gel con il quale prese a lubrificare il culo di Enrica al che gli dissi che Mia moglie li’ era vergine cosa che lei confermò e mi sorprese che si limitò a dire di fare piano ma non rifiutò. Enrica era s**tenata, nel girarsi aveva lasciata la presa del cazzo che aveva in bocca ma l’aveva appena ripreso in bocca mentre Davide aveva infilato due dita nel buco del culo di Enrica per lubrificarlo per bene. Al termine del’operazione Davide disse che siccome era vergine bisognava festeggiare! in che modo, chiesi? L’avrebbero inculata a turno mentre io dovevo leccargli il culo e le palle mentre loro la penetravano nel culo! Iniziò naturalmente Davide, il culo di mia moglie appariva tutto unto, luccicava alla luce, effettiuvamente Davide aveva fatto un buon lavoro! Davide mi disse di osservare bene da vicino mentre inculava mia moglie allora io in ginocchio mi avvicinai al culo di mia moglie che Davide teneva aperto con le mani, vidi la cappella nera e lucida che si avvicinava all’ano di mia moglie che pulsava, era stupendo, un cazzo sconosciuto stava per entrare dentro al culo di mia moglie per la prima volta. Davide appoggiò la cappella al buco mentre io accarezzavo mia moglie e la incoraggiavo mentre lei poer conventrarsi all’inculata aveva per un momento abbandonato il cazzo che aveva in bocca, Davide spinse un pò e si fermò, Enrica gettò un gemito, davide si fermò un attimo e poi con un colpo secco il cazzo , complice il Gel, entrò come per incanto tutto dentro al culo di Enrica che lanciò un urlo che poi si trasformò in gemiti di dolore misto a piacere, io vedevo il cazzo che entrava e usciva e cominciali a leccargli le palle, volevo accontentare il cazzo che faceva godere mia moglie, leccavo le palle fino a salire al buco del culo, leccavo quel culo che andava su e giù ,ero eccitato e urlavo inculatemi tutti, Franco e Alex momentaneamente disoccupati mi vennero dietro e mi infilarono a turno i loro cazzi.. Ad un certo punto notai che i colpi di Davide si fecero più frequenti e capii che stava per venire, anche io allora intensificai i colpi di lingua nel buco del culo e gli presi in bocca le palle stringendole un pò per ritardargli la sborrata, ma fu inutile un suono rauco di Davide preannuncià la sborrata nel culo di mia moglie, lui si sfilò, il buco di mia moglie era tutto aperto che colava di sborra, mi intimo di pulirgli il culo con la lingua cosa che feci prontamente leccavo il culo di enrica dal quale fuoriusciva la sborra di davide che io raccoglievo in bocca, mentre ero intento nell’operazione di ripulitura, mi senti spingere via, era Max che si preparava a inculare a sua volta Enrica, Davide disse a mia moglie che mentre era inculata da Max, doveva leccare il culo a loro due e io dovevo controllare che tutto fosse fatto perbene.Mentre Max entrava con una certa facilità anche perchè ormai la strada era aperta, Franco si inginocchiò dananti a mia moglie mostrandogli il culo davanti al viso , Enrica non mi aveva mai leccato il culo e la cosa mi infastidiva un pà. loro se ne accorsero che a me disturbava un pò e allora, per dispetto, mi dissero di ossrvare bene da vicino e se necessario insegnare a mia moglia a farlo meglio, Franco si allargà le natiche con le mani e spinse il culo sul viso di Enrica, la quale per un pò lo scansò ma Davide gli prese la testa e la indirizzo verso il buco di Franco ordinandogli di leccare, stavano diventando sempre più irrispettosi, approfittavano di noi si divertivano ad umiliarci, Io vedevo mia moglie che leccava il culo di Franco mentre era inculata, vedevo la sua lingua che spazzolava quel culo nero e dopo un pò sembrava provarci gusto, mentre Enrica era cosi’ impegnata Davide si infilò sotto a mia moglie con il viso sotto la fica che cominciò a leccare a quel punto mia moglie parti’ aveva un cazzo nel culo una lingua che gli leccava la fica e davanti Franco che nel frattempo si era girato per mettergli il cazzo in bocca, io ora ero semplice spettatore lei era in mezzo, era presa da tre cazzi e io ero li ad osservare,A turno mi dicevano guarda tua moglie che troia che è Guarda come la inculo, io guardavo la bocca di Enrica che spompinava e il cazzo che entrava e usciva dal culo di Enrica che urlava dal godimento, ad un tratto vidi Che Alex stava per venire e andai a vedere il suo cazzo gocciolante che usciva dal buco del culo di mia moglie che io pulivo da quello che usciva; sborra insieme a residui di escrementi. Dopo pochi istanti anche Franco sborrò nella bocca di Enrica.
A questo punto suonò il capanello, Davide disse qualcosa che non capii e andò ad aprire, se senti’ delle voci e poco dopo si presentarono nella nostra stanza due uomini, uno di una certa età bianco e un ragazzo nordafricano non trans. Erano quelli che dovevano aggiungersi, io pensavo che fossero trans come loro gli dissi non persone normali, ma Davide mi disse che eravamo d’accordo in una sorpresa senza specificare la natura dei soggetti.
Oramai eravamo in ballo e non avevamo la forza di reagire o discutere, Mia moglie poi era partita completamente, mentre mi presentavano questi due e chiedevo chi fossero mia moglie era sul letto che si masturbava come a non fermarsi da quel continuo godimento. Loro notarono mia moglie sul letto dicendo che non la immaginavano cosi bella e normale.Il più vecchio disse; ora voglio prprio vedere se è troia quanto bella, si spogliò mettendo in mostra un cazzo non tanto grosso ma già semieretto si avvicinò a mia moglie , gli tolse la mano dalla fica e ci mise la sua cominciando a masturbarla e esclamando; è tutta bagnata la troia, gli infilò il cazzo in bocca mentre il tunisino si era messo nudo sfoderando un cazzo enormemente lungo tanto da suscitare commenti e risate da tutti. Gli indicavano me dicendogli che io godevo nel vedere mia moglie con altri! Allora, disse quello più vecchio, lo accontentiamo! Quello più anziano che chiamavano Giorgio sembrava il più depravato tanto che cominciò a guardare mia moglie nelle sue parti intime, prima la fica osservando che non usciva sborra (infatti non era ancora stata scopata li) quando gli guardò il buco del culo, gli infilò un dito e lo estrasse , notò che era sporco di sborra e di escrementi, disse che lui un culo cosi’ sporco non lo voleva e che andava ripulito! Come? dissi io incuriosito, Enrica probabilmente non aveva nemmeno sentito perchè mentre era a buco ritto a farsi esaminare il buco del culo era indaffarata a spompinare il cazzo del tunisino, ma con un bel clistere rispose Giorgio facendo un cenno a Davide che si allontanò dalla stanza per poi tornare con un recipiente collegato a una cannula. Giogio ripetendo che non poteva entrare in un culo sporcato da altri, che il suo cazzo meritava un culo pulito! Davide perà disse che non c’era acqua calda disponibile e giorgio rispose che non importava in quanto un buon lavaggio del culo si faceva con il piscio, con che dissi io! Col piscio mi risposero la cosa più naturale di questo mondo! Mentre eravamo impegnati in quesa discussione, Mia moglie era impegnata nel pompino al tunisino e non aveva seguito la discussione e non vedeva che tutti noi stavamo pisciando dentro al contenitore che era poi stato appeso a un gancio messo sulla porta.Mi eccitava sapere che l’urina di tutti noi sarebbe entrata nell’intestino di mia moglie.Ci dispiaceva interrompere quel pompino, il Tunisino era in piedi e lei seduta sul letta pompava questo cazzo che era diventato enorme, mentre aspettava Giorgio mi diceva: guarda che moglie troia che hai, poi andò a toccargli la fica e di nuovo disse ; è tutta fradigia, poi mi disse; quando il tunisino è venuto tu vai a baciare tua moglie cosi’ gli pulisci la bocca oK! Dopo pochi istanti si vide il tunisino irrigidirsi e ansimare per poi mugolare ,dare due colpi e vedere la sborra colare dai lati della bocca di Enrica, Il cazzo del tunisino usci gocciolante dalla bocca di Enrica e subito Giorgio mi spinse verso di lei, Io accostai la bocca a quella di Enrica che grondava della sborra calda del tunisino che io presi in bocca sentivo quel liquido caldo e appiccicoso entrarmi in bocca, Mia moglie sembrava godesse nel passarmi la sborra del tunisino, mi aveva appiccicato la sua bocca senza lasciarmi più andare se non quando Giorgio Disse; Forza facciamo pulizia! Enrica disse pulizia cosa? Puliamo il tuo culo disse Giorgio e io la rassicurai dicendogli che era un semplice clestere per motivi igienici! Franco stese un celofan sul pavimento dove fece sistemare Enrica a culo ritto, Mia moglie era da un lato un pò spaventata da queste iniziative non previste ma da un lato era gratificata nel sentirsi al centro dell’attenzione| Giorgio che sembrava diventato il regista di tutto allargò il culo di enrica osservando che era sporco di tutto; Gel sborra e merda! Infilò la cannula e apri’ il rubinetto, Enrica non sapeva che era il nostro piscio e cominciò a gemere; che caldo, bene mi sento invadere da tutto questo caldo! Al Termine Giorgio estrasse la cannulla e disse ora aspetti un po e poi andiamo in bagno a vuotare.Mia moglie si teneva la pancia e diceva ; non ce la faccio mi scappa! Allora Giorgio la solleva per un braccio mi fa cenno di seguirlo in bagno, arrivati in un piccolo bagno Entica si siede sul Water e con rumori eccitsnti si svuota nel water Gorgio nel sentire quei rumori si eccita e mette il cazzo in bocca ad Enrica, una volta finito lo spurgo Giorgio la fa mettere alla pecorina per esaminargli l’ano che pulisce con delle salviette. Torniamo in sala con Enrica che dice; eccomi ora sono tutta pulita! Giorgio dirige e dice a Max di stendersi sul letto Franco davanti in ginocchio e a me di lato a guardare e ad aiutare in caso di bisogno, il tunisino che deve recuperare e Davide assistono per ora.Giorgio fa mettere mia moglie sopra a Max che la impala subito, mia moglie comincia subito a cavalcarlo e con le mani a stringergli i grossi seni a quel punto Giorgio gli intima di fermarsi un attimo, lei ubbidisce lui vuole ammirargli il culo, ho capito che Giorgio è un amante del culo, lo guardo mentre gli allarga le chiappe con le dita, mi chiama e mi dice: guarda che culo favoloso ha tua moglie tra un pò me lo faccio e tu cornuto guardi, va bene ! si rispondo, Enrica non vuole stare ferma cosi Giorgio dice ; ora facciamo una doppia, un cazzo in fica e uno in culo, Punta il suo cazzo e con un colpo entra! Giorgio è bravo a muoversi in sincronia con Max, mi piace vedere mia moglie nel mezzo a due cazzi che la stantuffano, mi godo la scena, giro e vedo la bocca di mia moglie che spompina un cazz onero e due cazzi uno nero in fica e uno bianco in culo lei urla e gode!.Fai qualcoisa mi dice Giorgio Leccaci il culo! Mi metto dietro e lecco il culo a Giorgio, preferisco i culi neri anche perchè il culo di Giorgio è più flaccido e anche un pò sporco!Il primo a venire è Max che si sfila di sotto lasciando il posto a Davide che si mette sotto e impala Enrica. Dopo è la volta di Franco che sborra in bocca a mia moglie, si sfila e mi dice di andare a pulire la bocca di Enrica.Poi viene Giorgio, sborra bestemmiando e dicendo parolacce Troia.troia:puttana, sfila il suo cazzo gocciolante dal culo e chiama il tunisino che è stato ad ass****re e cosi’ ha recuperato le energie, al che vedendo il grosso e lungo cazzo del tunisino mi preoccupo ma giorgio mi rassicura dicendomi che il culo di mia moglie ormai è una galleria! Il tunisino con la sua lunga asta si accomoda dietro a mia moglie che stava cavalcando Davide, la ferma con le mani punta il cazzo e con due colpi entra tutto dentro, mia moglie riprende a cavalcare, urla impreca io mi accuccio dietro per vedere quei due cazzi che entrano in fica e in culo, senza farmelo più dire comincio a leccare tutti i culi che vedo, il tunisino ha un bel culo sodo , gli lecco il buco fino in fondo, poi vedo che Max è li a guardare lo guardo e lo supplico di incularmi, mi metto a pecora e ricevo il suo cazzo fino a sentire la sua sborra inondarmi l’intestino.Sento che stanno venendo uno dopo l’altro dentro a mia moglie che urla dal piacere, Il tunisino sfila il suo cazzo che gronda di sborra e il culo aperto di mia moglie sgorga di sborra che gli cola lungo le cosce, poi viene Davide e ionfine Franco nella bocca. Mia moglie si alza traballante, giorgio gli va a controllare con le dita quanta sborra ha in fica e poi nel culo, Enrica gronda letteralmente di sborra!Siamo tutti spossati ma giorgio ha lultima trovata per umiliarci un pò Dice Giorgio: ora per onorare la nostra ospitalità noi ci mettiamo in fila a culo ritto e voi ci leccate ben bene|Mia moglie si toccava da tutte le parti ed era visibilmente esausta dai ripetuti orgasmi ma io effettivamente avevo ancora un pò voglia! Prima si fece una breve pausa dove si bevve un cognac, nel frattempo si andava in bagno a rinfrescarci.Dopo Poco su indicazione di Giorgio Si misero tutti in fila in ginocchio con il culo ben esposto, e giorgio ci ordinò che prima di andarcene dovevamo leccare il culo a tutti e doveva iniziare mia moglie, quindi lei era più svantaggiata in quanto io leccavo dopo di lei e in pratica leccavo sulla sua saliva, lo faceva apposta pechè sapevano che a me piaceva leccare il culo ma non sapevano di mia moglie.Mia moglie in altre circostanze non si sarebbe nemmeno sognata di leccare quei culi, ma in quel contesto di eccitazione aveva perso la testa. Ci accucciammo davanti al primo culo quello di Giorgio, l’unico culo bianco e anche meno attraente. Lui si allarga le chappe davanti agli occhi di mia moglie dicendogli leccami troia puliscimi, io ero accanto a lei e noto guardando il buco del culo di Giorgio che ha delle tracce di escrementi, quel porco è stato in bagno senza pulirsi e chissà quanti altri, faccio per sostituirmi a Enrica ma lui insiste e attira il viso di mia moglie verso il ìsuo culo, Mia moglie dopo quaòche indugio chiude gli occhi e comincia a infilare la ligua nell’ano di Giorgio, lui si muove impreca e lei lecca fino a pulirlo tutto quando me lo passa trovo il buco del culo di Giorgio bagnato della saliva di Enrica e perfettamente pulito, poi passa al culo de tunisino che fortunatamente è più pulito, e cosi a quello di Davide, poi mentre Enrica passa a quello di Max vede che ha un vibromassaggiatotr infilato nel culo, gli ordina di toglierlo e di leccare prima il dildo e poi l’ano, lei lo sfila e vede che è sporco di escrementi Enrica fa finta di nulla e comincia a leccargli il culo ma subito Giorgio che ossrvava la scena gli intima di pulire il dildo con la bocca al che vedo con mia sorpresa mia moglie che si infila in bocca il dildo a mo di pompino e lo ritira fuori perfettamente pulito,L’ultimo e anche forse il più volgare è Franco il quale inizialmente pulito tanto che mia moglie inizia a leccargli l’ano con impegno, comincia a curreggiare con le risate dei presenti, Enrica si ritira un pò poi segue quando io sono li accanto, vedo che lui fa uno strano rumore seguito da una smorfia di mia moglie che distoglie la bocca che vedo sporca di escrementi! quel porco gli aveva cacato in bocca, tutti a ridere quella fu la massima umiliazione.
Ci ricomponemmo salutammo e ci incaminammo verso casa erano le 4 dopo mezzanotte, Una esperienza cosi’ estrema probabilmente non la ripeteremo più.
Così è cominciata la mia vita da libertina
Questa è la storia, vera, di una casalinga benestante, sposata con un professionista, che, dopo 9 anni di matrimonio felice, ha ritrovato, grazie alla lettura di un ebook, nuovi stimoli erotici, scoprendo un lato della propria personalità che non aveva neppure sospettato di possedere. Mi chiamo…ecco, mi chiamo Vanessa…diciamo.
Una domenica di maggio, eccezionalmente calda, vado al mare con mio marito per il primo assaggio di abbronzatura. Mentre sono lì, ricevo un sms: è una mia amica che, un paio di anni prima, mi aveva consigliato di leggere ? sfumature…” ; a suo dire, è un capolavoro della letteratura erotica. Io, dopo circa 40 pagine, l’ avevo definitivamente abbandonato. Non riuscivo proprio ad andare avanti, lo trovavo noioso, ripetitivo e prevedibile. Lei si era molto meravigliata, specialmente conoscendo come la pensavo riguardo al sesso. Nel messaggino mi invia il link di un ebook, “sfidandomi” a trovare noioso anche quello.
Alla sera, dopo cena, mio marito guarda una partita alla tele. A me non interessa, allora prendo il PC e scarico l’ ebook. Anche quello, all’ inizio, mi sembra abbastanza noioso, ma decido di andare avanti.
Finita la partita, mio marito mi chiede che cosa sto leggendo. Io glielo dico e lui si siede accanto a me sul divano.
Leggiamo qualche pagina insieme. L’ azione che si sta sviluppando si fa interessante. Mio marito si alza per andare a letto e io, un pò a malincuore, lo seguo.
Prima di addormentarmi, forse stimolata da quanto letto, la memoria va indietro, al mio primo giorno di lavoro nello studio di mio marito. Io avevo 21 anni, e, a parte qualche innocente filarino adolescenziale, non avevo avuto nessuna relazione. Lui ne aveva 30 e…mi piacque subito, appena lo vidi dietro la scrivania. Seppi in seguito che anche per lui era stato lo stesso. Insomma, fra noi fu un vero e propio colpo di fulmine. Cominciammo a frequentarci al difuori del lavoro. Io ero (o credevo di essere) digiuna di sesso e lui, piano piano, mi dette…qualche lezione. Ero vergine e, d’ accordo con lui, lo rimasi fino al matrimonio, che avvenne dopo poco più di un anno di fidanzamento.
I primi anni erano stati, ovviamente, un fuoco artificiale. Non perdevamo occasione per fare sesso. Ora siamo sposati da nove anni, e la nostra vita sessuale, anche se non si è del tutto esaurita, ha perso molto dello slancio iniziale.
La sera del giorno dopo siamo andati a letto presto, per leggere insieme a mio marito il romanzo che ha risvegliato in noi la passione. Spesso, mentre facevamo sesso dopo aver letto qualche pagina, lui mi chiedeva come mi sarei comportata al posto della protagonista e io, rispondevo che avrei fatto la porca, la troia. Ben presto, mi sono accorta che anche io mi eccitavo. Fino ad allora, le nostre erano solo fantasie erotiche. Poi, una sera, mentre stavamo scopando ed io ero quasi al culmine del piacere, lui mi ha chiesto se l’ avrei fatto davvero. Non mi aspettavo la domanda, quindi buttai lì una risposta interlocutoria tipo: “vedremo…, magari se si presentasse l’ occasione…la persona giusta…chissà…”
L’ occasione si è presentata presto. Una sera, eravamo seduti su un lungo divano in una saletta interna di un locale. La sala era deserta; tutti i clienti erano seduti al fresco del giardino. Stavamo bevendo e chiacchierando, quando sul divano si è seduto un uomo. Posando il bicchiere sul tavolino mi sono soffermata a guardarlo di sottecchi. Nè bello nè giovane, aveva però qualcosa nello sguardo col quale mi fissava che mi dava i brividi, mi intrigava. Ho abbracciato mio marito e gli ho sussurrato: “Non chiedermi niente, ma se vuoi…proviamo.”
Lui ha capito, mi ha stretto, baciato e, carezzandomi, ha slacciato i bottoni della camicetta e ha alzato la minigonna, per mostrargli il ridottissimo intimo che indossavo.
Lui non ha perso tempo, si è avvicinato e ha preso ad accarezzami i seni. Mai avrei pensato che avrebbe potuto succedere una cosa del genere. Ero come sdoppiata, inerte, passiva nelle sue mani. Però mi piaceva, mi stavo eccitando…
Lì nel locale non si poteva andare oltre. Mio marito ha chiesto al tipo se conosceva un posto tranquillo dove avremmo potuto…approfondire la conoscenza.
Lui ha pensato pochi secondi, poi ha risposta che sì, lo conosceva.. Allora l’ abbiamo fatto salire in macchina e, seguendo le sue indicazioni, siamo arrivati al termine di una strada sterrata, sotto un cavalcavia dell’ autostrada.
Durante il percorso in macchina pensavo a cosa sarebbe successo, una volta arrivati. Cosa avrebbe fatto, il tipo? E io, come avrei dovuto comportarmi? Avrei voluto chiedere a mio marito, ma con il tipo seduto dietro era impossibile.
Arrivati, scendemmo dalla macchina: il posto era deserto. La strada finiva lì, e se fosse arrivato qualcuno l’ avremmo visto arrivare in tempo. Nessun pericolo, quindi. Ero un pò tesa. Mio marito era al mio fianco. Gli strinsi forte la mano e mi avviai verso il tipo che, con tutta tranquillità, si stava spogliando. Io mi tolsi la camicetta e lui, tutto nudo, si avvicinò e, senza una parola, cominciò a carezzarmi la fica.
Poi passò a leccarmi i seni, a stuzicarmi i capezzoli. Io, quasi meccanicamente, gli afferrai il coso. Non era come quello di mio marito, era più piccolo, morbido e…completamente depilato. Sotto le mie carezze ben presto diventò duro.
Mentre continuava a succhiarmi i capezzoli armeggiava con il perizoma, cercando di sfilarlo. Gli sussurrai di lasciare fare a me. Non ci misi molto. Subito lui si abbasso all’ atezza del pube, mentre io mi alzavo la gonna per farmela leccare meglio.
Mi piaceva ma non riuscivo ancora a rilassarmi, attenta a cogliere le reazioni di mio marito, se ce ne fossero state. Lui però stava in silenzio, limitandosi a riprendere lo spettacolo. Io mi stavo eccitando e volevo, volevo proprio, succhiargli il coso, sentirlo in bocca. Dopo mio marito, pensavo, era il primo uomo a cui lo avrei fatto.
Mi sono accovacciata sui talloni e ho cominciato con baci leggeri, timidi colpi di lingua. Prima, però, ho guardato ancora mio marito. Lui continuava a tenere in mano la piccola macchina fotografica. Da come la muoveva, ho capito che stava girando un video.
Il tipo era eccitatissimo: sentivo che stava per godere. Mi chiedevo se si sarebbe tolto, al culmine del piacere. Se invece avesse schizzato in bocca, cosa avrei dovuto fare? Non ebbi più tempo per pensare: lui mi tenne ferma la testa e mi riempì la bocca di sperma bollente, schizzo dopo schizzo. Sputai tutto in terra e mi sciacquai accuratamente la bocca con acqua che abbiamo in macchina. Mio marito mi accarezzò a lungo, in silenzio, mentre il tipo si rivestiva.
Lo accompagnammo alla sua macchina. Al momento di salutarci, ci chiese se ci poteva rivedere, se volevamo il suo telefono.
Mio marito gli disse che non era il caso, che magari ci saremmo rivisti al bar.
Ciao ciao.
Appena soli, mio marito mi chiese come era andata, cosa ne pensavo di quello che era successo, ma io gli risposi che ne avremmo parlato a casa. Arrivati, mentre mio marito preparava un caffè, mi feci la doccia, poi mi sdraiai a letto a gustare il caffè mentre lui era in bagno. Ne uscì nudo completamente, con il cosone eretto.
Si stese sul letto posò la bocca sulla mia patatina, baciandola, leccandola sapientemente. Se non lo avesse fatto glielo avrei chiesto. Ero tesa come una corda di violino per l’ eccitazione e ben presto ebbi un intensissimo orgasmo. Lui mi venne sopra, baciandomi, carezzandomi. Sentii il suo cosone che si faceva strada nella patatina inzuppata. Era durissimo. Mia marito si fermava spesso. Voleva farmi godere ancora. E intanto parlavamo della serata, mi chiedeva cosa avevo provato, se mi era piaciuto prenderglielo in bocca, se volevo rivederlo. Gli dicevo di sì, ed ero sincera, Anche la mia eccitazione era dovuta in gran parte all’ incontro col tipo. Lui mi chiedeva come si era comportato, gli sembrava che fosse stato un pò…rude, poco delicato e se volevo che intervenisse per farlo smettere. E io no… insomma, mi strizzava i capezzoli e mi teneva stretta per i capelli mentre glielo facevo, ma non mi dispiaceva del tutto.
“E quando è venuto in bocca cosa hai provato?” E io “ci stavo pensando quando ha schizzato, e a quel punto cosa dovevo fare? ho aspettato che finisse e l’ ho sputato. E lui “com’era, come il mio? era buono o ti ha fatto schifo?”…”no, schifo no, era un pò più denso del tuo e…più dolciastro, ma non sgradevole”. Ho un altro orgasmo mentre gliene parlo, e lui accelera il ritmo per venire…”e, lo ingoieresti?” Io “tu vuoi che lo ingoi?”…”siiiii – mentre sta schizzando liquido bollente nel mio ventre – sììììì, vorrei vedere la bocca piena del suo nettare, e poi vorrei che lo ingoiassi tutto…” Io “sì, amore, lo farò…lo voglio anche io.”
Il mattino Paolo va, come al solito, a lavorare. Io me ne sto a letto a dormicchiare e a ripensare alla serata. Mi masturbo e godo due volte, prima di cedere al sonno. Al risveglio, il pensiero torna lì, a quella vicenda così nuova, inaspettata, inimmaginata. Dal groviglio di pensieri che si intrecciano, si accavallano, emerge quel che mi ha detto Paolo, mentre facevamo l’ amore. Pensava veramente a quel che mi ha detto…che voleva che il tipo godesse nella mia bocca e che io ingoiassi il – come l’ aveva chiamato? – il suo “nettare”?
Immagino che quelle parole le abbia pronunciate al culmine dell’ eccitazione, senza pensarlo veramente, ma è comunque un particolare da chiarire.
Alla sera, arriva con un gran mazzo di rose rosse. A tavola, mi chiede se non ho cambiato idea, riguardo al rivedere il tipo. No, assolutamente, ma come si fa a incontrarlo?
“Torniamo là domani sera, se c’è bene, altrimenti, magari troviamo qualcun’ altro.E se lui è rude, violento? se ti fa male? vuoi che intervenga a farlo smettere?”
Ci penso un attimo e
“No, non fare niente se non te lo dico io. Lasciamolo fare e vediamo. Lui è così diverso da te, dai tuoi modi gentili, fammi provare.”
Poi…dopo un breve silenzio…
“Però, però cè una cosa da chiarire, prima di incontrarlo di nuovo.”
“Dimmi, cara…”
“Quando mi hai detto che vuoi che io…beva il suo nettare…era solo perchè eri eccitatissimo o…lo vuoi veramente?”
“Bella domanda: diciamo che l’ eccitazione, il fatto che stessi per godere mi hanno, come dire…tolto qualche freno e sono riuscito a dirtelo. Ora però, ti dico che non voglio che tu faccia niente che non voglia anche tu, ma..se lo fai…a me non dispiace. Diciamo che fai come ti senti in quel momento, sapendo che da parte mia non ci sono obiezioni.”
L’ indomani, sabato, il locale è più pieno della volta precedente, e c’è gente anche nella saletta interna. Ci sediamo e ordiniamo da bere. Abbiamo quasi finito, quando arriva. Si siede sul divano e ordina un caffè.
Noi finiamo di bere ed usciamo. Lui, come pensavamo, ci segue.
Arrivati alla macchina, lo facciamo, come l’ altra volta, sedere dietro. Lui si presenta e ci dice quanto gli faccia piacere rivederci. Durante il breve tragitto allunga una mano, mi slaccia la camicia e afferra un seno, carezzandolo, massaggiandolo e…strizzando il capezzolo. Un pò fa male ma lo lascio fare. Guardo mio marito che guida ma mi osserva appena può e vedo che non dice niente. Rispetta la mia decisione di non intervenire se non sono io a chiederglielo. Arrivati sul posto, usciamo dalla macchina. La volta prima la serata era calda come deve esserlo una serata di metà luglio. Questa sera, invece, un vento non forte ma fastidioso e più che fresco spira nel sottopasso. Piero toglie pantaloni e slip e tiene la polo: io lo imito, tolgo la gonna ma lascio il camicione che un pò mi ripara dal vento freddo.
Questa sera Piero decide che non è il caso di essere…timido. Mi fa subito capire quello che vuole: mi dice di succhiargli il cazzo e di prenderlo tutto in bocca.
Insiste molto su questo. Non è molto difficile, viste le dimensioni, ma quando arriva in gola mi sembra di soffocare. Lui mi incita continuamente, e per farmi capire chi comanda mi dà qualche sculacciata, leggera ma più che simbolica.
A questo punto sono tentata di fare intervenire mio marito. Non per le sculacciate, ma perchè non so dove voglia arrivare. Mi volto a guardarlo. Lui è intento e riprendere e mi sorride, un sorriso di approvazione e di incoraggiamento. Ad un certo punto il tipo mi fa alzare, mi bacia e mi abbraccia e, continuando a toccarmi il culo mi sussurra:
“Ti voglio scopare”. Ecco a quello non avevamo pensato: non voglio farlo prima di averne potuto parlare con mio marito.
“Ce l’ hai il preservativo?”
“No, e voi?”
“Nemmeno, quindi non si può fare.” Credo di aver esaurito il discorso, ma lui:
“Senti, lo prendi nel culo?” mi chiede con tranquilla sfacciataggine, come se mi chiedesse se voglio un caffè.
“Ehhhh, no, non l’ ho mai fatto.”
“Ti fai scopare nel culo da me?” Ci risiamo, penso. Non so cosa dirgli. Vorrei rispondergli con un “NO!” secco e definitivo, ma la sua richiesta mi ha turbata. Sarà che, nel romanzo che ho letto la protagonista sembra trarre molto piacere da quella pratica, ma mi sono immaginata riversa sul cofano della macchina, penetrata in quel modo, e la cosa mi ha eccitato. Scelgo una risposta più…gentile.
“No, dai, stasera no. Continuiamo così, ci divertiamo e poi ti faccio un bel…servizio e…ti faccio godere e poi…poi bevo tutto…”
“Ok, se ti bevi tutta la mia sborra…per stasera mi accontento. però la prossima volta lo facciamo, d’ accordo?”
Non so cosa gli dia tanta sicurezza che ci sarà una prossima volta, ma gli dico di sì, che l’ avremmo fatto la prossima volta.
Lui ricomincia a farselo succhiare, insistendo che lo devo prendere tutto…tutto.
Per meglio farmelo capire mi afferra per i capelli
Dopo un pò che sono accosciata mi sento stanca e infreddolita. Mi siedo sul sedile della macchina e da lì proseguo a spompinarlo.
Lui continua a farmelo arrivare in gola e, ora, mi dà anche qualche leggero schiaffo.
Vuole godere, me ne accorgo dal cazzo che si fa sempre più duro.
Lo succhio con maggior impegno e, aiutandomi con qualche movimento della mano lo faccio godere. Viene, riempiendomi la bocca di sperma. Ricordo quello che avevo promesso a mio marito e apro la bocca perchè possa vedere il bianco liquido, e poi la chiudo e ingoio tutto.
Lui mi dice di pulirlo bene con la lingua, poi si veste. Come l’ altra volta, lo accompagnamo. Al momento di lasciarci, lui dà a mio marito un biglietto da visita dove c’è scritto: Dott……………………… e il numero di telefono. Gli dice di chiamarlo a qualsiasi ora e lui risponde che lo farà senz’ altro.
Arrivati a casa ci abbracciamo, ci strappiamo quasi i vestiti da dosso e, nudi, ci rotoliamo nel letto. Scopiamo felici ed eccitati e intanto gli racconto che Piero mi voleva scopare. Senza una ragione apparente, non gli dico che lo voleva fare anche dietro. Magari non lo vediamo più e allora sarebbe inutile porsi quel problema. La mattina ci alziamo tardi, ci svegliamo con calma. Dopo pranzo ci sediamo sul divano. Mio marito mi passa un braccio attorno alle spalle e parliamo. Parliamo della serata. Paolo vuol sapere cosa penso, soprattutto riguardo al comportamento di Piero così ruvido, al limite del violento.
” Sinceramente, quando mi ha sculacciata stavo per dirti di intervenire, ma ora sono contenta di non averlo fatto. Mentre mi teneva per i capelli e mi obbligava a…prenderlo tutto in bocca ho goduto due volte. Ero li, accosciata, scomoda, infreddolita ma mi bastava carezzarmi un pò per avere un orgasmo. All’ inizio mi dava un pò fastidio che fosse sempre lì a strizzarmi i capezzoli, ma poi anche quel dolore contribuiva al piacere. E tu, cosa hai pensato quando mi vedevi così…così “usata”? ”
Lui è imbarazzato, non sa come dirmelo, ma alla fine si decide e confessa che alle prime sculacciate…gli è venuto duro, e gli è rimasto duro per tutto il tempo. Poi mi chiede se voglio continuare a vederlo o no.
“Mah…se tu sei d’ accordo, finchè la cosa ci piace direi di andare avanti…e tu come la pensi?” Paolo dice che anche a lui va bene, ma chissà cosa ha in mente ancora di fare con me.
“Senti, vediamo, siamo sempre in tempo a fermarci, giusto? Io direi di provare…ora però, dai…leccamela, fammi godere .”
Lui si inginocchia sul tappeto e lo fa, bene come al solito e io godo due volte.
Poi ci prepariamo alla cena a cui siamo invitati.
Le creature del Male
Eccomi di nuovo nel déjà vu. Il freddo è tagliente, provo un senso di colpa che non mi spiego, ho paura di aver dimenticato qualcosa. Un uomo muore davanti a me. Sono nell’ufficio del mio capo, un bicchiere d’acqua e una pillola sul tavolo. Musica dei Radiohead, non capisco da dove arrivi. Mando giù la pillola, lascio cadere la testa all’indietro e guardo il soffitto.
“There are two colours in my head What, what is that you try to say?”
Forse sto guardando il soffitto di casa mia. Sogno? La musica arriva dal cellulare sul comodino, è la sveglia. Leggo sul display che sono le otto di sera, tra due ore comincia la mia giornata, anzi nottata, lavorativa.
Era un sogno. Mi alzo dal letto e il contatto col pavimento gelido mi fa svegliare del tutto. Sul davanzale della finestra l’accumulo di neve non smette di crescere e dal cielo continuano a fioccare scaglie di inverno grattugiato. Sembra che Febbraio non debba finire mai. Comincio a odiare questo inverno. Non sopporto più
nulla. Il vero problema è il mio lavoro, ma so che qualcosa sta per cambiare. Il capo me l’ha detto chiaramente: accetterò la promozione e il mio debito sarà cancellato. Ancora un po’ di pazienza, due o tre settimane, ha promesso.
Cammino in direzione della cucina e il dolore all’occhio torna a farsi vivo. Da quanto tempo va avanti questa storia? Decido di ignorarlo e cerco qualcosa da mangiare. Trovo solo pane e marmellata di ciliegie.
Apro il frigo, prendo una bottiglia di latte e riempio una tazza. La metto sul tavolo e rimango qualche minuto a osservarla. Mi piace il colore del latte, è un colore luminoso e pulito. Il bianco sta bene su tutto, a parte le automobili. Perché un’auto bianca o è una gran macchina o è un taxi.
Io non guido una gran macchina.
Mando giù tre sorsi abbondanti. Se fossero le otto del mattino sarebbe un bel modo per cominciare la giornata, ma è sera e non c’è motivo di pensare che la notte in arrivo porti qualcosa di buono.
Preparo un caffè e lo unisco al latte rimasto, aggiungo vodka e la tazza è di nuovo piena. Mangio e poi bevo. La sensazione è di calore, si propaga lungo le braccia, scende verso le gambe e risale fino alla testa.
Bello.
Mi guardo allo specchio. Metto due dita sullo zigomo sinistro e tiro la pelle verso il basso. Le macchie bianche all’interno della palpebra inferiore sono diventate tre.
Mancano venti minuti alle dieci e sono già al volante che guido verso il centro, in attesa della prima chiamata. Stare fermo a parlare con i colleghi non mi piace, preferisco girare per la città. Il capo lo sa e mi lascia fare.
Mi godo le strade semivuote e i monumenti illuminati. Attraverso un ponte sopra il fiume, lungo e scuro, che taglia in due la zona est, quella che si estende verso la collina. La luce arancione dei lampioni accentua la presenza della neve sull’asfalto e sembra quasi dilatare i fiocchi che cadono dal cielo. Il termometro segna cinque gradi sotto zero e faccio zapping con i canali della radio.
Musica dance. Non mi va. Cambio frequenza.
Radiogiornale: fuga di gas, cinque morti e dodici feriti nel crollo di una palazzina.
Cambio frequenza.
“Non pensate che il Creatore sia soltanto colui che ha creato dal nulla. Il Creatore conserva ciò che esiste. Egli mantiene ciò che ha creato. E’ lui che dobbiamo pregare, è a lui che dobbiamo obbedire.”
Cambio frequenza. Pubblicità.
Spengo la radio.
Ho un po’ di musica sulla chiavetta. Seleziono la cartella “Massive Attack” e scelgo la riproduzione casuale.
Eccetto l’impianto Hi-Fi, odio anche questa macchina.
Devo liberarmene al più presto, in qualche modo.
La prima chiamata arriva alle dieci e mezza: via dell’Arsenale, destinazione Aeroporto.
Spengo il motore davanti al civico numero 6 e aspetto. Sotto i portici c’è poca gente che cammina. Un uomo e un cane dormono sul pavimento, davanti a una vetrina luccicante che espone capsule di lusso per le macchinette del caffè. Mi chiedo se la coperta che li avvolge potrà bastare, se almeno uno dei due vedrà l’alba domattina.
Sento il rumore di un portone che si apre. Una signora di mezza età esce, si dirige verso di me ed entra in macchina.
«Buonasera, andiamo in Aeroporto. Grazie.» Lo so che va in Aeroporto.
«Va bene la tangenziale, Signora?» le chiedo guardandola nello specchietto.
«Sì sì, faccia lei. Posso prendere una caramella?»
«Certamente, sono a disposizione dei clienti. Questa sera si può scegliere tra balsamiche alla menta, limone con vitamina C e tanti coccodrilli gommosi che ho qui nel cassettino, se preferisce.»
Sorrido.
La cliente ride, mostrando denti molto bianchi.
«Ma lei è gentilissimo!»
Mi chiedo quanto trucco si sia spalmata sulla faccia.
«Solo il meglio per i miei passeggeri.»
Si guida bene di notte. Le strade sono libere, i semafori lampeggiano su un solo colore e non ci sono troppi incapaci al volante. Niente clacson, soltanto silenzio e la mia radio.
«Non canta nessuno in questa canzone?» mi chiede.
«No Signora, è solo musica. Se vuole metto qualcos’altro.»
«Lasci pure, mi piace. Come si intitola?» Le rispondo «Exchange».
Mi racconta che va a prendere sua figlia, torna da una vacanza in Brasile. L’aereo ha fatto scalo in Francia e da lì è partito in ritardo a causa della scarsa visibilità e del ghiaccio accumulato sulle ali.
«Sa, lì era estate. Povera bambina… ha trovato una differenza di almeno trenta gradi atterrando a Parigi!»
Cerco di mostrare solidarietà esibendo la faccia più preoccupata che ho.
Dopo qualche minuto cambia argomento e parla di taxi.
«Ho letto un articolo, sa? Scrivevano di un’inchiesta partita qualche mese fa. Tassisti che effettuano servizi “speciali” e poco legali. Lei ne sa qualcosa?»
Sì.
«Come si conclude l’articolo, Signora?»
«C’era scritto che la Procura ha concluso l’inchiesta. Non ci sono indagati e nessun reato è stato commesso. Lei cosa ne pensa?»
Io penso a fare bene il mio lavoro in modo da poterlo lasciare al più presto, tutto qua.
«Penso che bisogna avere fiducia nella giustizia.»
«Ha ragione… e poi se sono tutti come lei non c’è di che preoccuparsi. Si vede che è un bravo ragazzo! Vero?»
«Purtroppo non è così, Signora.»
Mi guarda con aria tesa. «In che senso?»
«Non sono più un ragazzo.» Sorrido.
Lei ride.
«Be’… però è bravo!»
L’aeroporto diventa visibile quando mancano ormai poche centinaia di metri alla destinazione. Tutto ciò che riesco a distinguere in mezzo agli strati di nebbia sono le luci intermittenti della pista di atterraggio e un enorme manifesto che pubblicizza la nuova minicar firmata dallo stilista del momento.
«Arrivederci Signora, mi saluti sua figlia.»
Mentre percorro al contrario la strada che ho fatto prima, la foschia aumenta e la visibilità diminuisce. La strada è ricoperta di neve, mi sembra di guidare in mezzo alle nuvole. Decido che è arrivato il momento di completare la mia cena e mi fermo dopo qualche chilometro.
La temperatura all’interno della stazione di servizio è decisamente alta ma non mi dà fastidio. Osservo i nomi dei panini e faccio un ripasso di letteratura greca. Alla fine scelgo Ulisse e lo indico alla ragazza che sta dietro il bancone.
«Mi dia anche una birra, per favore.»
«Non possiamo servire alcolici, ma può trovare ciò che desidera nel banco frigo che si trova qui accanto.»
Vado a pagare.
«Con un euro e cinquanta in più prende anche la macedonia di frutta, la vuole?»
«No.»
«Prende il caffè?»
«No.»
«Vuole un gratta e vinci?»
Rimango zitto e guardo la cassiera. Non mi fa altre domande.
Sono stanco di questo lavoro, non ricordo neanche quando l’ho cominciato. Il fatto che sia sempre di notte però mi aiuta a sopportarlo meglio, o almeno questo è ciò che credo.
Da qualche mese non sto bene. Il dottore dice che i vuoti di memoria sono legati alla mia attività.
“Non puoi andare avanti così, lavorare di notte ti sta stressando troppo. Passi le giornate a letto, con le serrande abbassate e riesci a dormire non più di qualche ora. Hai bisogno di vedere la luce del sole ogni tanto. Sarai mica un vampiro?”
Gli ho detto che sono un vampiro.
“Fantastico! Perché non me l’hai detto subito? Non immagini quante ragazzine, tra cui mia figlia, sognano di incontrare uno come te. Dovresti sfruttare questa opportunità, faresti un sacco di soldi.”
Non è ancora riuscito a guarirmi ma è simpatico, il mio dottore.
Con un po’ di birra in corpo affronto meglio il ritorno in macchina, anche se trovare un’auto bianca in mezzo alla neve e alla nebbia non è così facile, ma alla fine la raggiungo.
Sto per salire a bordo quando i passi di qualcuno che si avvicina mi fanno voltare d’istinto. Vedo un uomo dall’età indefinibile. Potrebbe averne trenta, quaranta o chissà quanti. E’ molto magro. Il viso scavato e gli occhi vitrei sono avvolti dentro un cappuccio che tiene sulla testa.
Quando apre la bocca vedo la luce del lampione riflessa su alcuni denti di metallo.
«Devo andare in città, quanto costa?»
Gli spiego che posso accettare solo chiamate che mi arrivano dalla centrale. Se vuole un taxi deve telefonare.
«Non hai clienti adesso, che problema c’è? Guarda che pago.»
Non fare casini, stai calmo. Niente guai. Non adesso che manca poco.
«Sali.»
Metto in moto e faccio retromarcia, le ruote tendono a slittare sulla neve. Il mio nuovo cliente ha la testa appoggiata sul finestrino e tiene gli occhi chiusi. Evito di fargli domande e lo lascio riposare.
Tengo entrambe le mani sullo sterzo ed entro lentamente nello stato di semiveglia che accompagna la maggior parte delle mie ore lavorative. Ormai conosco fin troppo bene i corsi e le vie di questa città. Vorrei che questa brutta automobile a gas si guidasse da sola. Vorrei stendermi sui sedili posteriori e dormire. Svegliarmi col sole e prendermi una vacanza. Poi tornare a casa e iniziare un nuovo lavoro. Un lavoro pulito.
Una fitta alla palpebra interrompe il mio sogno ad occhi semiaperti e mi rendo conto che sarebbe ora di prenotare
una visita dall’oculista. Forse sto perdendo la vista, mi scriveranno “guida con lenti” sulla patente.
Dopo mezz’ora attraversiamo un quartiere periferico a nord della città. Chiedo all’uomo col cappuccio dove vuole andare, alzando un po’ la voce per svegliarlo.
«Tu vai» mi sento rispondere.
«Ascolta, io sto lavorando. Adesso mi dai un indirizzo e io ti ci porto. Fai un piccolo sforzo e dimmi dove vuoi andare, non posso perdere altro tempo con te.»
Il tizio non si scompone. Un’espressione falsa e amichevole appare tra le rughe della sua faccia consumata.
«Come ti chiami, tassista?» Comincio a innervosirmi.
«Ray.»
L’incappucciato si mette a ridere. O la smette subito o gli stacco quei denti metallici con le mie mani.
«Che cazzo di nome è Ray?»
Provo a mantenere la calma per altri cinque minuti, dopo non garantisco niente.
«E’ il diminutivo di Raymond. Mia madre era scozzese e le piaceva quel nome. Qualche problema, amico?»
Amico un corno. La bestia tira fuori una lama e me la punta alla gola.
Letizia, sottomessa e schiavizzata
Alle sette in punto Chiara si svegliò. Avvertì un piacevole solletico alle piante dei piedi, una carezza gentile su ogni dito ed un bacio appena accennato sul tallone. Mosse i piedi ed il dorso della sue estremità destra colpì la guancia di Letizia, che in ginocchio in fondo al letto e con la bocca appoggiata ai piedi di Chiara sospirava paziente.
-“Aaahhh!”- sbadigliò la padroncina, distendendo le braccia e le gambe e girandosi con la schiena in giù sul morbido materasso. “Buon giorno, mia povera schiavetta”-
Letizia scostò un poco la testa, si voltò verso il viso di Chiara e poi tornò a chinarsi con la fronte fin quasi a sfiorare il pavimento. Vedere quella persona adorante al suo servizio compiacque moltissimo la signorina, che scese una gamba oltre il bordo del letto andando a premere un piede sulla nuca di Letizia. La serva rimase immobile e Chiara aumentò la pressione della sua gamba schiacciandole la testa sulle mattonelle.
La padroncina rise.
-“Eh eh…sei puntuale.”- disse –“Brava”-
-“Grazie, padroncina”-
-“Tu hai dormito bene?”-
-“Certo”- rispose Letizia –“Grazie, signorina”-
In realtà Letizia aveva dormito sotto al letto di Chiara, adagiata su di una sottile coperta di lana ed un minuscolo cuscino ruvido. Chiara aveva disposto da qualche tempo che la serva dormisse così, alla sua portata, poiché essa doveva essere sempre presente e a disposizione per quando ne avesse avuto bisogno. Ogni tanto, nel cuore della notte, Chiara si svegliava con la voglia di farsi leccare i piedi o di urinare; allora allungava una mano sotto al materasso, afferrava la serva per i capelli e la costringeva a venire fuori dal letto, talvolta incitandola con schiaffi e strattoni. La poverina si svegliava di soprassalto e nel dormiveglia, ancora mezza tramortita, era costretta ad obbedire alla bella aguzzina e a bere la sua calda urina. Poi Chiara la congedava e ritornava a dormire. Spesso la serva era esiliata sotto al letto con l’ausilio di calci e schiaffi.
Quella sera la padroncina aveva bevuto molto ed aveva avuto bisogno di scaricarsi per ben due volte. Letizia aveva bevuto tutto con solerzia.
Andava avanti così da un mese o poco più, da quando la padrona aveva deciso che una schiava part-time durante le due ore di scuola non era più sufficiente. Gliene serviva una a tempo pieno e dato che Letizia veniva da una famiglia allo sbando, nella quale nessuno si sarebbe accorto della sua mancanza, la scelta ricadde su di lei.
Chiara permetteva generosamente alla schiava di ritornare a casa tre o quattro volte la settimana al fine di cambiarsi d’abito e prendere la roba che le occorreva. Letizia aveva sistemato la faccenda con i genitori dicendo che per l’anno scolastico corrente si era trovata una camera in affitto a poco prezzo e che vi sarebbe rimasta a lungo, almeno fino alla pagella di giugno.
Il problema maggiore per la convivenza di Letizia e Chiara nella casa di quest’ultima era però rappresentato dalla madre della giovane padroncina.
La signora Elisabetta era una donna di classe e bellezza inconsuete. Aveva poco più di quarant’anni ed una linea da modella, capelli bruni e lisci, labbra carnose e occhi neri e profondi. Era una donna abituata a comandare, grande manager di un’altolocata società d’azioni e personalità molto forte. Chiara l’aveva vista comandare ed umiliare molti dipendenti sul posto di lavoro, sia uomini che donne. La cosa interessante era che la madre andava particolarmente fiera di queste dimostrazioni di superiorità davanti alla figlia. Era come se volesse insegnarle a dominare gli altri Chiara aveva appreso fin troppo bene quelle prime lezioni ed aveva fatto pratica sulle sue compagne di scuola. I ragazzi non le davano altrettanta soddisfazione, purtroppo, erano troppo rozzi.
Un paio d’anni prima la signora Elisabetta aveva assunto una segretaria appena laureata e quest’ultima aveva cominciato a lavorare a casa di lei. Chiara ricordava quel periodo in modo speciale, gran parte dei rudimenti della sua vita da padrona li aveva appresi allora.
In principio la segretaria svolgeva compiti di routine, sistemava scartoffie, riordinava moduli, sbrigava pratiche. Poi il legame fra lei e la sua bella datrice di lavoro si fece più stretto, velocemente e morbosamente più stretto. Chiara prese a spiare l’ufficio della madre dove lei e la giovane praticante lavoravano una volta vide…
Elisabetta lavorava alla scrivania, seduta su di un’ingombrante ma comoda poltrona in pelle e con le gambe abbandonate sul bracciolo di destra. La segretaria se ne stava di fronte a lei, in ginocchio, ingobbita e sottomessa, praticando un rilassante massaggio ai piedi della manager. La donna sorrideva ed osservava con aria annoiata e un po’ snob la serva. Ogni tanto sfilava un piede dalla stretta carezzevole delle sue mani e glielo strofinava in faccia, sulle labbra, forzando la sua bocca con le dita e giocherellando con il suo mento, il naso ed i capelli. Di solito era Elisabetta a parlare, quando dalla stanza si udivano delle voci. La servetta parlava poco e se lo faceva era con una voce flebile e timida. Probabilmente la padrona le aveva dato l’ordine di parlare solo in determinate occasioni. Non è che le due donne trascorressero tutto il giorno in una stanza a non far nulla, naturalmente. A volte Chiara andava a spiarle e le trovava entrambe immerse nel lavoro. Di solito le ore migliori per osservare le strane pratiche a cui Elisabetta sottoponeva la serva erano quelle precedenti alla cena, quando cominciava a far buio ed ormai il grosso del lavoro della giornata era stato sbrigato. Una volta Chiara vide la segretaria che lucidava le deliziose scarpe nere con il tacco alto di sua madre. La donna aveva messo prima l’uno poi l’altro piede su di uno sgabellino alto trenta centimetri e la ragazza era inginocchiata davanti a lei, indaffarata con spazzola e lucido da scarpe per toglierle l’ultima traccia di polvere dal tacco. La madre di Chiara la guardava dall’alto in basso, dominandola in altezza come una montagna domina un verme che striscia a valle.
Con un’ ultima dimostrazione di superiorità Elisabetta aveva abbassato il piede sul pavimento e, facendo finta di nulla, era andata a posare la suola della scarpa sulla mano della servetta. Questa non aveva replicato nulla, si era limitata ad emettere gemiti soffocati ed ad attendere che la dominatrice sollevasse il suo bellissimo piede.
In un’altra occasione Chiara vide la segretaria che dava lo smalto alle unghie di Elisabetta e rimase ben sorpresa nell’osservare quanta cura la giovane ponesse nel mettere quella rossa tintura brillante sulla punta delle dita della madre.
Un’altra volta ancora la donna era seduta sul piano della scrivania, le sue lunghe gambe accavallate penzolavano in aria sospese ad un palmo da terra. Indossava scarpe col tacco e bellissime calze nere. Le segretaria doveva aver commesso qualcosa di molto grave perché era inginocchiata davanti a lei, col capo chino e le mani dietro la schiena. La donna la guardava, dominandola con uno sguardo freddo come il ghiaccio ed i suoi occhi erano colmi di collera e disprezzo. Poco prima Chiara aveva udito due voci levarsi dalla stanza ed aveva riconosciuto anche quella della ragazza; ciò era molto strano perché la segretaria era solita parlare sempre a bassa voce.
Come se niente fosse la madre di Chiara avvicinò un piede alla faccia della serva. La punta della preziosa decolté dal tacco a punta le indicava la radice del naso come un dito inquisitore.
La giovane sollevò impercettibilmente lo sguardo, esitò alcuni istanti e la donna mormorò una parola breve. Infine la segretaria le prese piede e scarpa fra le mani e baciò. Iniziò dalla suola, polverosa e sudicia che fosse, andò al tacco, la sua lingua mulinò sulla pelle nera e brillante, poi passò al piede, sfilò la calzatura e leccò le dita e la pianta del piede. Elisabetta trovò piacere nella dimostrazione di sottomissione della sua serva, le affondò nella bocca prima un piede, poi l’altro, infine tutti e due assieme, lasciò che un altro essere umano si mortificasse al livello di un verme in ginocchio al suo cospetto.
Per tutto il tempo lo sguardo di Elisabetta rimase tuttavia freddo ed ostile. Dai movimenti frenetici delle sue mani e del suo collo si vedeva chiaramente che lo spettacolo offertole dalla ragazza che si stava umiliando prostrata sotto la scrivania le era molto gradito. Quando i suoi piedi furono evidentemente sazi di attenzioni Elisabetta passò all’umiliazione successiva. Si fece togliere le calze dalla giovane ed essa obbedì silenziosamente ed efficientemente, raccolse l’indumento dalle mani della succube, ne fece una palla e la infilò nella bocca della segretaria, naturalmente dopo avergliele strofinate sotto al naso per alcuni istanti. Infine Elisabetta scese dalla scrivania, posando i piedi sulle mani della serva e si infilò nuovamente le scarpe. Prese la ragazza per i lunghi capelli mori e la strattonò violentemente perché essa la guardasse negli occhi. La segretaria aveva ancora le calze della datrice di lavoro in bocca.
In quel momento Chiara udì un rumore per le scale, s’accorse che era tornato suo padre e s’allontanò dalla porta. La segretaria uscì dalla stanza pochi minuti dopo, era scarmigliata e rossa in viso. Apparentemente se ne stava tornando a casa come tutti i giorni, ma Chiara la spiò sulla porta d’ingresso mentre si infilava il cappotto.
-“Arrivederci”- disse alla dipendente della madre.
La giovane non osò replicare al suo saluto, non dischiuse neppure le labbra.
Aveva ancora le preziose calze di Elisabetta custodite della sua tiepida e sicura bocca.
Continuò a tornare per qualche tempo, un paio di settimane o tre, infine Elisabetta la licenziò in tronco per chissà quale altra disobbedienza.
Dopo quella esperienza Chiara capì non solo di essere la figlia di una affascinante amazzone, ma di possedere essa stessa il carattere di una dominatrice. Perciò, quando Letizia divenne schiava a tutti gli effetti di Chiara, la giovane padroncina si premurò ben presto di portarla a casa propria. Voleva farla conoscere a sua madre, mostrarle che anche lei era benissimo in grado di dominare qualcun altro. Voleva condividere il gusto della supremazia su di un essere umano con uno spirito affine. Era sicura che Elisabetta avrebbe approvato il talento della figlia, che l’avrebbe incitata e soprattutto che avrebbe usufruito ella stessa della faccia e della lingua di Letizia. Ma le cose non andarono esattamente così.
Fu durante un giorno autunnale uggioso e grigio che la padroncina Chiara condusse Letizia per la prima volta a casa propria. C’era anche Elisabetta. La donna si stava preparando ad uscire perché doveva presenziare ad un importante riunione di lavoro. Era in bagno a rifarsi il trucco quando le due ragazzine entrarono in casa.
Chiara portò Letizia in salotto e si sdraiò comodamente sul divano, stendendo le gambe snelle ed allenate sui morbidi cuscini di seta. Aveva ancora le scarpe. Indicò con l’indice un punto sul tappeto.
-“A terra”- disse rivolta alla schiava.
Letizia s’inginocchiò.
-“Toglimi le scarpe”-
-“Si, Chiara”- lo fece.
-“Ora rinfrescami un po’ i piedini. Sono stanchi e sudati”- disse, strofinando le piante sulla faccia della schiava. Era vero, i calzini di spugna bianca erano madidi di sudore. Letizia fece per toglierli ma Chiara la calciò lontana con i talloni, colpendola al mento e strappandole un gridolino roco di dolore e stupore.
-“Ti ho detto di togliere i calzini?”-
-“No, Chiara. Mi dispiace”-
-“Lecca, che aspetti?”- ordinò Chiara con voce alterata. Era magnifica e terribile al contempo nella sua comoda posizione di dominatrice. Altezzosa ed irraggiungibile come una piccola dea ma sensuale e maliziosa come una principessina viziata.
La povera Letizia leccò come meglio poteva le calze della padrona mentre quella si godeva lo spettacolo beatamente adagiata sul divano. Chiara ridacchiava ogni volta che la lingua della serva le solleticava gli spazi fra le dita; la colpa era del tessuto ruvido dei calzini che quando si strofinava sulle piante le dava un poco di prurito. Allora la giovane muoveva i piedini, li sfilava e li riavvicinava alle labbra di Letizia, le graffiava la faccia con le unghie degli alluci, le premeva le punte negli occhi e sul naso.
Dopo qualche minuto si fece levare i calzini.
-“Poggiali pure sulle scarpe”-
Letizia obbedì.
-“Ora ricomincia da capo. Mi raccomando, bene fra le dita. Succhia fino all’ultima goccia di sudore. Voglio che tu me li lecchi così bene da non avere più bisogno di lavarli, d’accordo?”- In quel momento s’udì un rumore proveniente dal bagno. Elisabetta aveva quasi terminato di prepararsi e stava uscendo.
-“La prego…sua madre sta per arrivare qui e se ci vedesse…”- balbettò Letizia –“Potrebbe…”- -“Mia madre è affar mio, lecchina. I miei piedi e la loro igiene il tuo. Bada ai fatti tuoi e non seccarmi”-
-“Ma..”-
Chiara sollevò un piede e lo puntò contro il viso implorante di Letizia.
-“Lecca, troia!”-
-“Si, subito”- rispose mestamente Letizia.
La ragazzina aveva sempre avuto un rispetto al limite dell’adorazione per la madre di Chiara. Elisabetta era la madre premurosa e buona che non aveva mai conosciuta, provenendo da una famiglia di disadattati. Teneva molto all’opinione della donna e le poche volte che l’aveva vista a scuola s’era sempre prodigata in inchini e complimenti, cose a cui Elisabetta aveva replicato con sorrisi cordiali ed affettuose carezze sul capo.
Ma in quella occasione non poté fare altro che obbedire alla padroncina. Si chinò un po’ di più e tirò fuori la lingua come aveva fatto altre centinaia di volte prima d’allora. Leccò ogni millimetro della vellutata pelle dei piedi di Chiara, che dal canto suo la lasciava fare con assoluta noncuranza.
Elisabetta terminò di truccarsi ed uscì dal bagno in quel momento. Si andò a mettere le scarpe e poi si avviò verso la porta. Per farlo dovette passare dal salotto. Giunse sulla soglia e ciò che vide la stupì non poco. Sua figlia era adagiata sul divano e teneva le gambe stese sui cuscini ad un angolo del morbido sedile. Inginocchiata davanti a lei una ragazzina della stessa età le stava leccando con ardore i piedi. Chiara la guardava tranquillamente, ogni poco muoveva i piedini, forse per farsi leccare più a fondo le estremità o forse solo per infastidirla maggiormente.
Fatto sta che Elisabetta sulle prime rimase un po’ sbalordita. Ma la sorpresa fu di breve durata.
-“Che succede, Chiara?”- chiese.
La figlia s’accorse della madre e la salutò; Letizia divenne di colpo rossa in viso e s’irrigidì come un bastone di legno. Chiara la colpì in faccia con un calcetto.
-“Continua, tu”- ordinò con un tono che non ammetteva repliche. Letizia riprese, si sentiva avvampare di vergogna e disprezzo verso se stessa. Qualche lacrima premette per uscire dai suoi occhi.
-“Ciao, mamma”-
-“Chi è lei?”- chiese la donna.
-“Tutto a posto. E’ quella mia compagna di classe che conosci anche tu”-
-“Ah!”-
-“Letizia”-
-“Bene, ma cosa sta facendo? E’ un nuovo gioco?”-
Chiara spinse indietro la testa e rise. Anche la donna sorrise. Ogni traccia di sorpresa se ne era andata dal suo splendido volto.
-“No…no, Letizia è la mia schiava, hai presente?”-
-“La tua schiava, eh?”- chiese divertita la donna. Si avvicinò al divano. Letizia affondò ancor più la testa fra i piedi della giovane Chiara, sperando che ciò fosse sufficiente a nascondere il proprio volto dallo sguardo della signora Elisabetta.
-“Ah!”- rise Chiara –“Guarda come si nasconde il topo pur di non farsi vedere da te! Si vergogna, sai?”-
-“Poverina”- disse la madre. Era in piedi ad un metro di distanza dalla schiava. -“Gli sto insegnando ad essere fedele”-
-“A si?”-
-“Si, apprende con lentezza. E’ stupida”-
-“Chiara…!”- esclamò la donna con tono di bonario rimprovero.
-“No, sul serio. Avrebbe bisogno, secondo me, di un’altra padrona. Sai, per cambiare un po’ mano…o piede”- rise –“A volte è utile”-
-“E allora?”-
-“Potresti insegnarle qualcosa tu”-
-“Io?”-
“Perché no?”-
-“Chiara, ha la tua stessa età. Ha diciotto anni! Potrebbe essere mia figlia!”-
-“Ah ah…ma non lo è! E’ solo la nostra schiava. La tua e la mia! E poi di anni ne ha diciannove”- Tirò indietro i piedi, allontanandoli dalla schiava. Letizia, come vedendo nei magnifici piedini di Chiara l’ultima barriera fra se e lo sguardo di Elisabetta, si spinse in avanti per quanto le fosse possibile, cercandoli, bramandoli. Ma Chiara glielo proibì. La serva non aveva più difese, era allo scoperto.
Pianse, si sgomentò silenziosamente. Alcune lacrime solcarono le sue guance.
-“Serva, saluta padron Elisabetta come si conviene ad una schiava come te”- disse Chiara, che ora sedeva sul divano con le gambe raccolte contro i guanciali di seta.
Letizia si inchinò davanti alla donna sfiorando il tappeto con la fronte, strisciò fino alla punta delle sue scarpe pulite e gliele baciò. Due baci per ogni scarpa. Poi sollevò il tiro e le sue labbra andarono a posarsi sul dorso del piede di Elisabetta.
La donna la lasciò fare per un poco, poi indietreggiò.
-“Basta, basta…brava sch…piccola”- disse
-“Ma mamma! Non ti piace, forse?”-
-“Eh, Chiara! E’ una ragazzina!”-
-“Ma quello che vuoi che sia! Non lo va mica a raccontare in giro! E poi è molto fedele, una vera schiava, fa tutto ciò che le dico di fare…”-
Elisabetta rimase in silenzio. Letizia era ancora genuflessa sul pavimento di fronte a lei.
-“E poi può tornare utile per tante faccende. Per esempio, le tue scarpe, vedi? Devi andare via di fretta e non sono perfettamente lucide come dovrebbero essere…”- disse Chiara.
-“Letizia!”- esclamò la giovane padrona.
-“Si, padroncina”- rispose la sottomessa ed il tono abbattuto con cui lo disse fece scappare un sorriso divertito alla madre.
-“Le scarpe di mamma”-
-“Si, padroncina”-
Letizia si avvicinò ancora una volta ai piedi della donna e prese a leccarle le scarpe. Partì dalla punta, andò fino in fondo al piede poi tornò indietro. Ingoiò la polvere e ripartì.
Elisabetta questa volta non si scostò di un millimetro. Lasciò lavorare la piccola caricatura di essere umano che le stava davanti come Chiara le aveva brillantemente suggerito. Durante tutto il tempo i suoi occhi rimasero fissi sulla testa di Letizia, osservò la cura che la ragazzina metteva nella pulizia delle sue pregiate decolté nere e non riuscì a trattenere un risolino. La lingua ed il servilismo di Letizia l’avevano contagiata ed ora non aveva alcuna remora ad impiegarla come uno strumento di piacere.
Chiara guardava un po’ la madre ed un po’ la compagna di classe. Rideva e faceva commenti sul modo di inchinarsi di Letizia al cospetto della signora Elisabetta, sulla scia di saliva che la lingua tracciava a più riprese sulla pelle nera.
-“Mamma, non staresti più comoda seduta?”-
-“Si, hai ragione”- rispose Elisabetta.
Si sedette sul divano ed accavallò le gambe. Letizia si vide spostare i piedi da sotto il naso e rimase un attimo incerta sul da farsi.
-“Continua pure, cara”- disse languidamente Elisabetta.
Letizia continuò. Andò a togliere lo sporco fin sotto le suole delle sue scarpe.
-“Quand’è che dovresti andar via per quella riunione?”- chiese Chiara.
Elisabetta si era completamente rilassata sui morbidi cuscini del divano, aveva disteso le membra ed aveva abbandonato le gambe alle cure della serva.
-“Cosa?”-
-“La riunione, mamma. Avevi un impegno, oggi!”-
-“A si?”- fece la donna, sorridendo diabolicamente. –“Beh, la riunione era per oggi ma i colleghi mi aspetteranno. E poi non posso certamente presentarmi a lavoro con le scarpe sporche, ti pare?”-
Chiara sorrise.
Elisabetta lasciò che Letizia terminasse la sua opera e dopo dieci minuti buoni di leccaggio le scarpe erano lucide come specchi.
-“Posso andare, ora”- disse, togliendo da sotto la bocca della ragazzina i propri piedi.
Letizia si sporse in avanti per continuare ma la donna la fermò con un elegante gesto del piede. I suoi tacchi erano terribili, un solo colpo ben piazzato avrebbe potuto strappare un occhio alla serva. -“Ho detto basta, ragazzina. Sei sorda?”-
-“Scema! Chiedi scusa!”- sibilò Chiara.
-“Scusi, signora Elisabetta…padrona…”-
Elisabetta rise, si alzò dal divano e passando di fronte ad una Letizia prona e col capo chino si diresse verso la porta.
-“Tornerò sul tardi, Chiara”-
-“Certo, mamma”-
-“Tu studia”-
-“Si, mamma. Non ti preoccupare. Vuoi che faccia preparare un bagno caldo dalla schiava per il tuo ritorno? Basta che tu mi dia un colpo di telefono con qualche minuto d’anticipo…”-
-“Mmm…no, guarda. Anzi, mandala a casa sua, tra un po’. Dovrà sbrigare dei compiti per la scuola pure lei, immagino”-
-“Ma no! Lei è la mia schiava, lo studio è secondario per lei. Anche se boccia non ha importanza in fondo. La sua prima preoccupazione deve essere quella di obbedirmi e di accudire la mia persona…cioè le nostre persone”-
E così dicendo pose un piede sopra la testa di Letizia e le schiacciò la faccia sul tappeto. Letizia non protestò. Lasciò che la padroncina facesse ciò che più desiderava.
-“Chiara…beh, dopo ne parliamo. Intanto mandala a casa”-
-“Va bene, mamma”-
-“Ciao”-
-“Ciao”-
Si salutarono, Chiara ed Letizia rimasero sole in casa per qualche ora. Chiara cavalcò la sua serva neanche fosse un pony. Le si sedette sul dorso oppure sul collo. La usò anche come sgabello e le salì sulla schiena con il bel sedere tondo e con i piedi. Si fece leccare ancora un po’ le estremità e pretese che Letizia curasse anche le natiche, questa volta. Poi si diresse a riflettere nel suo studio, usando Letizia come poggiapiedi. La schiava reagiva bene all’addestramento e presto sarebbe divenuta una schiava a tutti gli effetti. Chiara avrebbe voluto anche insegnarle a bere la propria urina e poi, magari fra qualche mese, l’avrebbe convinta a fare cose ancora più degradanti. Le stuzzicava molto l’idea di farsi leccare il culetto dopo aver defecato oppure quella di sputarle in bocca.
Si, avrebbe cominciato di lì a qualche giorno, si ripromise.
Udì il rumore di un’automobile nel piazzale della grande casa. Era sua madre.
-“Accidenti!”- pensò –“La mamma aveva detto di mandare via ‘sta stronza prima del suo ritorno”-
Balzò in piedi, saltando letteralmente con tutto il suo peso sulla schiena di Letizia che fino ad allora, a quattro zampe, le aveva sorretto le gambe.
-“Scema, alzati! E’ ora di andarsene!”-
-“Si, padroncina”- rispose la schiava, tutta dolorante.
-“Se la mamma ti trova mi sgrida. Calati dalla finestra, vattene dal giardino”-
-“Ma…padrona, siamo molto in alto qui!-
-“Stupida!”- disse Chiara. Si lanciò verso la schiava e le afferrò i capelli gettandola in ginocchio –“Disobbedisci, cagna? Disobbedisci a me?”-
Le sputò in faccia.
-“Se mamma si arrabbia è peggio per te!”-
-“Va bene, padrona. Obbedisco. …obbedisco”-
Letizia si calò lungo il cornicione e la siepe d’edera che correva lungo le mura di casa cercando di non far rumore. Saltò giù da un’altezza non più così elevata come era la finestra della camera di Chiara, ma cadde ugualmente sulla ghiaia e si sbucciò una gamba ed un fianco. Chiara la vide rimettersi in piedi a stento dopo aver compiuto un volo di poco meno di due metri.
-“Corri”- le disse dalla finestra di camera.
-“Si, padroncina”-
Letizia fuggì via zoppicante.
Chiara, quella sera stessa, dichiarò alla madre la sua ferma intenzione di adottare la serva, ma la risposta di Elisabetta non fu favorevole alla giovane aguzzina.
-“Chiara”-
-“Si, mamma”-
-“E’ andata via la tua amica?”-
-“La mia amica?”- chiese Chiara facendo finta di non capire –“Ah, la schiava. Si, si. L’ho mandata a casa sua dopo una mezz’ora che tu te ne eri andata”-
-“Bene, perché non voglio più vedermela in casa!”-
-“Come? E perché?”-
-“Chiara! E’ una tua compagna di classe!”-
-“E allora che c’è di male?”-
-“E io ho due volte i suoi anni”-
-“E con questo?”-
-“Non lo capisci da sola?”-
-“No, non lo capisco. Oggi te le sei fatte leccare le scarpe, no? Non mi dirai che non ti è piaciuto? Ti sei divertita quanto me!”-
-“Oggi è stato solo un momento! Si, mi sono divertita. La tua amica è brava e paziente, ma a parte che non è giusto sottomettere ed umiliare una persona come hai, anzi abbiamo, fatto noi oggi, che cosa penserebbe la gente se venisse a sapere che in casa teniamo una ragazzina appena maggiorenne per farci lucidare le scarpe con la lingua? Io sono una donna d’affari. Non posso compromettere la mia immagine con la clientela! Ed anche tu…il prossimo anno andrai all’Università. Non sarebbe ora di accantonare queste tue manie da mistress “frusta e tacchi a spillo”?”-
Chiara era scocciata. Niente schiava in casa. Maledizione. E la mamma non sembrava essere disposta a tornare sulle sue decisioni. La sua carriera di donna manager…c’era troppo in ballo. Messa alle strette la giovane decise di giocare la sua ultima carta.
-“Ma, mamma, allora la segretaria?”-
Elisabetta corrugò le sopracciglia appena un poco.
-“La segretaria?”-
-“Si, quella ragazza che ha lavorato qua fino a qualche anno fa”-
Elisabetta comprese che i piccoli momenti di relax che si era concessi con la ragazza erano stati scoperti.
-“Ci hai spiate, eh?”-
-“Ebbene si, lo ammetto. Per via dei rumori che ogni tanto venivano dal tuo studio e che non erano proprio consueti. Ho visto con quanto piacere ti facevi massaggiare i piedi. E come ti divertivi a umiliare quella ragazza tormentandole la faccia con i tacchi a spillo. E poi ti facevi dare lo smalto alle unghie e ti facevi lucidare le scarpe”-
-“Non con la lingua, però”-
-“Ma con quella ti facevi leccare i piedi. E una volta le hai messe le tue calze in bocca e l’hai fatta andare via così”-
Elisabetta rise.
-“Hai visto anche quello? Si, le mie calze in bocca. Ma mica una volta gliele ho fatte succhiare!”- -“Sei terribile. Più di me. E ora dici che io non posso tenere una schiava in casa?”-
-“Te l’ho detto. Come professionista non mi posso compromettere E poi con quella ragazza era diverso, c’era un accordo fra noi. Se lei avesse raccontato in giro qualcosa l’avrei rovinata mentre se mi avesse obbedito con fedeltà le avrei affidato un buon posto in ufficio. Quella volta che mi hai vista mentre le mettevo le calze sudate in bocca ero arrabbiata con lei perché non si era dimostrata all’altezza della mia fiducia. Sbagliò a compilare una pratica. Così la cacciai dopo essermi divertita ad umiliarla un’ultima volta. Non ha mai denunziato la cosa perché altrimenti oggi sarebbe ancora disoccupata. So che ha trovato un impiego in un altro studio legale. Ora fa i pompini ad un noto avvocato in centro. Con te e la tua amica è diverso. Ti potrai divertire con quella ragazzina a scuola, ma qui non ce la voglio. Va bene?”-
-“Come vuoi tu, mamma”-
-“E anche a scuola, stai attenta! Non è affatto normale che una studentessa del liceo obblighi una sua compagna a leccarle le scarpe. Potrebbe essere giudicato qualcosa che va ben oltre il semplice gioco. Perciò, in tutta sincerità, ti dico che preferirei che tu la piantassi con questa storia. Tuttavia ti conosco, sei testarda. Quindi se sei proprio decisa a continuare per questa strada devi promettermi di farlo perlomeno con un po’ di prudenza e buon senso. Comprendi ciò che intendo dire?”-
-“Certo”-
-“Allora?”-
-“Letizia sarà la mia schiava solo a scuola. E questo resterà un nostro segreto. Nessun’altro sarà coinvolto nei nostri giochi, nemmeno tu se non lo vorrai”-
-“Così va meglio”- disse Elisabetta.
Si lasciarono con questa promessa ma Chiara era ben intenzionata a non obbedire alla madre. -“Lasciare la schiava dopo la scuola? Sciocchezze! Letizia è la mia serva!”- pensava –“Ventiquattrore su ventiquattro e sette giorni su sette. Anche quando dorme, anzi, quando io le consento di dormire! Farò a modo mio”-
Iniziò a portare Letizia in camera sua nel primo pomeriggio, facendola passare dal giardino in modo che nessuno potesse vederla entrare; la teneva sotto il letto durante la notte, obbligandola a non far rumore, se ne serviva come cesso, sveglia e scendiletto, come lustrascarpe e sguattera. Letizia poteva andare in bagno solo quando la madre di Chiara non la poteva vedere o nelle ore di lavoro. Talvolta rimaneva nascosta nella camera della padroncina per pomeriggi interi e mangiava solo ciò che Chiara le portava. Erano gli avanzi della cena che venivano consumati freddi e mescolati tutti assieme. Inutile dire che sotto ai bellissimi piedi della padrona la vita di Letizia divenne ben presto un vero inferno.
Come già detto era un mese o più che le cose andavano avanti così. Quella mattina Chiara volle fare un nuovo esperimento. Controllò l’ora alla sveglia, erano le sette in punto. Ciò voleva dire che sua madre non sarebbe venuta a svegliarla prima della prossima mezz’ora. Mezz’ora di tempo da trascorrere con la serva. Letizia, in un mese di convivenza forzata trascorsa sotto al materasso della padrona, aveva compiuto grandi progressi: riusciva a bere perfettamente l’orina della dominatrice, sia calda che fredda. La sua lingua si era abituata a leccare per ore intere le superfici più luride e ruvide, come le suole delle scarpe. Aveva appreso come sopportare il dolore inferto dai tacchi di Chiara quando questa si divertiva a ballarle sulla schiena o sulle spalle.
La padroncina aveva meditato durante la notte su di un’ennesima tortura a cui sottoporre la schiava. Era seduta sul letto con le gambe stese sul materasso ed i piedi sospesi nel vuoto ad un palmo di distanza dal freddo pavimento. Letizia se ne stava in ginocchio con la fronte a pochi centimetri dai talloni della sua padrona, guardava per terra con aria triste e sconsolata. Odiava il momento del risveglio perché di lì a poco si sarebbe dovuta calare dalla finestra della camera della padrona per scendere in giardino, volatilizzandosi dalla tenuta dei genitori di Chiara. La sua aguzzina le avrebbe lanciato lo zainetto da scuola e poi lei sarebbe andata a piedi fino all’istituto. Chiara vi si sarebbe recata in auto. A volte la padrona le toglieva per dispetto un quaderno o un libro dallo zaino prima di lanciarglielo e poi, a scuola, se la rideva dei rimproveri subiti da Letizia da parte dei professori. -“Ora vado al bagno e quando torno tu mi pulirai”- disse la sadica sovrana.
Letizia era perplessa. Di solito Chiara faceva pipì nella sua bocca e poi si faceva pulire dalla sua lingua.
-“Non vuol farla nella mia bocca, padroncina?”- si offrì gentilmente lei.
-“Eh eh!”- rise Chiara –“Non ancora, stupidella, per far questo ti occorre ancora un po’ di allenamento”-
-“Come?”-
-“Non hai capito, scema che non sei altro? Mica vado ad orinare!”-
-“Ah, capisco, signorina”-
-“Oggi comincerà il tirocinio per imparare a mangiare la mia bella cacchina. Non sei emozionata?”- sollevò un piede e glielo pose sulla nuca.
Letizia non rispose. Al solo pensiero di dover mangiare merda si sentì prossima al pianto. E sarebbe stato inutile supplicare Chiara di ritornare sui suoi propositi. Sapeva che la sua crudele principessa non avrebbe desistito dal suo intento.
Chiara si alzò.
-“Mettimi le pantofoline, serva”-
Letizia eseguì con tanto di doveroso bacio sulla punta dei piedi della padrona. Le pantofole erano bianche con appena un accenno di tacco e lasciano scoperte le dita.
-“Brava la mia stupidella, sei fedele alla tua padroncina, vero?”-
Andò in bagno. Era senza mutandine ed indossava solo la lunga camicia da notte di seta. Tornò in camera dopo qualche minuto, con un bel sorriso raggiante ed uno sguardo maligno. Si andò ad accostare al letto, sollevò la camicia da notte e si piegò in avanti, gambe dritte e mani appoggiate sul materasso. Gli orli della vestaglia ricadevano sui fianchi snelli ed il culetto era allo scoperto.
-“Che c’è? Non ti muovi? Guarda che fra un po’ la mamma mi viene a chiamare ed io devo essere già pronta!”-
Letizia le si avvicinò da dietro, lentamente. Giunta con il viso a dieci centimetri dal solco fra le natiche della padroncina le sue narici furono investite dall’acre odore della cacca di Chiara. Allora s’irrigidì e non avanzò oltre. Rimase per qualche secondo con la faccia contro il bel sedere della sua signora ed annusare, combattuta fra il naturale ribrezzo che la costringeva indietro e la sua vocazione di schiava che la trainava in avanti. Chiara presto si spazientì.
-“Dico a te, leccapiedi. Ti dai da fare o no? Coraggio non vorrai che alla tua padroncina dopo pizzichi il popò, vero?”- e mentre lo diceva rinculò leggermente e strofinò la curva delle natiche sul viso di Letizia. Avvertì anche qualcosa di umido che le bagnava i glutei ma non si trattava della lingua della serva. Si voltò indietro e vide il volto di Letizia in lacrime.
Rise divertita e si voltò nuovamente verso il letto, porgendo il culetto alle cure della schiava.
-“Adesso non te lo dico più, cagna! Avanti, leccami il culo!”-
Letizia si fece avanti, inserì la lingua nel solco e leccò. Lente e lunghe lappate; sentì il sapore repellente ed ostile della cacca che le irritava le papille gustative.
-“Ingoia!”- ordinò Chiara.
Letizia era al limite. Ingoiò.
-“Ancora, lecca ancora. Deve essere perfettamente pulito”- sghignazzò Chiara.
Altre lappate fino in fondo all’ano, spinse la sua lingua più in profondità che poteva e deglutì ancora. Rimosse ogni stilla di feci dal bellissimo sederino della padroncina.
-“Aaaaahhh….!”- esclamò Chiara, quando finalmente la schiava ebbe terminato –“Così può bastare”-
Letizia allontanò il viso dal fondoschiena dell’altra. Le veniva ancora voglia di vomitare –“Si, padroncina”-
-“Ma la prossima volta dovrai essere più rapida”-
-“Certo”-
-“E soprattutto la tua lingua dopo un po’ s’incrosta e non pulisce più bene come dovrebbe, lo sai?”- -“Faccio del mio meglio, padroncina”- piagnucolò Letizia –“Cerco di ingoiare”-
-“Si, si, zitta stupida. La prossima volta dicevo, devi preparare una ciotola con dell’acqua fresca. Dopo ogni dieci leccate ti darai una sciacquata alla bocca, così avrai sempre la lingua pulita e nuova come una spugnetta appena strizzata”-
-“Si, mia padrona”-
Chiara si cambiò d’abito.
-“Preparati ad andare”- disse Letizia –“E ricomponiti. Non lo vedi che faccia hai? Va bene che sei solo una schifosa leccaculo slurpapiscio ma queste cose vanno lasciate fra noi, come ha detto mamma!”-
-“Si, Chiara…”- mugolò Letizia. Si sistemò capelli e viso come poté e si calò lungo la siepe. Dopo un mese di pratica le riusciva così bene che adesso poteva arrivare in giardino senza neppure cadere col sedere a terra.
Chiara fece colazione con calma. Fette biscottate con marmellata e burro, caffellatte ben zuccherato. Scese in garage e salì in auto, come ogni giorno sarebbe arrivata a scuola prima di Letizia. Il solco fra le sue natiche era stato pulito proprio bene, non pizzicava per nulla. Meglio così, l’addestramento per insegnare alla schiava a leccarle il culo sarebbe stato più breve del previsto. Poi, forse, sarebbe stata la volta del mangiare direttamente i suoi escrementi. Con il tempo Letizia avrebbe imparato a sopravvivere bevendo solo la pipì e mangiando solo la cacchina della sua padrona, pensò Chiara. Nient’altro da bere o da mangiare. Si, sarebbe stato proprio divertente, e poi in questo modo non avrebbe più avuto bisogno di portare gli avanzi del pranzo e della cena in camera, col rischio di essere scoperta.
E sua madre avrebbe voluto che si disfacesse di quella piccola nullità di nome Letizia! Che sciocchezza!
Pensare che se non l’avesse rifiutata anche Elisabetta avrebbe potuto orinare nella bocca della stupida…Sarebbe stato un vantaggio pure per Letizia, in fondo. In due avrebbero provveduto a sfamarla e dissetarla. Anzi, forse le avrebbero causato addirittura un’indigestione! Che roba, pensò Chiara, mentre a bordo dell’auto procedeva lungo la strada che l’avrebbe condotta a scuola. Un’indigestione di cacca. Senza motivo guardò in basso, fra i suoi piedi. Sperò che Letizia non ritardasse troppo. Aveva le scarpe sporche e prima dell’inizio della lezione sarebbe stato opportuna farsele lucidare dalla schiava.
La gang bang di mia moglie Chiara
Accanto a me, in auto, Chiara è palesemente nervosa. Si guarda intorno di continuo, osservando il mutevole paesaggio notturno dell’estrema periferia milanese. Poche automobili a quest’ora, di sicuro ce ne saranno in abbondanza nel luogo dove ci stiamo dirigendo. Le sue gambe tozze e carnose, irrobustite da anni di danza, risaltano forse un po’ troppo negli hot pant che indossa, e lei è decisamente a disagio con quegli otto centimetri di tacco che le ho fatto indossare.
Ma non è lei, stasera, a decidere cosa può o cosa deve fare… stasera Chiara deve compiacermi. Nel buio la sua pelle candida riluce, decisamente la sua vera attrattiva, insieme a quella boccuccia piccola dalle labbra sottili sempre atteggiata ad espressione di dubbio nella quale molte volte ho preso il mio piacere. Ogni tanto lei mi accarezza la mano posata sul cambio, in cerca di sicurezza e di conforto; a mia volta, quando la guida me lo consente, poso lo sguardo sulle sue cosce nude, non belle, certo, con quell’inizio di cellulite, ma conciata così decisamente provocanti, e gliele accarezzo a mia volta, andando in estasi per la sericità della sua pelle. “Sei inquieta tesoro?” le domando. “Beh, sì, molto…” risponde lei “anzi, ho proprio paura…” “Stai tranquilla, andrà tutto bene.” “Ma tu sei sicuro, Andrea, di quello che andiamo a fare?”
“Chiara, sono più che sicuro, io desidero fortemente ciò che stiamo per fare” “E perché..?” domanda lei.
“Perché sono pazzo di te, e voglio provare quella folle vertigine di eccitazione che solo certe situazioni possono procurare…” “Ma non so se mi piacerà…”. “Senti amore” le dico con decisione “non è necessario che ti piaccia. Se ti piacerà tanto meglio per te, ma questo lo facciamo perché hai detto di essere pronta a qualunque cosa per me… lo sei ancora?”
“Sì amore, sì, stai tranquillo, lo farò, ti farò felice, solo… lo sai cosa proprio non mi va di fare…” “Stai tranquilla, quello non lo farai.” La rassicuro. Ormai siamo arrivati alla nostra meta, un grande parcheggio buio in fondo a via Novara. Accosto l’auto e spengo il motore. La guardo, lei sostiene il mio sguardo, nervosa. La canottierina fuxia che indossa mette in evidenza le due piccole tette strabiche dai capezzolini puntuti e duri, segno di un’agitazione molto forte. Nel piazzale molte auto sono ferme, alcune solitarie, altre affiancate, e molte altre girano lentamente avanti e indietro per il parcheggio, in caccia… Io mi protendo verso di lei, la abbraccio, la bacio sul collo e sulle labbra; lei mi afferra il pene attraverso i pantaloncini e inizia a lavorarlo di mano, ma io la fermo: “Piano piccola, stop, non farmi venire ora, la serata è lunga…” Ma la notte sta per iniziare… Un’auto ci punta i fari dentro l’abitacolo, e io prontamente abbasso una bretellina della canottiera di Chiara, scoprendo un seno.
Lei d’istinto fa per girarsi di schiena, ma io la blocco e anzi faccio in modo che sia ben visibile, sfilandole al tempo stesso la canottiera. Lei si copre i seni con le mani, mentre l’auto che ci ha illuminati si affianca alla destra della nostra. “Togli le mani dai seni!” le dico. Chiara obbedisce, e posa le mani sulle gambe. Il suo sguardo resta fisso nel vuoto, in avanti, lei si trova in uno stato di tensione insostenibile…Intanto apro il finestrino di destra, mentre il nostro visitatore fa altrettanto con quello del lato guidatore. Fa capolino un uomo smilzo, di mezza età, calvo, che ci dice “Cercate compagnia?” “Ciao,” rispondo gioviale, “la mia donna, qui, cerca compagnia.” “Posso salire su con voi?” domanda il tipo. “No, viene lei da te. Tu però mi dai le chiavi della tua macchina” “Prendile” risponde lui, e le lancia attraverso il finestrino, “ora, se la signora, o signorina, vuole farmi visita… “ “Vai da lui Chiara, e fai tutto quello che vuole…” “Ma come, così, a freddo…” obietta lei “E cosa volevi, un invito a cena?” le rispondo ridendo, “coraggio, VAI DA LUI!” “E come esco… così?” mi dice, indicando i seni nudi. “E certo, tanto poi ti spoglierebbe lo stesso lui, quindi per metà sei già pronta. Forza Chiara, ora poche storie, muoviti…” “va bene… ecco, vado…tu però resta qui accanto.” ed esce dall’auto; passando dietro quella dell’uomo, va a sedersi sul sedile accanto al posto di guida. “Ehi amico,” dico io, “trattala bene, è la sua prima volta qui, e niente anal…”
“Ok, va bene” risponde l’uomo ridendo.
Appena Chiara gli si siede accanto lui subito allunga una mano a tastarle i seni – prevedibile il porcello – poi si china a leccarglieli. Chiara è immobile, come pietrificata. Poi lui prende a baciarla sul viso, in bocca, vedo che cerca di forzare con la lingua tra le sue labbra, la abbraccia e intanto inizia a reclinare il sedile su cui è seduta. Lei mi lancia un’occhiata smarrita, io le mando un bacio e le rivolgo un cenno di incoraggiamento, poi Chiara scompare, inghiottita dall’abitacolo dell’uomo. Nel buio non distinguo nulla, e neanche mi interessa. Vedo i pantaloncini di lei poggiati frettolosamente sul cruscotto dalla mano dell’uomo, poi d’un tratto entrambe le gambe di Chiara si alzano verso il tettuccio, come se qualcuno la stesse leccando in mezzo… Passano circa venti minuti, durante i quali più volte vedo la sagoma dell’uomo agitarsi e contorcersi confusamente sul corpo della mia ragazza, poi un bel momento lo vedo accasciarsi sul sedile di guida. Chiara recupera in fretta i pantaloncini, li indossa e torna nella nostra auto. Io allungo le chiavi al tipo, che faticosamente mette in moto e si allontana. La guardo. Chiara sta seduta a capo chino e piange in silenzio. Poi: “era questo che volevi…” mi dice “ volevi che fossi trattata come una puttana” e tira su col naso. “Ti ha fatto del male?” le chiedo. “No, no, solo che era… era così meccanico, freddo, stava su di me, dentro di me, mi metteva le mani dappertutto, ansimava, mi si muoveva dentro, non diceva una parola, solo un rantolo alla fine, quando ha detto…” e qui Chiara esita… “Cosa ti ha detto, amore?” “Mi ha detto di ingoiare…” risponde lei singhiozzando. Quell’uomo non le ha risparmiato nulla… La bacio, e avverto nella sua bocca quell’inequivocabile sapore dolciastro “Beh, con me lo fai sempre…” “Sì cazzo, ma non è proprio la stessa cosa sai!” esclama lei. “E tu, tu lo hai…” “No, non sono riuscita, era tanto e lui mi rimaneva dentro…” La guardo meglio: in effetti il suo collo è tutto impiastricciato, e ne ha anche nelle orecchie e nei capelli.
“Amore, sei stata grande…” “Ti prego, andiamo via ora…” mi dice. “E no tesoro, abbiamo appena iniziato. Ora lo rifarai… guarda!” Le indico l’esterno dell’auto: tre macchine si sono avvicinate, incuriosite dal trambusto. “Ora amore, il primo che si fa sotto sarà il tuo prossimo amante!” “Sei proprio deciso…” commenta lei rassegnata, poi prende dei fazzolettini e si pulisce. In quel mentre si affianca un’auto e si affaccia un ragazzone robusto. “Andate via o restate?” ci domanda. Questa volta io sono molto diretto. Indico Chiara e gli dico: “La vuoi? Tranne l’anal le puoi fare tutto!” “E se volessi proprio quello?” risponde lui. “Allora pagati un transessuale stronzo!” risponde al volo Chiara. “E che cazzo di carattere…” commenta il tipo. “Calma amore” dico a Chiara “Stava scherzando…” poi, rivolto a lui “Non ci fare caso, ora te la mando, tu però dammi le chiavi della macchina” “Eccole. Se ti va puoi guardare cosa facciamo” “Certo che guardo, contaci.” “Allora vado…?” mi chiede Chiara e fa per aprire la portiera.
“Aspetta, spogliati qui in macchina e vai da lui già nuda, tieni su solo le scarpe che ti danno un’aria terribilmente eccitante.” “Tu sei pazzo…” commenta lei denudandosi.
“Brava amore, ora esci e camminando MOLTO LENTAMENTE vai da lui, voglio che gli altri uomini che si sono fermati qui vicino ti guardino nuda, in modo che possano pregustare ciò che li aspetta!” “Cioè, vorresti che dopo io…” “Hai capito bene tesoro mio, dopo entrerai anche nelle altre due macchine parcheggiate qui. Ma prima, quando hai finito con questo, torna da me, chiaro?” “Va bene…, vado.” Ed esce. Il ragazzo se la mangia con gli occhi mentre lei gira intorno alla sua auto, ed esclama: “Oddioooooo, che fichina pelosa… vieni bella, vieni bella, vieni bella…” In realtà Chiara non è così bella come farebbero pensare gli entusiasmi del ragazzotto, solo che vederla così, su quei tacchi alti, nuda e pronta da chiavare, rende tutta la situazione morbosamente intrigante.
Le due auto vicine fanno qualche lampo con gli abbaglianti per vederla meglio, e per alcuni istanti il corpo nudo di Chiara è visibile in tutto il parcheggio come se fosse pieno giorno. Questo fa sì che lei acceleri il passo ed entri in fretta nell’auto del ragazzo, che, chiuso il finestrino, appena la ha a portata di mano le si getta sopra con foga e inizia a leccarla ovunque. Quindi io non posso sentire nulla, ma vedo molto bene quello che succede. Lui d’un tratto le si erge di fronte, estrae un cazzo enorme già eretto, glielo pianta in bocca e tenendole la testa tra le mani inizia a scoparla velocemente, spingendosi molto a fondo… Chiara è completamente passiva, con una mano posata sul fianco di lui tenta di limitare la profondità degli affondi, ma l’altra la tiene inerte in grembo. Ogni tanto lui interrompe la scopata orale per chinarsi a leccarle il collo, il viso, le tettine, poi riprende con foga aumentata. E’ eccitatissimo…. D’un tratto si ferma, prende delle salviettine e deterge il viso e il collo di Chiara della saliva che è colata su di lei, poi, con estrema dolcezza, si siede sul sedile di destra e se la pone in braccio, penetrandole la vagina a fondo. Quando il suo pene le entra nel corpo, per un attimo Chiara chiude gli occhi e serra le labbra, come se le avesse fatto male. Ora sono uno di fronte all’altra, lui le si muove lentamente dentro, e intanto le accarezza il viso, le ravvia i capelli, la coccola, sembra volerla mettere a proprio agio con dolci baci a fior di labbra…cerca di scherzare prendendole i capezzoli tra due dita e scuotendole le tettine; Chiara ora abbozza un sorriso imbarazzato, accenna delle carezze al volto di lui, che ora cerca la sua bocca per dei baci più profondi… e Chiara, a quei baci, decisamente, ci sta!Le piacciono, ed ora è lei a rispondere agli inviti del giovane con altrettanta veemenza, infilandogli la lingua in bocca, sbavando su di lui, leccandogli il collo, il tutto mentre i movimenti del suo amante continuano lenti e profondi. E’ terribilmente eccitante vedere il suo bianco culo grassoccio adagiato sulle gambe del giovanotto, le sue cosce aperte per favorire l’unione dei due sessi, sapere che Chiara, in questo momento, sta dando piacere, il più forte dei piaceri, ad un maschio sconosciuto che la sta usando a suo piacimento con il cazzo ben piantato dentro. E poi, all’improvviso, il quadro cambia: il giovane la afferra per i capelli, la stacca da sé, le allontana il viso dal suo, e le sputa sulla bocca un denso getto di saliva. Lo sento urlare: “E adesso muoviti troia, datti da fare, fammi godere!”. La afferra forte per i fianchi, muovendola su e giù quasi volesse masturbarsi dentro di lei.
La sento dire qualcosa del tipo “Va bene, va bene, ma fai fare a me, così mi fai male!” e poi prende a muoversi da sola su di lui più velocemente che può tanto che le tette le ballano davanti, mentre lui le pone le mani sulle spalle e chiude gli occhi, mormorando parole che non posso sentire. Pochi minuti, lui ha un sussulto, due, Chiara su di lui si ferma, rimane un attimo a guardarlo; il ragazzo fa un vago gesto con la mano, lei si sfila da lui ed esce dall’auto. Si avvicina molto in fretta alla nostra, e intanto si sente una voce provenire da una della altre due macchine ferme vicino: “Hai goduto amore?”
Lei non risponde ed entra in macchina. E’ tutta sudata, ansima. Io rendo le chiavi al ragazzo, che, come prima l’altro, in un attimo si dilegua.
Subito Chiara prende dei fazzolettini di carta e si pulisce tra le gambe, poi affonda il viso nelle mani e singhiozza. “Che schifo, che schifo…” dice “…mi è venuto dentro, così, senza neanche avvisarmi…” “E allora?” le rispondo, “Tanto prendi la pillola, che te ne importa? Anzi, è più eccitante sapere che ti ha goduta completamente…”.
“Ma non capisci? Quello volevo che rimanesse solo per te… E poi… c’è stato un momento che sembrava diventato dolce e premuroso, e iniziava a piacermi…” “Ho visto, eri bellissima mentre lo coccolavi, mentre cercavi di dargli piacere e dolcezza, sei stata grande Chiarina mia…” .
“Sì, e poi di colpo è diventato selvaggio e brutale, mi chiamava troia, continuamente, mi insultava, mi ha anche detto ‘visto che non sai fare i pompini lavoramelo di fica’ e ‘ti voglio sborrare dentro’ e io non volevo ma poi ho pensato che tu desideravi che io lo accontentassi in tutto e gliel’ho lasciato fare… e poi, quando è venuto, mi ha solo detto ‘ora vattene puttana’”. “E hai fatto bene amore, sono felice che tu l’abbia fatto, perché altri uomini ti avranno così e ti tratteranno allo stesso modo.” Per un attimo Chiara mi guarda con sgomento. “Tu mi ami ancora?” mi chiede. “Ti amo ancora di più tesoro, ma voglio che tu continui così. Lo farai, vero?”. “Sì certo, lo farò, ma non riesco ad eccitarmi…anzi, ti confesso che questo gioco proprio non mi piace…”. “Per adesso non importa, devi farlo anche se non ti ecciti, ma col tempo vedrai che ci prenderai gusto, te lo assicuro. Diventerai una swinger perfetta!” E senza dirmi niente, Chiara si china su di me, mi tira fuori il cazzo, se lo mette in bocca e me lo lavora con accanimento. Io, già eccitato dalle sue esibizioni, non ci metto molto a venire, e le scarico in bocca l’orgasmo. Chiara indugia un attimo, poi ingoia tutto e mi ripulisce con la lingua.
“Sai” mi dice cercando di sorridere “volevo verificare se veramente non so fare i pompini!” “Stai scherzando!? Lo succhi in modo magnifico amore! Ora però sai cosa desidero…” Lei ammicca verso l’esterno “Le altre due auto..?”. “Sì, vieni, ti accompagno io stavolta”. Usciamo insieme dalla macchina e ci avviciniamo ad una delle due vicine.
Chiara è sempre nuda, con solo le scarpe, io la prendo per mano e quando il finestrino si apre e si affaccia un uomo decisamente anziano (avrà sui settanta anni) io prendo l’iniziativa: “Se ti vuoi divertire con lei è tutta tua, solo tengo io le chiavi della tua macchina finché la mia donna sta con te. Fai quello che vuoi e quando hai finito chiamami; io sono qui vicino”. L’uomo apre la portiera della macchina e si vede che ha già il cazzo di fuori, eccitato. “Vieni tesoro, come sei bellina, sei un fiore” le dice accogliendola e baciandole una mano. La portiera si richiude e faccio appena in tempo a vedere Chiara chinarsi sul vecchio a prendergli il membro in bocca, una mano di lui sulla sua testa a comandarle il movimento, che l’occupante dell’altra macchina attira la mia attenzione. Io mi avvicino. “Ce n’è anche per me?” mi chiede un grassone sudato, modello camionista a riposo. “Non usi mezzi termini” gli rispondo. “E che cazzo” ribatte lui “Sono qui da quasi un’ora e quella… e la tua ragazza se ne è già fatti tre… vorrei partecipare!” “Va bene, quando ha finito con quello te la mando. Niente anal…” “Non lo prende in culo?” chiede lui.
“NO, NON LO PRENDE IN CULO E NON CI PROVARE! E quando lei è con te io tengo le tue chiavi della macchina.” “Non ti fidi, eh?” “Senti è la mia donna…” “Già, e la porti qui a farla sbattere da tutti”. “Ascolta, se ti va è così e niente commenti, al limite, quando te la fai, puoi insultarla, puoi sputarle addosso se ti va, le puoi anche venire dentro…” “Davvero???” “Sì, davvero, ma non ti impicciare sui motivi che ci spingono a venire qui.” “Va bene, dicevo per parlare un po’…” “Ora aspetta un secondo, dovrebbe aver finito con il vecchietto…” Aiuto Chiara ad uscire dalla macchina del vecchio, rendo le chiavi, la abbraccio e le do un bacio sulle labbra. “Anche lui in bocca, vero?” “Sì, però almeno lui è stato gentile.”
“Hai ingoiato?” “Sì, non ne ha fatto molto…” “Bene, ora vieni” e la conduco dal ciccione. “Andrea, sono stanca…” La ignoro, e mi rivolgo all’uomo: “Le chiavi amico”. “Eccole… prego bella, vieni qui!” Io la bacio di nuovo “Forza amore, stai andando benissimo”. L’uomo ha già sdraiato il sedile di destra, fa accomodare Chiara e le spalanca le gambe. Poi le infila con forza due dita in fica e la fruga a fondo, e intanto si accanisce con la lingua sui capezzoli. Il suo modo di fare è molto sbrigativo, Chiara è di ghiaccio ma si lascia fare tutto. Lui le monta sopra, le piazza l’uccello sul viso e le dice “Forza bella, prendilo in bocca e divertiti!” Chiara lo accetta, ma non ha proprio l’aria di divertirsi; cionondimeno lo succhia a lungo prima che lui decida che è il momento di scoparla. “Mettiti a pecorina…” le ordina. Chiara si rigira e si mette a quattro zampe, lui la penetra con modi spicci e le si muove dentro velocemente. “Non resisto cazzo non resisto…” dice lui ansimando “… o cazzo o cazzo… vengo, vengo, ti schizzo in fica piccola puttana… eccomi… ECCOMI!” Chiara lancia un grido quando lui le eiacula dentro. “Lo hai sentito,eh..?” le dice lui uscendo dalla sua vagina, che subito inizia a colare sperma. “Sì che l’ho sentito maiale, l’ho sentito, sei soddisfatto?” gli risponde lei astiosamente, poi si mette una mano tra le cosce, tira su un po’ di quella bianca sostanza filamentosa e gliela spiaccica in faccia: “Ecco, ora lo senti anche tu!” “Fuori dalla mia macchina, culona…” dice lui ridendo.
Io gli rendo le chiavi, lui se ne va. Il vecchietto che aveva spompinato prima però è rimasto a guardare, e ora interviene “Signorina, non faccia caso agli insulti, lei è una ragazza dolcissima e molto calda… “ Io e Chiara ci guardiamo sorpresi “…e le confesso che mi piacerebbe poter godere ancora della sua compagnia…” e così dicendo riapre la portiera e… meraviglia delle meraviglie, è di nuovo eccitato! Guardo Chiara, lei mi anticipa e dice “Sì, con lui ci vado. Aspettami qui.” Ed entra di nuovo nella macchina del vecchio. Lui le dice “Vorrei che lei mi rifacesse quel lavoro con la bocca… è stato bellissimo…”. Questa volta la portiera resta aperta, io vedo tutto. Quando sta per venire, l’uomo le preme la testa con le mani giù, sul pene e la incita: “Oh sì, signorina, continui così, oh sì dai tesoro, ti prego fammi venire così… fammi venire in bocca… fammi venire in bocca….oohhhhh….” e se ne viene per la seconda volta nella bocca di Chiara. “Grazie, mille grazie signorina… lei è meravigliosa… vada pure… grazie…”. Chiara esce dall’auto, lui mette in moto e se ne va. La riconduco nella nostra macchina. Ci chiudiamo dentro. Lei è un po’ imbarazzata. “Amore… devo dirti una cosa…” io credo di capire, ma la incoraggio. “Dimmi tesoro, lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa.” “Con quest’uomo, questo anziano… beh… mi è piaciuto…” “Amore… sono contentissimo!” esclamo. L’avevo intuito: quell’uomo, con il suo garbo, l’aveva messa a proprio agio. Ma quello che voglio io è invece farle vivere situazioni dure, sgradevoli, dove non si ecciti, dove non stia bene, ma si senta sempre sotto pressione… però la incoraggio, in modo da spingerla a fare quello che ho in mente per dopo. “Sai, era educato, pulito, tu pensa che la prima volta che mi ha fatto, prima di venire mi ha interrotta un attimo, mi ha sollevata e mi ha detto ‘signorina posso venire nella sua bocca, non la disturba?’, io gli ho dato un bacio e gli ho detto che poteva fare tutto ciò che voleva, e ho ripreso a dedicarmi a lui, al che lui si è lasciato andare e di lì a poco mi ha spruzzato nella bocca quel poco sperma che aveva e a quel punto… “ e qui Chiara esita “A quel punto?” domando io.
“A quel punto ho sentito che AVEVO VOGLIA di inghiottire!” e qui Chiara abbassa lo sguardo e tace. “Amore, è fantastico” le dico “e magari… ti sei anche eccitata..?” “No, Andrea, quello no… sono stata bene certo, ma non mi sono eccitata…” “Amore mio…” e così dicendo sono sopra di lei, la bacio profondamente nella bocca, assaporando lo sperma dell’ultimo uomo che l’ha avuta. “Prima di continuare voglio che ti masturbi davanti a me.” le dico e da uno zainetto poggiato sul sedile posteriore estraggo un vibratore che simula un cazzo molto grande. Chiara apre le gambe e lentamente ma con decisione se lo infila in figa per metà, poi inizia a muoverlo avanti e indietro con entrambe le mani, gli occhi chiusi, la bocca semiaperta… io gliela bacio, poi ci sputo dentro. In breve i suoi movimenti si fanno più ritmici, il respiro più serrato, Chiara inizia ad emettere piccoli brevi gemiti e intanto si massaggia anche il clitoride. Ma sul più bello, quando sta per venire, la interrompo, sfilandole il cazzo dalla vagina “Ora basta, non devi godere… non stasera!” Lei mi guarda delusa, si dà un ultimo colpetto al clitoride e si calma. “Ora amore mio, sei pronta per il clou della serata?”. Lei appare preoccupata. “Cosa devo fare adesso..?” “Amore mio dolcissimo, Chiarina mia adorata,” le sussurro baciandola “così nuda come sei, esci dalla macchina e mostra il tuo corpo, cammina liberamente per tutto il piazzale, e non solo lungo il perimetro. Vai in mezzo alle macchine, guarda dentro quelle ferme, e lascia che tutti possano vederti, se qualcuno ti rivolge la parola tu dagli corda, e sostieni il corso degli eventi…” “Ma Andrea… e se qualcuno mi vuole stuprare..?” “Chiara, se non lo hai capito… io VOGLIO che tu venga stuprata… dovrai lasciarlo fare, e assecondarlo, o assecondarli se ti salteranno addosso in gruppo…ora niente più regole amore, dovrai sostenere per me questa prova molto forte…” “Ti prego… no… no… ho paura…” e una lacrima le scivola sulla guancia. “Non piangere tesoro, io starò qui vicino, andrà tutto bene vedrai… ora però esci da questa macchina… e affronta la notte!” “Ma tu ci sarai vero?” “Quando sarò con te, non sarò il tuo ragazzo… hai capito vero?” “Ho capito…” “E allora vai amore mio, e buona fortuna!”. Chiara fa per aprire la portiera. Le metto la mano sulla gamba e le dico “No, aspetta un attimo.” Lei mi guarda speranzosa, forse crede che ci abbia ripensato. “Dimmi…” “Chiara…” e inizio a baciarla con passione sul viso, sul collo, nella bocca “…Chiara, amore mio grande… tesoro mio…” “…Oh Andrea… sì, baciami, scopami, fammi tu quello che vuoi… amore…” “Chiarina dolce mia… sei bellissima, che pelle morbida e vellutata che hai… mi piaci da impazzire…” e con la bocca scendo a leccarle la fica, che inizia a bagnarsi, le infilo un dito dentro, e continuando a leccarla le mordo il clitoride, assaporo il suo aroma e alla fine la mia ragazza viene con un gemito. “Ti amo Andrea… ti amo da impazzire…” e mi abbraccia forte. Io la stringo a me e le sussurro “Anche io ti amo Chiara, e proprio per questo ora voglio che tu esca da questa auto e faccia ciò che ti ho detto.” “Ma perché..?” inizia lei. “Perché voglio provare a sentirmi folle di eccitazione e di gelosia a vederti trattata come un oggetto; fatti umiliare Chiara, asseconda ogni desiderio degli uomini che verranno con te.” La allontano un po’ da me e la guardo negli occhi. “Verrai insultata, tesoro, useranno e maneggeranno il tuo corpo senza alcun riguardo, non si cureranno dei tuoi desideri o delle tue preferenze… un assaggio lo hai già avuto prima, no?” “Sì… è stato duro…” “E lo sarà ancora di più adesso tesoro, se solo un quarto degli occupanti delle macchine che sono in questo piazzale verrà da te…”. Vedo che Chiara sbianca in volto, come se stesse facendo un rapido calcolo mentale “Ma sarebbero…” dice “…tanti, sì amore, ma ti confesso che se dovesse dipendere da me sarei felice di vederti in mezzo ad almeno cinquanta uomini.”
“Ma come si può…..”
“Si può Chiara, si può… peccato che ben difficilmente qui ne troverai così tanti. Ora amore, fai un bel respiro, fatti coraggio e vai.” E Chiara va. Apre la portiera, esce dall’auto e si allontana da me… e il cazzo mi diventa terribilmente duro! Lei cammina con passi lenti e impacciati, dapprima segue il perimetro del parcheggio, poi, ricordandosi delle mie prescrizioni, si fa coraggio e punta decisamente verso il centro. E’ indubbiamente uno spettacolo!
Questa ragazza bassina, con un culo decisamente grosso e un tantino cellulitico, le cosce tozze e robuste e due tettine che le ondeggiano davanti, i capezzoli turgidi e tesi, la pelle candida che quasi brilla alla luce dei fari delle auto che la incrociano, il foltissimo ciuffo di peli neri sul pube, le spalle esili… questa ragazza che si aggira nuda in un parcheggio, in equilibrio su tacchi alti otto centimetri che mettono in risalto le sue forme imperfette… questa ragazza che per amore è pronta a concedersi a chissà quanti uomini e a permettere loro di usare il suo corpo a loro proprio piacimento… questa ragazza che sta dando mostra di un coraggio da leone nell’affrontare una prova che sarebbe già durissima per una pornostar professionista o una ninfomane incallita… questa ragazza è la mia ragazza, ed è così provocante che mi aspetto di vederla sommersa di uomini…
Esco dall’auto e mi allontano in direzione opposta a quella presa da lei. Chiara non se ne è accorta, ed è bene così. Osservo. Diverse auto le si avvicinano, i conducenti si sporgono a rivolgerle parole che non sento, allungano una mano a tastare le sue carni, o le infilano le dita nella figa. Poi magari si allontanano, sostituite da altre. Il gioco si ripete parecchie volte, e intanto noto che Chiara si sta spostando verso un angolo lontano dal piazzale dove alcune delle macchine che l’hanno abbordata sono già parcheggiate… e altre, man mano che questo singolare carosello continua, se ne aggiungono; ne conto già dodici, e Chiara continua nel suo girovagare… sembra quasi che ad ognuno stia dando delle istruzioni e che quelli vadano in un punto convenuto ad aspettarla, e pensando a quanto è metodica ed organizzata nella vita di tutti i giorni verrebbe da pensare che stia coordinando tutti quegli uomini per dare poi il via alla sua prima e personalissima gang bang! Ormai ventuno macchine – e non è detto che abbiano tutte un solo occupante! – sono ammassate dove lei le ha mandate, disposte ad arco vicino all’angolo estremo del piazzale, ma Chiara continua nella sua ricerca…e sì, questo è proprio un suo tratto distintivo: quando assolve ad un compito assegnatole, cerca sempre di farlo al meglio ed anche in questo caso non vuole venir meno ai suoi principi! Ventisette macchine, e Chiara continua a cercare… solo che dall’angolo dove lei ha ammassato tutti i suoi prossimi amanti – violentatori? – qualcuno la chiama: “Dai, adesso basta, vieni qui, cazzo non ti possiamo aspettare delle ore!” Lei si gira e gli risponde “Arrivo, arrivo, state tranquilli, eccomi!” e con passi decisi va verso di loro… solo che i tacchi la impacciano, rischiando di provocarle una distorsione o peggio – non è abituata a portarli – per cui si ferma un attimo, si slaccia le scarpe, se le toglie, le lancia verso la nostra auto e così scalza ora corre verso le macchine ferme “Eccomi, sono qui…” sento che dice, e si va a mettere di fronte alle auto, in un piccolo spazio vuoto che queste hanno lasciato tra loro ed il cordolo dell’aiuola che delimita il piazzale. Senza le scarpe non è più molto provocante, ora è solo un piccolo corpo nudo alla mercé di molti sconosciuti. Sono tutti ancora nelle loro auto, la guardano, e lei sta lì ferma, in piedi davanti a loro, le braccia inerti lungo i fianchi, lo sguardo inquieto che va da un’auto ad un’altra; si vede il suo torace muoversi velocemente, evidentemente sta respirando affannosamente per l’emozione, le labbra sono serrate. Qualcuno la illumina con gli abbaglianti, lei si copre gli occhi, poi le portiere iniziano ad aprirsi… in breve non riesco più a vederla, ne ha tanti intorno, per cui mi avvicino e entro nel drappello. Per qualche attimo riesco ad intravedere il suo viso, lei è ancora in piedi in mezzo a loro, cerca di essere disinvolta, di sorridere ma gli occhi tradiscono preoccupazione e paura. Bene amore, è così che ti voglio! Cerco di contare gli uomini che ha intorno… sono trentasei, escluso me! Si è creato un cerchio intorno a lei, chiaramente non tutti riescono ad avere accesso al suo corpo per cui, devo dire molto democraticamente, dopo averle dato qualche carezza, dopo averla baciata due tre volte i privilegiati cedono il posto a quelli dietro, in modo che tutti poco per volta possano iniziare a saggiare la consistenza del corpo di Chiara o provare il sapore della sua bocca. Lei non parla, risponde meccanicamente ai baci degli sconosciuti baciandoli a sua volta senza troppo trasporto, ma a loro sembra non importare. Da parte loro poche frasi: “Baciami”, “Che pelle che hai…” “Forza bella… tira fuori la lingua…” e cose di questo tipo. Qualcuno ha già estratto il cazzo dai pantaloni e magari se lo mena un po’, ma ancora nessuno ha provato ad infilarlo in qualsivoglia orifizio di Chiara. Appare evidente che se la vogliono godere ben bene… decine di mani percorrono il suo corpo, bocche si posano sul di lei, lingue la esplorano… un uomo le va dietro, si inginocchia e prende a leccarla nel solco tra le natiche, lei resta ferma, passiva, chiude gli occhi e lascia fare… “Cazzo che fortuna stasera…” sento dire vicino a me “…chissà come è arrivata qui ‘sta tipa, ma ora ce la facciamo tutti…” Un altro dice “Non è certo una strafiga… però guarda come si lascia fare…” e un altro ancora, lasciando il posto ad un compare: “Vai tu ora… però non sembra molto eccitata…” e l’amico risponde “Ma chi cazzo se ne frega se non è eccitata! Tanto ci sta, pensiamo a farcela che roba così è la prima volta che la vedo!”. Poi, parte il primo insulto: “Dai troia, ora prendilo in bocca, giù in ginocchio forza!”. E Chiara obbedisce. Si inginocchia, apre la bocca e accoglie il primo uomo che si fa avanti. “Succhialo dai…” le dice il tipo e lei, che nonostante tutto è maestra nello sbocchinare, lo manda in estasi: “Cazzo, così ti vengo in bocca subito… ma sì dai forza… fammi venire che non ne posso più…sì così… così… VENGO!” e con un rantolo viene, eiaculandole in bocca, mentre dalle bocche dei vicini si leva un grido di incoraggiamento e di plauso. Chiara riceve lo schizzo ad occhi chiusi poi, quando l’uomo si ritrae, sputa lo sperma di lato. Subito un altro le si para davanti: “Ora tocca a me… prendi vacca!” e le ficca il coso in bocca. Anche lui non dura molto – la mia Chiarina è una vera maga con la bocca! – e anche lui le scarica l’orgasmo dentro… questa volta Chiara al momento critico strabuzza gli occhi e tossisce, evidentemente lo schizzo è andato dritto in gola, e lei non sputa… avrà trovato più agevole inghiottire… L’uomo si ritrae: “Ragazzi…”.
Ora la mia ragazza è presa d’assalto, tutti vogliono a turno infilarle il pene in bocca, e tutti in effetti glielo infilano, ma ora si trattengono, non vogliono finire in fretta. E così assisto a una scena che mi fa impazzire di eccitazione: la mia Chiara piena di uomini, la mia Chiara riempita di cazzi di sconosciuti che si alternano nella sua bocca e intanto apprezzamenti pesanti e volgarità si susseguono: “Succhia scrofa” “Questa pompinara è fantastica” “Sei proprio una puttana” “Ti riempiamo di cazzi maiala” “Ma chi ti ha insegnato a succhiare così?” “Lurida piccola fetente troietta, dopo ti piscio in faccia” “Ma come cazzo sei capitata qui, porca?”. Al che Chiara interrompe un attimo la sua attività di spompinatrice e risponde: “Se proprio lo vuoi sapere stronzo se era per me io neanche ci venivo in questo buco di merda a fare pompini a voi, mi ci ha portato il mio ragazzo…!” e inaspettatamente inizia a piangere a dirotto. Bene… era questo che volevo, il mio amore sottomesso e umiliato completamente! Gli uomini per un istante rimangono interdetti, poi uno di loro esclama: “Cazzo ragazzi! Questa non è una ninfomane, questa è una SCHIAVA!!!” Le si fa sotto: “Bene piccola, puoi piangere quanto vuoi, ma se il tuo ragazzo di ha messo in questa situazione… beh, quando lo vedi ringrazialo da parte nostra, ma adesso datti da fare che a noi delle tue lacrime non ce ne frega un cazzo di niente! SUCCHIAMI IL CAZZO!” E Chiara riprende la sua opera. “Sei un pezzo di carne da riempire di sborra…” le sussurra l’uomo che poi si rivolge ai vicini: “Voi due, avvicinatevi…” due ragazzi negri si avvicinano “ora le sborriamo in faccia insieme… ditemi quando siete pronti che io esco dalla sua bocca e la inondiamo…”. Chiara li guarda con terrore, ma prosegue a lavorare di bocca l’energumeno. I due negri si masturbano alla grande – contrariamente alla credenza popolare, questi due sono mini dotati… – poi ad un certo punto uno dei due dice “Dai, ci siamo quasi…” Il tipo le esce di bocca e tutti e tre le puntano il cazzo verso il volto, menandoselo furiosamente. Ora il silenzio è generale, tutti aspettano il triplice schizzo sul volto della ragazza, Chiara assiste inorridita, immobile, le mani in grembo, non piange più, il suo sguardo va da uno all’altro dei tre uccelli che stanno per eruttare su di lei, poi si sposta sulla folla degli uomini assiepati che assistono, desiderosi di prendersi anch’essi la loro dose di piacere con lei. Un quarto uomo le va dietro, le afferra la testa con le mani e gliela reclina all’indietro…Lo sperma zampilla quasi contemporaneamente da tutti e tre, prima viene uno dei due negri, e subito a ruota gli altri due. E’ abbondante, liquido, filamentoso, caldo, uno, due, tre spruzzi ognuno, quattro, dalla folla si leva un boato di esultanza, uno dei due ragazzi negri schizza un altro paio di volte… tutti i getti hanno centrato in pieno il viso del mio amore, che ora è ricoperto di sperma, sperma che cola in lunghe bave giù sul seno, sulle spalle, sulle gambe, sulla figa… in questo momento vorrei correre da lei, abbracciarla, consolarla, fare l’amore con lei, dirle quanto mi ha fatto felice, ma invece no, mi trattengo, eccitatissimo, non è ancora finita… Chiara è lì, in ginocchio, annichilita, gli occhi chiusi, le braccia strette intorno al corpo quasi volesse proteggersi, singhiozza sommessamente, i tre uomini troneggiano su di lei spremendosi le ultime gocce dalla punta dei cazzi, poi si allontanano ridendo. Il bianco dice: “E’ tutta vostra, guardatela… povera piccola troia!”. Un uomo maturo le si avvicina, le mette in mano un piccolo asciugamano: “Tieni, pulisciti almeno il viso…” “Grazie…” mormora Chiara piangendo. “Sei sicura di voler continuare..?” le chiede l’uomo. “Devo continuare, almeno finché il mio ragazzo non viene a prendermi…” Si toglie lo sperma dal viso con la salvietta che le è stata porta, poi continua, a voce alta, un’insolita decisione nella voce: “Per cui, lo dico a tutti voi: sono qui per compiacere il mio uomo, che mi ha ordinato di stare con voi e di farmi fare tutto quello che volete: scopatemi, usatemi, violentatemi se vi va, ma non chiedetemi se mi piace o se voglio continuare, perché quello che sto facendo adesso mi fa semplicemente schifo. Forse questo per voi è motivo di eccitazione: bene, sfogate la vostra eccitazione su di me e poi andate a cagare!”. Per qualche istante tutti i presenti non sanno che fare, io stesso sono assolutamente sorpreso da tanta decisione e sfrontatezza, poi uno rompe il ghiaccio: “Forza ragazzi, l’avete sentita… divertiamoci con lei! Portiamola nell’aiuola, così possiamo sdraiarla nell’erba e scoparla comodamente!” Il corpo di Chiara viene sollevato di peso per le ascelle e per le gambe e adagiato nell’erba alle sue spalle. La fanno sdraiare a pancia in su, le aprono le cosce. La tengono ferma, un uomo si tuffa a leccarle la fica, un altro le si mette a cavalcioni sul petto e le piazza il pene in bocca, scopandogliela con energia. Ora sono tutti intorno a Chiara, ma in uno spazio più largo, così posso vedere benissimo stando in disparte, non visto da lei. L’uomo che la leccava le monta sopra e la prende, chiavando velocemente e in breve sia lui che quello in bocca vengono, eiaculando ognuno nel buco prescelto. Lei chiude gli occhi e riceve, sputando lo sperma che le cola sulle guance e sul collo. Ma non ha tregua: altri due occupano i vuoto lasciato libero dai precedenti, anche loro vengono in fretta, l’uno uscendo dalla vagina e spruzzando sui peli del pube, l’altro riempiendole senza pietà la bocca con una copiosa sborrata che Chiara in parte ingoia e in parte sputa… l’uomo con una mano le spalma il proprio sperma sul viso ridendo e insultandola: “Povera stronza…”. Ormai è uno stupro collettivo. Chiara è sdraiata nell’erba a gambe aperte, la fica gocciolante sperma di tutti gli uomini che si alternano in lei, gonfia e arrossata, il viso stravolto dalla fatica e dalla paura, impiastricciato, come ormai tutto il corpo, delle eiaculazioni e degli sputi degli uomini. D’un tratto vedo che sopra di lei, nella bocca, c’è l’uomo che le aveva dato l’asciugamano: si muove lentamente dentro di lei, se la gusta bene, poi la momento di venire esce e invece di schizzare fa in modo che lo sperma le coli sugli occhi chiusi, con sadica precisione, e compie questa azione ridendo beffardo; alla fine la guarda e le dice: “L’hai voluto tu piccola, se il tuo ragazzo in questo momento ti potesse vedere…” “Il mio ragazzo è qui tra voi, porco, e non si fa riconoscere…” risponde Chiara, “… per quello che ne sai lui mi ha già fatto…” e riprende a piangere. Strano, penso io, nessuno che ha ancora pensato di incularla… ma non faccio in tempo a finire il pensiero che uno la afferra per i fianchi e la mette pancia sotto. “Ti faccio il culo…” le dice allargandole le natiche con le mani e sputando sull’ano. “NO! TI PREGO NO! ” urla Chiara.
“Stai zitta e apri bene…” le intima quello, poi le punta la cappella dritta sul buchetto e fa forza. Chiara non lo aveva mai preso lì, per fortuna che non è troppo grosso… l’uomo spinge, le forza l’ano, entra, Chiara grida di dolore, l’uomo la ignora, si muove dentro di lei e gode in fretta, sborrandole nel culo, poi esce: “Ragazzi, provatela perché è fantastica, ce l’ha strettissimo…” Senza dire una parola, per non farmi riconoscere, mi avvicino da dietro e mi predispongo a sodomizzarla: glielo punto sul buchino, faccio forza e entro… cazzo che bello, se non faccio attenzione me ne vengo in un attimo… sto stuprando la mia ragazza!!! Chiara urla di dolore, cerca di divincolarsi ma quattro maschi la tengono ferma ridendo dei suoi sforzi, io continuo a scoparmela ma prima di venire esco e cedo il posto ad un altro… e questo invece ha un pisellone da paura! Con molto mestiere riesce a penetrare Chiara, le cui urla adesso fanno pensare che la stiano vivisezionando, poi inizia a muoversi velocemente estraendo ad ogni colpo il cazzo dal culo quasi completamente, di modo che ogni volta è una penetrazione completa.
Chiara geme di dolore sotto quei colpi, chiede pietà, dice che non ce la fa… ma lui non se ne cura e le sborra in culo gridando tutta la sua lussuria. Solo che quando esce ha il cazzo sporco di sangue… “Le hai rotto il culo amico” osserva qualcuno, “E’ meglio lasciar perdere quel buco, continuiamo con la fica e la bocca… Dai troia, girati di nuovo a pancia in su!”. Quando si gira, i nostri sguardi si incrociano: lei, obbediente, fa mostra di non conoscermi, solo indugia un attimo a guardarmi, a cercare la mia approvazione. Io mi avvicino e le metto il cazzo in bocca. “Sei una brava schiava…” le dico. Lei capisce e mi fa “Vuoi venirmi in bocca..?” “Sta zitta, decido io cosa voglio puttana! Tu pensa a succhiare!”. Intanto gli altri hanno ripreso a scoparla in fica, alternandosi dentro di lei senza venire. Poi mi viene un’idea: “Ascoltate tutti!” grido, “Che ne dite di farle un bukkake? Siamo ancora in ventidue, ce la scopiamo a turno senza venire e poi le sborriamo tutti in faccia!
Ci state?”
Chiara mi guarda sgomenta: abbiamo visto qualche film di bukkake per cui sa di cosa si tratta… Tutti i presenti accolgono l’idea con entusiasmo: “Sì dai anneghiamola nella sborra!” gridano “Forza, sbattiamola bene e poi svuotiamo i coglioni sul suo viso!” li incito io.
E così, a turno, ci alterniamo nella fica di Chiarina, che adesso è gonfia e rossa scarlatta per gli assalti e gli oltraggi subiti. Io ormai sono fuori di testa per l’eccitazione, più volte le vado sopra e me la scopo con violenza, sbattendo il mio cazzo in quel fighino stretto e morbido. Tutti i rimasti sono ragazzi giovani, c’è anche un uomo arabo grassissimo che quando le va sopra e la monta non riesce a res****re e se ne viene dentro. Ma gli altri tengono duro, e per un’oretta buona ancora ci sollazziamo a scoparla selvaggiamente a turno. Chiara è sfinita, sta con gli occhi chiusi e non reagisce quasi più… soltanto, apre gli occhi quando capisce che sono io a fotterla, perché riconosce il mio modo di toccarla e di muovermi dentro il suo sesso. Ormai siamo pronti, c’è la tensione giusta: dopo la gang bang con stupro finale è arrivato il momento del bukkake: “Ok ragazzi” dico, “ora tutti intorno a lei e uno per volta le schizziamo sul viso.” Tutti si dispongono disciplinatamente: il bukkake, lo sanno bene, è un momento solenne per una ragazza. Le regole non scritte di questa pratica dicono che ora nessuno può più toccarla, ma ci si deve limitare a eiaculare sulla sua faccia (come se fosse poco!) “Tu invece” dico a Chiara “che non sappiamo neanche come minchia ti chiami e non ce ne può fregare di meno, devi stare ferma, puoi tenere gli occhi chiusi ma DEVI aprire la bocca e tirare fuori la lingua, perché un po’ di sperma deve colarti in gola. Hai capito puttana?” Lei non risponde ma si limita ad obbedire: apre la sua bella boccuccia, che stasera è stata oggetto di innumerevoli oltraggi, ed mette in mostra la lingua. E in una vertigine di eccitazione sono il primo ad avvicinarmi: “Voglio essere il primo…” le mormoro “… apri bene…” Le punto il cazzo verso la bocca e mi masturbo un po’, poi il piacere supremo arriva e con esso un fiotto di sperma che le va sulla lingua e sugli occhi. Due schizzi soli, belli densi e spessi. Mi faccio da parte, lascio il posto al successivo… i ragazzi si alternano su di lei, tutti le scaricano in faccia lo sperma in assoluto e quasi religioso silenzio. Sono sborrate tutte molto abbondanti, feroci, che le coprono completamente il viso stravolto dalla fatica, le vanno in bocca per essere bevute o sputate, le colano sul collo, nelle orecchie, le macchiano i capelli. Chiara qui è veramente immensa: sdraiata nell’erba a gambe aperte, le braccia lungo i fianchi, subisce tutto silenziosamente, riceve i fiotti con grazia, muovendo appena la testa quasi per offrire un bersaglio ancora più comodo ai suoi aguzzini e una volta, una volta sola, emette un sospiro e mormora “…Sì…”. I ragazzi sono sfiniti anche loro, e man mano che godono su di lei si ricompongono e si allontanano, rientrano nelle macchine a scompaiono nella notte. Alla fine rimaniamo soli, io e Chiara. Le vado sopra, la penetro, la amo, senza pulirle il viso me la scopo dolcemente. Lei capisce che sono io e si dona aprendosi il più possibile, in silenzio, sempre nella più assoluta passività, senza abbracci, senza carezze, senza baci, mi offre la sua intimità che stasera è stata ripetutamente e selvaggiamente violata.
Mentre la scopo la guardo: questa piccola ragazza con il viso coperto dello sperma di venti uomini, il corpo pieno del nettare di una moltitudine anonima di stupratori, l’ano sanguinante, la vagina lubrificata da mille assalti all’arma bianca, è la mia ragazza, il mio amore, e stanotte mi ha reso felice come non mai…… e a questo pensiero mi sciolgo in lei, irrorandola con il mio sperma, il piacere mi scuote, e alla fine mi accascio accanto a lei nell’erba. “Grazie amore…..” le sussurro.
Al cinema
Mi piace andare al cinema, mi piace come uscita, dopo aver mangiato una bella pizza, e mi
piace anche la situazione dolce che si instaura tra di noi mentre ci guardiamo il film.
Ieri sera sinceramente mi sono vestita in modo abbastanza elegante, con una camicetta bianca corta, e una gonnellina a scacchi stile scozzese, con delle parigine ad altezza ginocchio e i
miei soliti anfibi. Come Fabio mi vide mi disse subito ”Tamy, sembri uscita da un film modello scolaretta sexy..ma vai a cambiarti su..” – con quell’ arroganza che da sempre lo contraddistingue..In fondo capisco che la sua e’ tutta gelosia, ma io devo esser libera di
mettere una gonna quando mi pare e piace, percio’ dopo un veloce battibecco, lo zittisco e ho la meglio. Mentre siamo al ristorante, mi rendo conto che in effetti sono abbastanza scosciata, e molte delle persone seduti al tavolo accanto a me mi mangiano con gli occhi. Tutto questo attira anche l ‘attenzione di Fabio, che ovviamente mi punzecchia con le sue battutine ironiche, ma io lo tranquillizzo dicendo lui che sono solo sua.
Arriviamo al cinema, e vista la portata del film, c e’ un casino assurdo all’entrata, e ci tocca fare
questa assurda fila in stile ufficio di collocamento. Il cinema all’interno si va riempendo, e in men che non si dica, ci ritroviamo tutti ammassati come sardine.
Dietro di me, sento un uomo totalmente appiccicato a me da darmi fastidio, mi giro ed e’ un ragazzo, oddio, anche un bel ragazzo a dirla tutta, che con la faccia semidispiaciuta mi fa intendere che e’ colpa della calca se dobbiamo star cosi.
Rassegnata, mi metto a parlare con Fabio, mentre ho questo ragazzo attaccato proprio al mio sedere, che sembra quasi spinga il suo membro contro di me..Non so che fare, penso sia colpa
della folla che abbiamo intorno, e di andarmene non se ne parla proprio, ma adesso, oltre al suo coso che ovviamente inizio a sentire in tiro, sento anche una mano che inizia a palparmi il sedere e la coscia..Non mi giro per dargli un ceffone perche’ non sono sicura sia lui, mi giro e lo guardo male, non ho voglia di fare scenate qui con Fabio accanto, e poi tutto cio’ farebbe si che Fabio abbia la meglio poi nel mio abbigliamento..cosi dopo essermi girata , sembra abbia smesso, adesso invece inizio a sentire una cosa calda dura attaccata alla mia coscia, sembrerebbe proprio un cazzo, ma e’ impossibile che se lo sia uscito qui , penso..Sporgo la mano all’ indietro e tocco una specie di mazza di carne, lunga e durissima, molto piu’ di quella di Fabio. Ho come un sussulto, ma poi incontro anche la sua mano che afferra la mia, e mi costringe ad accarezzarglielo dolcemente.
Mi assale una vampata di calore, sto per dire tutto a Fabio quando mirendo conto che l unica cosa che voglio e’ continuare a tenere in mano quel coso gigante..sono eccitata da tutta questa situazione assurda mentre mi rendo conto che e’ gia’ il turno di entrare. Il pazzo dietro
di me, mi lascia andare, e noi facciamo il biglietto e andiamo a prendere posto..
Indovina chi viene accanto a noi? Eh si, proprio lui.
Il film inizia, ma il tipo mi rendo conto che non stacca gli occhi dalle mie gambe..Anche Fabio mi tocca le cosce, mi posa le mani sulla gamba destra, ma forse lo fa piu’ per coprirmi che per altro.
Non ne ha capito nulla della situazione, fortunatamente, e mi inizia a fare i grattini, mi coccola con carezze , mentre poi come sua solita porcaggine, mi porta la mia mano sinistra sopra i suoi
jeans..Ovviamente lui non sa che il tipo accanto non aspetterebbe altro che vedere cio’, e io non posso dirglielo, ma faccio come per fare resistenza , invece lui si sbottona proprio e me lo mette in mano..
Per fortuna che c e’ buio, e il tipo accanto penso che non capisca..Inizio a masturbare Fabio dolcemente, e mentre sto seduta con le gambe accavallate, sento alla mia destra il tipo che struscia la sua gamba sinistra alla mia coscia destra. E’ un contatto audace, e io mi sento gia’ bagnata..Il tipo mette la mano sinistra sulla sua gamba, sul ginocchio, e poi attacca la sua gamba alla mia coscia, praticamente cosi, con la sua mano sfiora le mie cosce..Quel contatto mi eccita da matti, e inizio a masturbare Fabio ancor piu’ velocemente. Poi mi sento prendere la mia mano destra..e’ il tipo..che me la porta proprio sul suo cazzone..Inizio a menarlo anche a lui..sono praticamente al cinema e non sto vedendo alcun film, ma sto masturbando due cazzi, tra cui
quello di uno sconosciuto. Mi devo trattenere dal gemere, anche perche’ il tipo mi sta toccando ovunque, io mi sporgo verso Fabio, e lui mi accarezza tutta..Mi sento davvero una porca, inizio a menarli come una forsennata, specialmente lo sconosciuto, che ad un certo punto mi schizza tutto in mano e sulla camicetta..Mi sento caldissima, mentre sulla mia mano cola tutto il suo seme caldo, e io non posso neanche guardarlo in faccia..Eccitatissima mi concentro allora su Fabio che due
minuti dopo mi viene addosso in maniera identica..Rimango estasiata con le mani sui loro cazzi bagnati, fino a quando non li lascio per assumere una posizione più corretta e prendere un fazzolettino per pulirmi.
Fabio all’ improvviso prende la mia mano e me la bacia… per fortuna che non era la mano destra..
Faccio prostituire mia moglie
A volte delle serate nate storte si trasformano in delle serate indimenticabili.
La scorsa estate, inventata una visita ad un’inesistente parente, riuscimmo a liberarci degli amici del gruppo ed uscimmo alla ricerca di qualche bel cazzo per farmi fottere Gioia.
Poi mi ricordai di un amico negro che avevamo già incontrato più volte e proposi alla mia cara mogliettina di andare a trovarlo casa.
Come sapevo, la troia accettò di buon grado memore delle lunghe scopate e delle inculate in cui era maestro il nostro caro amico.
Arrivati al suo indirizzo, una casa a due piani tutta abitata da negri e ci accingemmo a salire al secondo piano, dove lui abitava.
Faceva molto caldo ed una porta la primo piano era aperta, quando passammo un negro ci vide salire, arrivati al secondo piano Gioia rimase sulle scale a qualche gradino di distanza.
Bussai, nessuno rispose, ribussai e mentre aspettavo che aprisse vidi che il negro del primo piano, incuriosito, sbirciava sotto la gonna della mia adorabile mogliettina toccandosi il grosso rigonfio.
Finalmente Dac aprì, era nudo, solo un’asciugamani gli cingeva i fianchi, ci disse dopo che stava dormendo, fu felicissimo di vederci ma ci gelò dicendoci che in casa c’era la moglie, quindi non potevamo entrare in casa.
“Perché non andiamo, almeno, un poco sul terrazzo, Gioia ha molta voglia”.
“Aspetta vedo se mia moglie dorme” e socchiuse la porta.
Dopo qualche secondo tornò, “tutto a posto, dorme, è stanca del viaggio, è arrivata stamattina dalla Nigeria, è un viaggio lunghissimo con due soste in due aeroporti, penso che non si svegli”.
L’inquilino del piano di sotto era sparito ma ero sicuro che avesse sentito tutto.
Appena sul terrazzo Dac strinse a se Gioia cominciandola a baciare sul collo, la troia, invece, non perse tempo ed infilò la mano sotto l’asciugamani impugnando il cazzo già duro dell’amico.
“Troia hai voglia vero? Ti manca il mio cazzo?”.
“Si, è troppo bello, grosso duro e lo usi da dio”.
“Te ne darò quanto ne vuoi, ma stasera la prima cosa che voglio farti è incularti, mi piace da morire e tu impazzisci quando te lo sfondo, non è vero?”.
“E’ verissimo, ma impazzisco perché mi inculi per un’ora senza mai godere facendomi venire almeno tre volte”.
Che puttana di donna avevo sposata, ma vederla così sfacciata e desiderosa di una mazza nel culo mi eccitava da morire.
Dac la portò verso il muretto del terrazzo, la piegò in avanti, le sollevò la gonna, si lasciò scivolare a terra l’asciugamani e glielo schiantò nel culo.
Gioia emise un urlo strozzato.
“Non gridare sotto c’è un ristorante pieno di gente se qualcuno alza la testa ti vede e vede anche il mandingo che ti sta ingroppando”, le dissi a bassa voce.
“Non credo che la tua signora pensi a quelli che la possono vedere, lei si sta solo gustando a fondo la mia mazza nel culo, è vero, puttana?”.
“Si non me ne frega un cazzo, dai continua a sfondarmelo, è meraviglioso, io già godo per la prima volta”.
Ormai era partita niente l’avrebbe fermata.
Dac spingeva sempre di più e, come aveva detto Gioia, non godeva, prolungando la goduria della mia zoccolona che venne ancora una volta.
Dopo oltre venti minuti di pompaggio, glielo sfilò dal culo, “adesso dobbiamo pensare anche alla fica dandole la giusta razione di supercazzo, che ne dici troia?”.
“Hai ragione, adesso voglio sentirmi la fica piena del tuo pescione”.
Dac stese l’asciugamani a terra ed invitò mia moglie a stenderci sopra.
“Lo sai che quando me lo metti nella fica all’inizio voglio essere io a cavalcarti poi quando stai per godere mi piace essere messa sotto e sfondata, dai stenditi tu”, disse la mia baldracca.
L’amico eseguì e Gioia impugnò la svettante mazza infilandosela nella fica.
Che spettacolo, la troia cavalcava come una indemoniata la dura varra del mandingo.
“Ti piace tesoro?”, le chiesi.
“Certo che mi piace, è bellissimo, lo ha duro e grosso come piace a me, mi arriva allo stomaco, lo voglio tenere nella fessa per ore tanto lui è bravissimo, resiste”.
Io invece pensai che non avrei resistito a lungo alla vista della mia adorabile moglie, la madre di mio figlio, che stava comportandosi come una puttana da marciapiede, mi abbassai i pantaloni e le mutande alle caviglie, avevo il cazzo durissimo e glielo schiaffai in bocca, “spompinami puttana, e poi devi bere tutta la sborra che ti scaricherò in gola, come fanno le zoccole come te, ammettilo che sei una ninfomane, che appena vedi un cazzo non capisci più nulla, tu mi farai morire d’infarto”.
Si sfilò la mia mazza dalla bocca e disse “ed io morirò di goduria, Dac nella fica ed il tuo pescione in bocca, mi sembra di impazzire” e ringoiò il mio pescione.
Le bloccai la testa e cominciai a chiavarla letteralmente in bocca.
Ad un certo punto percepii la presenza di qualcuno, mi guardai in giro e vidi il negro del primo piano sull’uscio della porta del terrazzo con il cazzo fuori dalle mutande che si masturbava.
“Tesoro c’è un negro che ci sta guardando e si sta masturbando, anche lui ha una grossa mazza, penso che preferisca mettertelo in culo anziché spararsi una sega, gli dico di venire?”.
La troiona con un semplice movimento degli occhi mi fece capire di essere d’accordo.
Feci un cenno all’amico di avvicinarsi e con un movimento eloquente della mano gli feci capire di incularsi mia moglie, ma prima lo invitai a farsi vedere dalla troia.
Strabuzzò gli occhi a vedere la grossa mazza che l’amico si accarezzava, si tolse di bocca il mio cazzo e mi disse “fammelo leccare un po’, voglio farlo durissimo”.
Lo sbocchinò a lungo facendogli drizzare una mazza di dimensioni esagerate, quando lo ritenne indurito abbastanza per sfondarle il culo, “tesoro, adesso rimettimi in bocca il tuo, pensa quando questo mi incula sarò piena in tutti i buchi, sarà la fine del mondo, grazie amore mio, lo so, mi sto comportando come una puttana ma credo che a te piaccia così, io sto godendo come una maiala” e ricominciò a succhiarmi.
L’amico si denudò completamente, divaricò le gambe di Dac si avvicinò al corpo di Gioia e le poggiò la cappella sul buco nero e con un colpo deciso le infilò in culo la sua durissima varra.
Continuando ad incularla aderì perfettamente al corpo di Gioia, sembrava la monta di una cagna in calore, e la cagna in calore era mia moglie.
Vederla mugolare riempita di cazzi mi arrapava da morire, la vedevo riempita in ogni buco, completamente in balia di tre maschi
e mi rendevo conto di quanto fosse troia, ma era quello che avevo sempre desiderato, ma capivo anche che la cosa le piaceva a quel punto mi domandai se fossi stato io a trasformarla in una puttana come piace a me oppure se quella fosse la sua indole.
Non ebbi dubbi era la sua natura, il suo istinto, era sempre pronta a farsi sfondare da ogni cazzo che incontrava, ma che bello, era proprio quello che desideravo, una moglie impeccabile nella vita di tutti i giorni ma che si trasformava in una vera zoccolona al cospetto del cazzo, e ancora meglio, di più cazzi.
Ero sul punto di sborrare, per trattenermi estrassi il cazzo dalla bocca di mia moglie, e rimasi ad osservare lo spettacolo che era eccitantissimo, volevo protrarre la mia libidine più a lungo possibile.
E lo spettacolo si protraeva, i due mandingo sfondavano mia moglie con colpi sempre più violenti ma erano bravissimi a non godere, mentre la troia pur avendo già goduto due volte, non smetteva di incitarli.
“Forza sfondatemi tutta, che meravigliosi cazzi che avete, grossi, duri e li usate divinamente”.
Queste parole s**tenarono ancor di più i negroni, “che zoccola che sei, a te tre cazzi non bastano ce ne vorrebbero altri ancora, dillo che ne vorresti altri” le disse Dac.
“No per adesso mi bastate voi, siete bravissimi”.
Notai che aveva detto: PER ADESSO, quindi non escludeva che una prossima volta avrebbe gradito un maggior numero di cazzi, che stronza!!!!.
Mi ripromisi di procurargliene quanti ne voleva, ho sempre sognato di vederla al centro di una gang-band in particolare con uomini di colore, grossi cazzi, allupatissimi ben sapendo che per una sorta di rivalsa verso i bianchi desiderano sempre sfondare il culo alle donne bianche, che poi era la cosa che più piaceva a mia moglie.
Erano oltre venti minuti che mi stavano fottendo Gioia, non resistetti più, glielo rimisi in bocca ed invitai gli amici a godere.
Al un mio via ci scaricammo i coglioni nel corpo della mia vogliosa zoccola che venne ancora.
Stremati ci sdraiammo sul pavimento del terrazzo dove restammo muti per diversi minuti.
Dac ruppe il silenzio “io debbo andare, se mia moglie si sveglia e mi trova qua, mi ammazza”. “E non avrebbe tutti i torti” commentò Gioia.
“Comunque sappi che lei rimane qui per un mese, ma non preoccuparti ho visto che ti è piaciuto anche la mazza del mio amico, quando, in questo frattempo, avrai voglia di cazzo puoi andare da lui ma sia chiaro, quando mia moglie andrà via dovrai venire da me, ma siccome sono buono inviterò anche lui, che ne dici, troia?”
“Per me va benissimo”.
Cosa poteva rispondere la mia adorabile mogliettina, troia puttana nell’animo.
L’idraulico rumeno
“Stavo per andarmene in cucina per preparare il pranzo quando vedo un’ altro operaio avvicinarsi all’albero, questo è molto diverso dagli altri, oltre ad…” Avevo comprato un appartamento fuori dal paese proprio per evitare il rumore e il traffico delle città, ma ingrandendosi il paese sempre più, un giorno le ruspe hanno cominciato a lavorare anche nel terreno adiacente la costruzione in cui abito.
A causa di una forma influenzale avevo preso dei giorni di malattia e in ufficio non sarei andato, rimanendo così a casa.
Non potendo uscire fuori, passavo il tempo girando stanza per stanza o guardando dalla finestra il lavoro degli operai nel cantiere che avevano aperto. Su quel terreno dove avevano fatto lo sbancamento per la nuova costruzione era rimasto un solo albero tra quelli che c’erano prima e a quell’albero andavano gli operai per scaricare la loro vescica, forse perché ancora non era stato messo un bagno chimico dentro al cantiere.
L’albero consentiva di non essere visti dalla strada ma io che abitavo al secondo piano potevo vedere benissimo gli operai fare i propri bisogni.
Così mentre guardo fuori vedo un’operaio avvicinarsi all’albero calarsi la zip dei pantaloni uscire l’uccello e cominciare ad orinare, da dietro le tende vedendo questo sto per allentarmi, ma in quel momento mi intrigava molto vedere l’uccello dell’operaio per farne un confronto con il mio, perciò rimasi a guardare. Il suo uccello era più piccolo del mio pensai divertito, continuai a restare nella stanza dando ogni tanto una sbirciata fuori per vedere se altri operai si avvicinavamo all’albero.
Penso di aver visto cinque o sei operai andare ad orinare e di aver visto anche i loro uccelli e soltanto due erano più grandi del mio.
Stavo per andarmene in cucina per preparare il pranzo quando vedo
un’ altro operaio avvicinarsi all’albero, questo è molto diverso dagli altri, oltre ad essere più giovane ha anche un bel fisico, anche lui cala la zip e tira fuori il suo uccello a vederlo spalanco di più gli occhi dicendo fra me e me “ accipicchia che cazzo “ e resto a guardarlo fino a quando non finisce.
Tornando in cucina per prepararmi il pranzo, mi accorgo che il pavimento è pieno d’acqua, sicuramente si era rotto un tubo del lavandino, allora cerco di tamponare la perdita con degli stracci e telefono ad un idraulico, ma quel giorno era sabato e come capita sempre quando hai di bisogno non risponde nessuno.
Non sapendo cosa fare e come riparare il guasto mi viene in mente che nel cantiere forse ci sarebbe stato qualcuno che magari sapeva almeno come fermare l’acqua.
Quindi mi vesto e scendo in strada per chiedere aiuto a qualcuno del cantiere, mi rivolgo a quello che presumo fosse il capocantiere e gli spiego l’accaduto. Lui mi rassicura che tra i suoi operai c’è ne uno che sa fare l’idraulico e che magari con qualche attrezzo avrebbe tamponato la situazione. Così chiama quest’operaio, e con mia grande sorpresa è lo stesso operaio a cui io avevo visto uccello che mi aveva fatto dire “ accidenti che cazzo” .
Io torno a spiegargli la situazione e preso i necessari attrezzi mi avvio insieme a lui al mio appartamento.
Dal suo accento capisco che non è italiano, e mentre saliamo mi dice di chiamarsi Miki, di essere di Bucarest e di essere venuto in Italia perché nel suo paese non c’era lavoro. Quando entriamo in cucina, capisce subito quale è il guasto e riesce a fermare la perdita dell’acqua. Poi in un italiano stentato mi dice che si era rotto il tubo che portava l’acqua al rubinetto che doveva essere sostituito. Non potendo uscire per andare a comprarlo chiesi se poteva farlo lui per me. Mi rispose che lo avrebbe fatto volentieri e che sarebbe venuto nel primo pomeriggio visto che non doveva lavorare al cantiere, io lo ringraziai e lo accompagnai al portone.
Alle tre sento suonare al citofono e capisco dalla voce che era Miki, aveva con sé una cassetta con gli attrezzi e il tubo che doveva sostituire.
Andiamo in cucina e si mette subito al lavoro, dopo circa una mezz’oretta che lavorava sotto il lavello mi dice che ha finito e sistemato tutto, apre il rubinetto facendomi vedere che non c’era più nessuna perdita.
Io comincio a ringraziarlo per il suo lavoro e chiedo quanti soldi gli devo
dare per poterlo pagare.
Ma invece di sentirmi chiedere dei soldi mi guarda fisso in faccia e nel solito italiano stentato mi dice :
“ Non voglio tuoi soldi, voglio il tuo culo”
Io rimango sorpreso da questa richiesta e sto per buttarlo fuori, ma lui aveva già allungato una mano e stretto con forza la mia natica, non so a questo punto se è stata la paura o perché avevo ancora il mente le dimensioni del suo pene, risposi :
“ Va bene farò come vuoi tu “
Lui lascio le mie natiche e cominciò a slacciarsi i pantaloni, abbassando gli slip vidi il suo uccello pendolargli fra le gambe, adesso lo potevo vedere da molto vicino e sembrava ancora più grande. Poi mi fa mettere in ginocchio e comincia a strofinarmelo in faccia
“ Mettilo in tua bocca voglio vedere come sei bravo “
Lo prendo fra le mani e lo porto in bocca lui mi tiene la testa e lo spinge fino in gola facendomi quasi soffocare, gli piace fare così e il suo cazzo diventa sempre più grosso e duro
“ Bravo tu avere bocca molto buona”
Dopo un po’ di questo lavoro mi toglie il cazzo dalla bocca e mi dice:
“Adesso ti metto mio cazzo in tuo culo alzati “
Mi fa alzare e appoggiare al mobile del lavandino facendomi mettere a novanta gradi, con le sue ruvide mani mi allarga le natiche e senza che io me ne renda conto, in un solo colpo mi ficca il suo cazzo nel culo, il dolore mi fa abbandonare la posizione a novanta gradi e mi fa mettere dritto.
Ma le sue braccia mi fanno tornare nella posizione iniziale
“ Fermo così ora a te piacerà “
Il dolore era stato tremendo nel mio culo non erano mai entrati cose di quelle dimensioni, soltanto durante il liceo con un mio compagno di classe dopo aver visto una cassetta porno abbiamo voluto provare anche noi quello che avevamo visto, ma era stata una cosa molto leggera data la nostra inesperienza e le dimensioni dei nostri uccelli.
Ma adesso nel mio culo sembrava che fosse entrata una mazza da baseball e il dolore mi faceva quasi piangere.
Miki imperterrito continuava a dare colpi col suo cazzo dentro il mio culo straziato da quella violenta penetrazione che a poco a poco si era adattato al suo cazzo e il dolore aveva dato il posto al piacere.
Adesso sentire il suo cazzo entrare e uscire nel mio culo, e i suoi coglioni sbattermi contro mi faceva andare in estasi.
“Il tuo culo è molto bello e se tuo buco stretto io lo allargo per bene “
Diceva dando colpi sempre più forti, ed io sentivo veramente il mio buco allargarsi sempre di più.
Poi lo sento fermarsi ed uscire il suo cazzo dal culo e mi ordina di sdraiarmi sul tavolo perché vuole vedermi in faccia quando mi fotte.
Mi fa sdraiare sul tavolo allargandomi le gambe e mettendosele sulle spalle e avvicina il mio culo al bordo del tavolo anche stavolta con un colpo violento mi penetra.
Continua a pompare come un forsennato, affondando il suo cazzo fino ai coglioni nel mio buco che ormai si era allargato quanto il suo cazzo guardandomi in faccia mi dice:
“ Vedi come ti faccio godere … ti piace mio cazzo nel tuo culo… “
Io ero sempre più eccitato ma adesso potevo muovere le braccia perciò allungo una mano per menarmi l’uccello che voleva scaricarsi e che spruzza sul mio petto e nella mia mano una massiccia quantità di sperma che io spalmo sul petto e in parte porto alla mia bocca.
“ Adesso godi non è vero ? .. ti piace lo spruzzo dell’uccello… adesso farò assaggiare anche mio “
Sentivo il suo cazzo dentro il mio culo dare colpi sempre più forti e capivo che stava per sborrarmi, ma lui invece di farlo mi fa scendere velocemente dal tavolo e aprire la bocca giusto in tempo per schizzarmi in faccia e in gola la sua crema bianca e densa che ingoio avidamente.
Fatto questo soddisfatto per quello che mi aveva fatto e per come l’ho fatto godere mi fa leccare l’uccello per lasciarglielo bello pulito.
Fatto questo si alza i pantaloni prende la cassetta di lavoro dicendo
“ Signore il lavoro io fatto grazie per avermi pagato, io sapere fare anche falegname, elettricista, muratore se avere ancora bisogno di me questo
numero mio cellulare”
Mi da un piccolo pezzo di carta con su scritto un numero e si avvia verso il
portone, io non riuscivo a dire una parola quello che mi era successo era stato allo stesso tempo doloroso e piacevole perciò l’accompagno al portone gli stringo la mano e lo saluto.
Ma quando chiudo il portone sono tentato di chiamarlo nuovamente perché mi ero ricordato che la porta che dava sul balcone non apriva bene, ma pensai che l’avrei chiamato domani e visto che lui preferiva il mio culo come forma di pagamento oltre alla porta ci sarebbero stati un sacco di lavoretti da fare in casa mia e che, anche se mi avessero sfondato, il culo avrei risparmiato un sacco di soldi.
Un ex collega di lavoro
“No, vengo io da te in ufficio, dopo il lavoro” così gli rispondo. Non ce lo voglio oggi in casa mia, nel mio letto, non lo voglio il suo ricordo, il suo odore sui cuscini, le lenzuola che profumano prima di lui e poi umide del suo sudore e del suo sperma. Ex collega del mio ex. Sono io a voler andare nel suo ufficio, sono io che lo spingerò a farlo sulla scrivania e non una qualunque. Io quell’ufficio lo conosco, io su quella scrivania ci ho già fatto l’amore, col mio ex, nei tempi in cui facevo “l’amore”…
Ma oggi non era organizzata la cosa. E’ lui che mi scrive: “Oggi alle 13.30?” e io rispondo ok. Non sono particolarmente in tiro con l’abbigliamento né con l’intimo. Sì, ma poi alla fine sono sempre io che mi faccio queste seghementali, con lui poi… che mi chiede spesso di farmi trovare già nuda a toccarmi…
Al lavoro, prima di andare da lui, vado in bagno. Mi ha chiesto una mia foto nell’attesa. Ok, ubbidisco, anche se mi ha sempre dato fastidio eseguire gli ordini, ma a volte lo faccio. Ho portato con me una penna rossa per aggiungere il mio tocco personale. Mi sollevo la maglia, tiro giù soltanto una spallina del reggiseno e scopro un seno soltanto, su cui scrivo in rosso: “Mordilo”. Io a certe cose ci tengo… s**tto la foto e gliela invio. Per il momento si può accontentare. Mi guardo allo specchio per l’ultima volta, mi vedo carina, lui come mi vedrà? In mente sorrido, credo che apprezzerà più che altro doti non visibili di me. Ok, sono pronta, piuttosto eccitata ma tranquilla, mi rendo conto di quello che sto facendo, sono consapevole.
Mi metto in macchina, mentre guido mi invia un messaggio. E’ la foto del suocazzo… “Vieni a prendertelo” mi scrive. E sto arrivando, dammi un attimo! E lo sa che non riesco a scrivere messaggi e guidare contemporaneamente, quindi non gli rispondo. Raggiungo il suo ufficio, parcheggio, attraverso la strada, è a piano terra, la porta è aperta, entro, lui esce da un’altra stanza e mi viene incontro. “Ti sei fatta attendere” dice. Niente ciao, viva la sintesi, e va bene così. Diosanto ma lui mi piace da morire, ma non poteva essere meno attraente, così non avrei capitolato? Dieci anni più di me, fisico… da paura, tatuaggi… il mio debole, simpatico, ci sa fare alla grande e no, non gli manca niente, non ci andrei a cena fuori, ma no, non gli si può proprio dire di no.
Mi viene incontro e mi bacia. Anzi no, lui non bacia, lui divora, lui mangia, lui assapora la mia bocca, la mia lingua, le mie labbra. Ci si fionda contro, dentro, e ne è padrone, rubandomi il fiato. Mi infila una mano sotto la maglia e fa esattamente ciò che ho fatto io in bagno prima, abbassa una coppa del reggiseno e mi stringe il capezzolo tra le dita. Un brivido… dolore, piacere… dolore, piacere… sono corrente alternata…
Mi spinge verso la scrivania che è all’entrata ma io gli dico: “Andiamo nella stanza dietro, così non ci vedono dalla strada” e così mi ritrovo nella stessa stanza di dieci anni fa… cazzosepassa il tempo, ma la scrivania è la stessa, lo ricordo bene. Lui mi ci fa sedere sopra, mi spinge facendomi allungare, stendere, e mi spoglia, i jeans, gli slip, mentre io mi tiro su la maglia senza toglierla, solo per scoprire i seni, su cui campeggia ancora la scritta. La vedo, sorrido e gli dico: “Ricordati quello che devi fare…” e infatti si abbassa con la bocca su di me e inizia a mordermi i capezzoli mentre la mano strizza l’altro seno.
“Intanto toccati” mi ordina. Io lo adoro… Lo adoro per questo… Perché è stato il primo a chiedermi di farlo, chissà perché poi, è un gesto così splendido, toccarsi mentre si è osservata da un uomo. E lui lo chiede sempre, vuole che lo faccia in ogni momento, anche mentre glielo prendo in bocca, in ogni posizione, vuole vedermi così. E allora appoggio i piedi su due sedie, così da tenere aperte le gambe e la mano scivola giù…
Ma ci sarà un giorno in cui smetterò di stupirmi di me stessa, del mio corpo, del lago che divento quanto sono così eccitata? No, non credo, neppure adesso. Sono liquida tra le gambe… sono desiderio liquido… carne non più solida ma sciolta… talmente pulsante e sensibile da divenire quasi dolorosa al contatto con le dita.
Lui mi osserva stesa, è in piedi, é nudo anche lui dalla vita in giù, i pantaloni e boxer a terra, si sta toccando. E io chiudo gli occhi… so che lui c’è, che mi osserva, sento la sua voce, che mi ripete spesso in questi momenti: “Sei uno spettacolo…” Effettivamente vorrei vedermi, vorrei uno specchio sul soffitto. Mi vedrei persa, completamente, perché, quando mi tocco così, ci sono solo io… io e il mio corpo… e mi piace godere di ogni singola sensazione, seguendo le dita che entrano dentro, ne escono umide, le lascio scivolare più giù per stimolarmi tra le due aperture e poi raggiungere anche l’altra più stretta… e che lui conosce bene.
Sento le sue mani sulle mie gambe, mi interrompe, sposta le due sedie, lascia che le mie gambe scendano giù e lui si posiziona in mezzo. Mi prende per i fianchi e mi fa scivolare verso il bordo della scrivania… lo affonda in me… senza toccarmi prima, l’avevo già fatto io… esce e rientra… un paio di volte… completamente… La sua forza, le mani che mi stringono e mi attirano a sé, le spinte sempre più profonde, una dietro l’altra… io tutto questo lo desidero, mi piace, mi fa godere…
Mi fa godere la forza che usa su di me, l’idea che lui mi consideri solo un corpo. Non posso credere a quello che ho scritto… Godere dell’essere usata? Ma sì. Perché io sto facendo esattamente lo stesso con lui, per aumentare la distanza dal passato e sbiadire i ricordi, e proprio qui, su questa scrivania… E lo so che per questo motivo lui si porterà via per sempre un pezzetto di me perché ci sta riuscendo, perché provo finalmente piacere con un altro uomo. A occhi chiusi non mi torna in mente il mio ex ma sento solo il suocazzo che entra ed esce da me… ed è una sensazione che mi dà i brividi…
Mi dice di guardarlo, mi sollevo sui gomiti e la visione è sempre esaltante perchè lui è bellissimo da vedere, e osservare quel suo tratto di carne dura che ci lega, per questi attimi, che scorre facile in me, lo esalta, egocentrico che non è altro, anzi cazzocentrico… come si direbbe, ma aumenta anche la mia di eccitazione anche se so che in quella posizione non raggiungerò l’orgasmo. Ma io godo anche solo nel far godere, così come gli avevo risposto quando mi aveva chiesto cosa volessi vedere in foto, prima di incontrarlo. “Voglio solo vederti godere…” e così fa… E mi viene dentro… e no, non glielo ho mai chiesto di venirmi addosso, sul seno, come mi piace, non so, si è preso tutto di me però questo non so, decido che non se lo merita ancora.
Ci salutiamo sulla porta, si avvicina e mi deposita un bacio sulle labbra. Lo guardo stranita e me ne vado. E no, il bacio veloce in bocca sulla porta, come un marito che esce di casa devoto al lavoro, non lo voglio…
Tornerò a lavorare nel pomeriggio stravolta e euforica, come le altre volte in pausa pranzo, con un sorriso sulle labbra che faticherò a trattenere e la mia collega si domanderà: “Ma come mai questa non ride mai e ogni tanto il pomeriggio se ne arriva tutta euforica? Secondo me si fa di qualcosa…” Sì, effettivamente mi sono “fatta”, ma qualcuno…
Quando fai una cosa è perché ne hai voglia, perché ti sembra che in quel momento sia quella più giusta. Ma poi, guardandola con gli occhi di poi… forse mi chiederò “Ma che cazzo ho fatto?” Ancora non ci credo di essere finita con lui. E sì, dai, anche se non lo ammetterò mai, anche un po’ per vendicarmi del passato, non solo per soddisfare una pura voglia. E un pensiero che mi viene in mente è ogni volta quello di inviare un sms al mio ex: “Mi sto scopando il tuo ex collega. Viva gli ex!” ma è solo un pensiero passeggero, non scrivo nulla, trattengo ogni istinto autolesionista, ho già dato, per oggi.
Mi metto in macchina e torno a casa, avrei voglia di bere, fino a farmi girare la testa, o semplicemente vagare, con la mente, in auto, senza meta. Intanto mi sballo alzando al massimo il volume della radio e premendo a fondo l’acceleratore… chissà perché io per stare bene, per stare meglio, devo sempre prima farmi un po’ male, devo prima sentirmi un po’ male… E poi non ho voglia di pensare, nè sentire in bocca l’eventuale sapore amaro della vendetta o dei probabili rimorsi o sensi di colpa futuri.
E ogni volta che mi passerà per la testa che la Vendetta è solo l’altra faccia della Giustizia, beh… dovrò ricordarmi di ripetermi che è soltanto una grande sciocchezza.
Le donne di Peter
Peter portò, in quella bettola, un’altra donna, Miranda,…appassionata di cazzoni neri. Lei era la versione platinata dell’amante del sesso allo stato brado, si dedica a esso con passione, con convincimento, con totale dedizione. Veniva da Bologna dove non aveva mai avuto l’occasione di farsi scopare da un negro, ma aveva sentito dire che i maschi dalla pelle nera hanno dei cazzi favolosi, membri da cavallo arrazzato. E s’è subito buttata su questa merce. I neri hanno stravisto per lei che oggi può vantare una «lista d’attesa» lunga alcuni metri: non c’è maschio nero giovane fra i 18 e i 25 anni a cui non sia in nota. Come tutte le bolognesi, è di bocca buona: ha cominciato a fare strepitosi pompini da far mancare il fiato, poi ha finalmente incontrato il negretto dei suoi sogni: giovanissimo, con un cazzo da quasi 30 centimetri di lunghezza e 15 di circonferenza. Ha cominciato a riceverlo in casa tutti i giorni, ma siccome la servitù le dava fastidio ha imparato ad andarlo a trovare a casa sua. Lì è successo di tutto: se Miranda credeva d’essere stata sverginata tanti anni prima, si illudeva di grosso: in effetti è stata sverginata nel senso più totale dal suo negretto che le ha finito di squarciare l’imene per tutta l’ampiezza della vagina.
Ora la sua bocca vaginale si presenta come un’orrida caverna ampia e profonda, senza neppure un lembo di imene. Il negretto è andato anche più in là: le ha squarciato anche il buco del culo! L’ha convinta un po’ con le buone e un po’ col ricatto di non farsi più vedere. Miranda, ormai innamorata folle di quel cetriolo enorme, ha voltato la schiena, si è fatta leccare il buco dalla rasposa lingua del suo amico,si è fatta lubrificare abbondantemente e quindi ha sacrificato la sua ultima verginità, immolandola sulla grossa mazza nera, i primi giorni sono stati di strazio, ma il giovane negro non le ha dato tregua: giorno dopo giorno ha preteso di penetrarle in culo, e glielo dava nella fica soltanto dopo che Miranda lo avesse preso nel candido deretano!
Dopo appena un mese di trattamento, il buco del culo di Miranda si presentava pressappoco come la sua vagina: un buco rotondo perennemente spalancato e vibrante di desiderio. Ora la stessa Miranda non ne potrebbe fare più a meno. “Il piacere che provo quando m’incula il mio negro”, dice Miranda, “è di natura diversa di quello che provo quando me lo dà nella fica: è un godimento più sottile, più prolungato, più intimo, più coinvolgente. L’orgasmo di fica si preannuncia, arriva con rapidità e con altrettanta rapidità sparisce. Ma quando mi fa godere di culo, l’orgasmo si prolunga all’infinito, arriva al parossismo e persiste ancora per un quarto d’ora”. Spalancata di fica e di culo. Miranda non si è più accontentata di un solo uomo nero: ha pregato il suo amante, Peter, di procurargliene ancora uno, in modo da potere fare il triangolo; per farsi amare contemporaneamente, per poter prendere contemporaneamente due uccelli nel suo corpo. Il suo amico le ha condotto un ragazzo, giovane ma esperto di cazzo, anch’esso spropositato: glielo ha cercato della giusta misura, come li va cercando Miranda. E con il suo amico, ha fatto di Miranda una perfetta, mirabile troia: la ragazza viene penetrata contemporaneamente di fica e di culo, potendo così godere di orgasmi lunghissimi e spossanti. E non è lontano il tempo in cui Miranda, non ancora soddisfatta, chiederà l’intervento del terzo negro, affinché possa riempirle col suo nerbo anche la bocca.
Conoscendo le vivide bramosie di Miranda che ormai ha finito per snobbare i cazzi bianchi staremo per pronosticare che, presto o tardi, ne vorrà cinque di negri al suo servizio sessuale: almeno, anche le sue mani saranno occupate a stringere spasmodicamente altri due uccelloni di calibro superiore. Miranda, dalla pelle candida, decanta non soltanto l’imponenza dei cazzi neri che soddisfano le sue più intime esigenze, ma descrive anche la completezza delle sue sensazioni visive: viene enormemente soddisfatta dal contrasto vivido del cazzo nero infilato nella sua sorca bianca; dalle mani nere che stringono le sue candide e capezzolute mammelle, dal viso nero fra le sue marmoree cosce. E’ anche una burlona e si diverte un mondo a far cornuto il marito. «L’altra volta» dice, «ero venuta via da uno dei miei appuntamenti con i miei negretti che mi avevano letteralmente imbottita di sborra.”
Sistemato così il marito – che deve essere un fior di ignorante, oltretutto come mai si può confondere al profumo e al sapore, la sborra maschile col miele di vagina? – Miranda ha tutto il tempo e le possibilità di svagarsi nel modo che preferisce e ormai le sue stesse cameriere le fanno da ruffiane. Infatti sono anch’esse nere e parteggiano apertamente per i maschi del loro colore che vengono a fottere la signora bianca, e così oggi Miranda riceve nel suo letto i suoi due amanti, bellicosamente armai da favolosi cazzi. Miranda si sazia, ringrazia, spompina, si fa leccare, si fa succhiare i grossi sfacciati capezzoli, torna a sbocchinare e si impupa per aspettare «il suo sposo». Il quale raccoglie gli avanzi degli altri !
Nella Taverna mostrò alle ragazze le sue migliori qualità…nel frattempo i suoi negracci le avevano pisciato addosso ma, con tutti i capelli ed il corpo inondato di piscio, Marina si agita e tutti capiamo che sta ansimando e godendo, un po’ per la sorpresa e un po’ per l’enorme cazzo di gomma nella figa. La guardo nuda per terra che si agita, le calze nere sono strappate un po’ ovunque, e i lacci del reggicalze pendono non piu’ attaccati, le sue enormi tette sono colpite dai getti di urina, il suo viso prima ricoperto dallo sperma di cinque uomini e ora ripulito ma, la sua faccia viene completamente ancora colpita dai getti di piscia calda. Marina apre la bocca per invogliarli a centrarla,fa’ versi e grida “dai porciii “, loro lo fanno e Marina la deglutisce un po’ e la sputa fuori, immobilizzata come è non puo’ far altro che subire, un tipo le conficca ancora di piu’ il cazzo di gomma dentro, Marina manda un urlo che viene subito soffocato da un getto di urina nella bocca spalancata. Io non resisto piu’ a vedere Rosita usata in questo modo, sono eccitatissimo, mi accorgo che ho il cazzo durissimo, mi levo i vestiti come un fulmine, con la coda dell’occhio tutti hanno finito di svuotarsi su Marina e se lo stanno sgocciolando sulla sua faccia. Marina li lecca e li succhia molli e imbrattati di urina. Mi avvicino e le estraggo il vibratore dalla figa e gli infilo il mio cazzo dentro, stendendomi su di Marina, le nostre facce si incontrano e Marina mi dice “ah…. sei tu maiale, hai visto quanto ho bevuto, dai sborra nella tua vacca!”. Ad un certo punto il tipo che ha il cazzo nella bocca di Marina lo estrae e gli sborra sulla faccia, Marina con la lingua cerca di indirizzarsela in bocca. “Siete stati magnifici” urla nel suo delirio Marina, io mi sfilo dalla figa di Rosita e scopro che Marina aveva un cazzo di gomma nel culo, qualcuno glielo aveva infilato e io non me ne ero accorto. Poi la slegano e tutti le danno un bacio e le fanno i complimenti, Nuda,fradicia, gocciola tutta, è bellissima, qualcuno le soppesa le tette mentre la bacia e le dice ”Peseranno almeno 3 chili l’una, sei una troia”. Nel frattempo mi occupavo di Krissy, forse si era risparmiata la gabbia ma per quella sera poteva bastare. Io e lei ci dirigiamo alle docce per andarci a lavare, dentro non diciamo una parola e sotto la doccia ci aiutiamo a lavarci, mentre le lavo la figa, la sento fare un piccolo gemito di piacere…. credo che avesse ancora voglia, poi scappò l’occhio vicino al mio cazzo e scopro che pure lui…….. Quella notte ci addormentammo come sassi, Mangiafuoco fu gentile e ci mise a disposizione la stanza piu’ grande, dove c’era un lettone grandissimo. Krissy si addormentò subito e la sentivo gemere, poi mi addormentai anch’io, dormii come un sasso.
Quando mi svegliai al mattino Maria Cristina non c’era più nel letto, vado a vedere fuori dalla camera e sento delle voci e dei gemiti venire da una stanza, mi avvicino e la porta e socchiusa, la apro e vedo Rosita carponi sul letto che si fa inculare da un omone enorme, mentre altri sei o sette le sono attorno che si toccano i cazzi mosci, mentre tiene in bocca il cazzo di Mario, il suo culo e completamente divaricato e vedo perfettamente il cazzone che la sta penetrando, entra e esce come un martello, dandole dei colpi fortissimi. Krissy, con una mano, si sgrilletta la figa, Mario vedendomi mi dice: “stiamo preparandole la colazione” e a quel punto vedo una tazza piena a metà di sborra. Capisco che gli altri siano già venuti, poi, ad un tratto, il tipo che la incula esce di colpo, il suo cazzo è lungo come un serpente, mi chiedo fino a dove lo abbia infilato.
Il buco del culo di Krissy resta spalancato come una voragine, poi veloce prende la tazza e scarica una quantita’ di sborra enorme, anche Mario sfila il suo cazzo dalla bocca e schizza nella tazza, che è ormai piena. Lei si gira e si siede sul letto con le cosce aperte, e sudata, al suo fianco un ragazzo continua a palpare le mammelle mentre si sta masturbando, lei si lascia palpare e mi dice: ”Mi sono alzata per fare colazione e Mario mi ha portata qui dentro dicendomi che oggi la colazione per me era speciale. Cosa potevo fare ormai sono la loro vacca a tutti gli effetti, e hanno il tuo consenso questi porci …..” a quel punto anche il ragazzo grida …“sto per sborrare puttana, troia”, Maria Cristina, allora, prende la tazza che è al suo fianco e l’appoggia sotto il cazzo del ragazzo. Questi vi spruzza il suo liquido, poi Krissy spreme il suo willy facendogliene uscire ancora e con la lingua gli dà delle leccatine per pulirlo bene. Infine, guardandoci tutti negli occhi, mette la tazza piena di seme vicino alla bocca e dicendo “porci, ecco la mia colazione… per tutto il giorno dovrete nutrirmi di sborra fresca” e così beve tenendo la tazza un po’ distaccata dalla bocca e lasciandola colare nel suo interno. Preferisce tenere la bocca piena e non ingoiare il seme poi fa come dei gargarismi ed ingoia il seme. Il mento le si riempie di sperma, ma lei con la lingua e il dito lo raccoglie e lo porta alle labbra, infila la lingua nella tazza per ripulirla bene. Ha la faccia completamente impiastricciata e, lì sul letto, con le gambe aperte, la tazza in mano e le sue enormi tette sudate, mentre lecca l’interno della tazza, mi metto con il cazzo davanti alla sua faccia e le schizzo la mia sborra gridandole “vacca bevi anche la mia”. Maria Cristina riceve i getti sulla faccia e apre la bocca, vedo con ancora la sborra bevuta nel suo palato, con la lingua raccoglie anche la mia e la fa sparire al suo interno. Poi, con calma, dice a tutti: “ grazie per la colazione, ma se volete ancora la vostra troia pronta a ricevere cazzi dovete farmi riposare un po’, e “grazie per la colazione, era veramente di mio gusto.” Ci guarda con quel suo sorrisino, incorniciato da rivoli di sperma, restando oscenamente a gambe aperte da vera vacca.
Pioggia estiva
“Prima di uscire di casa togliete qualcosa.”
Questo diceva Audrey Hepburn.
E questo io facevo tutti i giorni, anche in quel pomeriggio di quell’estate afosa e calda in non c’era vento neppure a soffiare sulle foglie.
In piedi davanti allo specchio, alzai lentamente l’orlo del vestitino azzurro a fiori che portavo.
Le mutandine blu spiccavano a contrasto della mia pelle nivea, le afferrai con pollice e indice e piano le abbassai, svelando la mia fichetta, accuratamente depilata ore prima.
Il leggero tessuto cadde, sollevai alternativamente i piedi – calzati in alte zeppe con il tacco di corda che si allacciavano attorno alle mie caviglie sottili – per liberarmene e riabbassai la gonna.
Guardai la mia immagine allo specchio, mossi qualche passo per controllare come venisse evidenziato il piccolo triangolo del monte di Venere ogni volta che incrociavo le gambe.
Non era certo questo che intendeva Audrey, ma era una cosa troppo bella per poterci rinunciare.
È così meraviglioso uscire in libertà, sentire la stoffa che stuzzica le pelle – soprattutto il jeans – osservare le reazioni di chi si accorge, muoversi in modo tale da agevolare la scoperta.
Mi giudicai pronta e uscii.
Appena chiusi la porta provai la solita sottile eccitazione trasgressiva dell’essere uscita senza mutandine.
Passeggiai per il centro, osservando le vetrine e la gente.
Riconobbi i turisti intenti a fotografare negozi carini, monumenti e qualsiasi altra cosa li attirava; ragazzi sostavano nei bar o nei luoghi ombreggiati, altri camminavano senza meta.
Ancheggiavo sicura sulle zeppe, incrociando le gambe, un piede davanti all’altro, come in passarella.
La stoffa era abbastanza aderente ed evidenziare tutto l’evidenziabile, il solco fra i glutei, la giuntura delle grandi labbra.
A dispetto di quest’erotica provocazione tenevo gli occhi quasi pudicamente abbassati.
Eros e innocenza, questo è il segreto.
Ero osservata, lo sapevo, e la cosa mi faceva piacere.
Mi fermai in un bar per una coppa di gelato.
Scelsi un tavolino all’aperto, mi sedetti sulla poltroncina e gustai la coppa a piccole cucchiaiate.
Dei ragazzi seduti davanti a me mi scrutavano, ammiccavano e si davano delle gomitate.
Erano ragazzini delle medie, si capiva, massimo primo liceo.
Li trovai teneri.
Decisi di stuzzicarli.
Presi l’ultima cucchiaiata di gelato e lentamente la misi in bocca, stringendo le labbra sul metallo lucido prima di farlo uscire, feci balenare in ultimo la punta della lingua e mi leccai le labbra.
Concessi un ultimo regalo prima di andarmene, schiusi di poco le gambe mostrando la fichetta.
Li vidi deglutire e affannarsi a coprirsi.
Mi alzai e feci un occhiolino agli avventori che avevano goduto del mio spettacolino.
Proseguii la passeggiata, sentendomi osservata ed eccitata.
Lasciai il centro e percorsi il parco, m’inoltrai nelle zone più defilate, oltre le aree dei giochi.
Trovai una panchina isolata, protetta su tre lati da siepi di oleandro, l’unico sentiero era al mio fianco.
Ero sola.
Passai le dita sulle cosce e alzai il vestito quel che bastava per toccarmi.
Aprii le gambe.
L’aria investì la mia fica aperta, facendomi bagnare di più.
Introdussi due dita e le mossi avanti e indietro, passandole poi sul clitoride.
Essere vista.
Essere scoperta.
Questi rischi aumentavano in maniera esponenziale l’eccitazione.
La fica era fradicia.
Mi penetrai con le dita, sempre più forte, mentre l’altra mano stuzzicava il clitoride gonfio.
Venni quasi subito, trattenendo a malapena i gemiti.
Non ero ancora sazia, così decisi di continuare.
Ormai avevo la fica in bella mostra, le gambe completamente aperte.
Dopo qualche minuto sentii un gemito soffocato provenire dalla mia sinistra.
Voltai brusca il capo.
Un signore biondo sulla sessantina ricambiava il mio sguardo.
O meglio, aveva lo sguardo puntato fra le mie cosce.
Iniziò a balbettare qualcosa in tedesco.
Non parlai.
Le parole avrebbero rovinato tutto.
Con gli occhi lo invitai ad avvicinarsi per osservare meglio.
Stupito abbandonò il nascondiglio offerto dai cespugli.
Aveva ancora i pantaloni slacciati, l’uccello gonfio usciva parzialmente dagli slip bianchi.
Con un cenno della testa lo spronai ad abbassarli, liberando così il cazzo duro ed eretto.
Era ben messo, sebbene fosse anziano.
L’ardore non gli mancava.
Rincominciò a segarsi, movimenti lenti e profondi.
Lasciai che osservasse ben bene prima di ricominciare a masturbarmi.
Immaginai di prendere quel cazzo in bocca, poi di piegarmi a pecora sulla panchina e farmi scopare la figa bagnata.
Forse lo immaginava anche lui.
Continuammo a masturbarci ed osservarci reciprocamente.
Mi sentivo così zoccola, una giovane zoccoletta birichina.
Ero vicina al secondo orgasmo.
Mi accorsi che mi scappava la pipì.
Mi posizionai sul bordo della panchina, le dita che si muovevano veloci dentro e fuori.
L’orgasmo arrivò potente e devastante, inarcai la schiena e il bacino.
Gemetti.
Mi tremavano le gambe.
L’uomo aveva il volto paonazzo, la mano che correva veloce sul cazzo durissimo.
Tenni le grandi labbra ben aperte e mi concentrai.
Sentivo l’urina lì, appena dietro il buchino, pronta per uscire, complice l’orgasmo appena avuto.
Il primo getto dorato uscì graziosamente dalla mia fontanella, atterrando sull’erba.
Il signore gemette ancora, un ulteriore suono strozzato.
Certamente non si aspettava quell’ulteriore spettacolo.
Con la mano libera mi massaggiai la fica, mentre la pipì continuava ad uscire.
Finalmente appagata osservai l’uomo masturbarsi furiosamente e sborrare, lunghi getti bianchi che caddero sull’erba.
Lentamente il cazzo tornò moscio.
L’uomo si pulì con un fazzoletto umido e poi, con cura, me ne tamponò uno sulla figa, pulendola delicatamente.
Sorrisi e lo ringraziai.
Ricambiò il sorriso e i ringraziamenti.
Ci ricomponemmo , uscimmo dal nostro angolo di lussuria e alla biforcazione dei sentieri ci dividemmo.
Eh si, vale davvero la pena di seguire il consiglio della Hepburn.
In palestra
Frequentavo una palestra nel quartiere, era piccola, ma ben attrezzata e accogliente, ero solita andare nel primo pomeriggio ma quel giorno per causa lavoro decisi di andare alle 20, avevo iniziato un programma che prevedeva di esserci tutti i giorni quindi andai sul tardi. Appena entrata notai che non c’era nessuno se non due ragazzi di origine brasiliana (credo) che si allenavano sul ring di box, mi recai negli spogliatoi e misi la mia tuta (super aderente) top che astento conteneva il mio seno prosperoso e un leggings aderentissimo che modellava le mie curve e faceva intravedere il perizoma sopra ovviamente niente reggiseno dato che stringeva al massimo e le conteneva bene. Entrai nella sala e iniziai a fare riscaldamento notai che i tipi mi guardavano ma non ci feci tanto caso e iniziai ad allenarmi , i due tipi che in seguito ho scoperto si chiavano (marcus e thiago) consapevoli di essere i soli iniziavano a fare battute e ridere ad alta voce, parlavano di culi di tette e di belle labbra e capii che si riferivano a me, tesi l’orecchio per origliare mentre continuavo a fare i miei esercizi e captai Marcus che diceva ” hai visto che tettone che ha?” e Thiago “mai vista una figa cosi qui dentro, cosa gli farei” e l’altro “mi vien grosso solo a pensarci”. Confesso che sentire tutti quelli apprezzamenti anche se volgari mi intrigava di brutto, così decisi di stare al gioco e mi misi davanti a loro a fare le flessioni notando che mi guardavano nella scollatura, loro scesero dal ring super sudati e si tolsero le canotte mostrando dei fisici da urlo muscolosi e delineati, Marcus molto sfacciato si mise difronte a me a fare la panca e tra una serie e l’altra si massaggiava il pacco che da quel che mostrava doveva essere bello pieno, notai un’erezione anche a Thiago e anche lui era ben fornito. Stavo scoppiando ero impaurita ed eccitata, mi alzai e liberata la panca mi misi a fare dei sollevamenti senza togliere il peso che aveva messo Marcus che era eccessivo, alzai due volte e stavo per crollare quando Thiago approfittando disse: “signorina serve una mano? la vedo in difficoltà”.
IO ” oh si grazie è davvero pesante, ma vorrei finire la serie a questa difficoltà”.
MARCUS “ci penso io” posizionandosi alle spalle e aiutandomi a mantenere i pesi.
Thiago invece si mise davanti abbassandosi e mantendomi le caviglie, faccia a faccia con la mia patatina, devo dire sentire le loro mani toccarmi e sfiorarmi mi faceva bagnare come una ragazzina, finii la serie e rimasi seduta a riprender fiato, loro si presentarono e fecero spudoratamente la corte dicendo che ero bravissima e bellissima io sorrisi. Marcus si offrì per darmi una mano e mi diede appuntamento ogni giorno alle 20 ad andare li, io sorridendo accettai poi dissi che era tardi e dovevo andare li salutai e loro approfittarono di sfiorarmi o schiacciarmi le tette in abbracci di saluto e andai nello spogliatoio. Mi spogliai e feci la doccia misi l asciugamano attorno al corpo e dopo essermi spalmata la crema idratante mi accorsi di non avere il phono per asciugare i capelli, così cercai di usare quello della palestra ma era guasto, non potevo andar via con i capelli bagnati quindi notando che i due tipi ancora si allenavano decisi di andare nello spogliatoio dei maschi. Fortunatamente il phono funzionava cosi mi misi ad asciugare i capelli senza accorgermi che i due erano entrati nello spogliatoio e si stavano denudando.
IO ” scusate ragazzi dovevo asciugare i capelli, vado via subito”
MARCUS ” ma te pare resta pure quanto vuoi”
THIAGO ” non disturbi affatto carlotta”
Si spogliarono rimanendo nudi e dio che cazzi che avevano, si misero sotto la doccia e guardandomi si insaponavano i piselli, scappellandoli, strizzandosi le palle e addirittura facendo l’elicottero, i miei capelli non ne volevano sapere di asciugarsi e il mio istinto da troia mi spingeva a rimanere li e sbirciare nello specchio, cosa che loro notarono. Finirono la doccia e sempre nudi vennero verso di me Thiago si mise seduto a gambe larghe sulla panca toccandosi il cazzo mentre Marcus più audace e tutto bagnato venne verso di me dicendo se potevo passargli il pettine, mi abbassai e lui ne approfittò per mettersi dietro e strusciarlo sulle mie chiappe, brividi, poi si posizionò anche lui sulla panca a gambe aperte e si mise a parlare con Thiago.
MARCUS ” ehi il mio è più grosso ahaha”
THIAGO ” cosa dici guarda il mio è una bestia”
Intanto li sventolavano come bandiere facendo in modo che io guardassi e già sapevo dove sarebbero arrivate quelle domande infatti
MARCUS ” ora domandiamo a Carlotta così ci dice lei”
THIAGO “ahaha ok, Carlotta girati un attimo anche se dallo specchio vedi lo stesso bene ma girata vedi meglio, secondo te chi ha il cazzo più grosso”
IO ” ragazzi ma che domande, ad una signorina come me ma cosa dite?”
MARCUS “suvvia ci stai a guardà da mezz’ora cosa ne pensi di questi cazzi”
IO ” bhè se passate e ve li toccate davanti a me l’occhio cade comunque che rimanga tra noi sono tutti e due grossi, fate invidia a dei pornoattori contenti?”
THIAGO “io lo dicevo che te ne intendevi Carlotta, quindi perciò ci guardavi”
IO ” no è perche mi passate davanti ma state buoni io sono fidanzata”
MARCUS “scommetto che sei bagnata a guardarli e secondo me il tuo ragazzo è pieno di corna”
THIAGO ” si lo penso anche io e poi guarda che corpo e che bocca sai che pompe che tira questa qui”
IO ” ragazzi ma smettetela sono fedele v’ho detto siete dei bei ragazzi ma basta così e poi non si usano certi termini”
MARCUS ” ma smettila di fare la santa secondo me sei eccitatissima”.
Si alzò di s**tto e mi tiro via l’asciugamano scoprendomi tutta Thiago si avvicinò e mi palpò il seno e vide che i capezzoli erano turgidi, a me scappò un mugolio e inizia a perdere il controllo.
THIAGO ” guarda che capezzoli turgidi, questa troia ha voglia”
MARCUS” anche io ho voglia di scoparla guarda che cazzo duro m’ha fatto venire”
IO ” (poco convincente) ragazzi vi prego mm smetetela”
Il mio istinto da troia stava prendendo il sopravvento chiusi gli occhi mugolando e sentii che mi afferravano una tetta e la slinguazzavano e schiaffeggiavano era Marcus che continuava a schiaffeggiare il capezzolo dicendo ” senti che botta sta troia” e me lo leccava, Thiago si dedicò al culo dando delle sonore pacche e sgrillettandomi la fica ormai diventata un lago, poi si chinò e inizò a leccarmela mettendo la lingua anche nel culo e scopandolo con la bocca, ero al settimo cielo.
THIAGO “questa qui ha il culo aperto possiamo fare una doppia”
MARCUS ” la troia gode guarda come mugola” continuando a leccare i capezzoli
IO ” ragazzi vi prego fatemi succhiare i vostri cazzi” , ormai ero fuori controllo volevo solo quei due cazzoni nella bocca e spomparli per bene
MARCUS ” subito troia ti accontentiamo subito”, mise il suo cazzo davanti le mie labbra, e io subito gli sputai sopra e lo misi in bocca mugolando e facendolo arrivare alla gola, mi scopava la bocca come fosse stata una fica, intanto segavo Thiago che incitava dicendo “guarda come succhia sta troiona, Carlotta la mignotta la dobbiamo chiamare, dai succhia anche il mio, iniziai a spompare anche il suo alternando con sonori schiocchi, ero eccitatisssima e dopo quel pompino lungo dissi “ora vi prego scopatemi”. Mi misero sulla panca e mentre succhiavo Marcus che aveva un buon sapore, THIAGO mi scopava la figa con foga, urlavo si scopami più forte sono la vostra troia, sculacciami dai, sentivo delle sonore pacche sul culo e urlavo di piacere. Marcu che era un gran porco disse di leccargli il culo e le palle e di stuzzicarlo con un dito, ero arrapatissima e la cosa mi eccitava tanto gli leccai quel buchetto saporito, poi toccò a Thiago mentre mi impalavo su Marcus. THIAGO decise che era arrivata l’ora di fare la doppia mi presero come una baombola e mi misero sopra Marcus e iniziarono a scoparmi figa e culo, godevo come una matta prendendoli a schiaffi e incitandoli tirando anche i capelli, mi scoparono davvero a dovere e alla fine mi arrivarono in bocca esausti e sudati, facemmo la doccia insieme dove li spompai dinuovo e una volta duri mi feci inculare a turno facendomi sborrare nel culo. Da quel giorno ho cambiato orario di Plaestra vado sempre alle 20.
La passione di Elisa per i cavalli
Avevo notato in Elisa una certa tristezza nello sguardo e non la vedevo brillante come sempre.
Un certo sguardo di “cane bastonato” frammisto ad un timido sorriso all’angolo della bocca
aleggiava costantemente sul suo viso.
La cosa mi incuriosiva ma anche provavo dispiacere per lei in quanto capivo che qualcosa girava
storto.
Provai a chiederglielo, ma lei con un sorrisino mi rispose
“niente … va tutto bene”.
Ho anche pensato che potesse avere avute conseguenze con la penetrazione del cavallo di quella
sera.
Comunque l’avrei saputo!!
Qualche giorno dopo, in assenza del mio principale, dissi ai colleghi di studio che sarei dovuta
uscire per un’oretta.
Attraverso i meravigliosi vicoli fiorentini giunsi in piazza della Repubblica e da lì mi fu facile
giungere al “porcellino” dove Elisa con il marito avevano un negozietto di paglie e cazzate varie …
tanto amate dai turisti (a giudicare dal loro alto tenore di vita).
Elisa era sola in negozio e ci sedemmo a chiacchierare.
Tornai a chiederle la ragione di quella sua mestizia e dopo tanto insistere lei mi confessò che da
quella sera che aveva avuto il coito con il cavallo … litigava spesso con il marito.
La ragione era che il marito, avendo visto con quanto … trasporto si era fatta penetrare dal cavallo,
adesso chiedeva che il cavallo la sodomizzasse!
Lei non era contraria, anzi la cosa sotto sotto la eccitava e molto, ma aveva il terrore che le
dimensioni del membro equino le procurasse una lacerazione all’ano. Il timore non era avventato!
Cosa avrebbe detto in ospedale? “ricucitemi che sono atterrata sul campanile di Giotto” ?
Io le ricordai che il nostro amico Guelfo era dotato di un “coso” che a vista aveva poche differenze,
almeno in grossezza, con quello del cavallo … allora perché non fare allenamento durante la
settimana? sarebbe servito a rilassare i muscoli dello sfintere ed a verificarne la dilatabilità.
Le ricordai inoltre che nel nostro gruppo NESSUNO era obbligato a fare qualcosa per imposizione
e si sarebbe potuto, anche all’ultimo momento, rifiutare.
Quindi qualora lei avesse voluto io avrei proposto la cosa e lei rimaneva libera di accettare o meno.
Rimanemmo così d’accordo.
Al Sabato sera, come d’accordo, io feci un “bocca a bocca” con gli altri del gruppo in modo da
spingerli a richiedere ad Elisa di farsi sodomizzare dal cavallo, ma avrei potuto fare a meno di far
tanta fatica sarebbe stato sufficiente dirlo solo alla vulcanica Giulia perchè in brevissimo tempo …
tutto fosse già organizzato e pronto!
Mancava solamente il consenso di Elisa, che un con un po’ ritrosia accettò, ma ponendo la
condizione che se si fosse pentita anche durante il … meeting le sarebbe stato concesso di smettere
immediatamente.
L’entusiasmo fu generale e tutti partimmo verso la stalla.
Ci sistemammo nel vasto spiazzo trepidanti ed eccitatissimi.
Le mani di tutti erano sparite fra le natiche, i seni, le cosce delle donne presenti e si muovevano con
la stessa frenesia che immagino doveva esserci stata a Cape Canaveral subito prima della partenza
del missile per la Luna!
Le donne lasciavano fare distrattamente pregustando lo spettacolino.
Arrivò Giulia dopo aver rassicurato Elisa che in caso di …”incidente” avrebbe provveduto lei stessa
alla …riparazione … non era forse un chirurgo lei?
Subito dopo arrivò Elisa più pallida che mai, più diafana che mai.
I suoi capelli leonini rosso Tiziano facevano da cornice al suo viso spaurito, ma eccitato e ne
facevano risaltare maggiormente la bellezza.
Il saio che indossava faceva indovinare le sue magnifiche forme ed il fiato leggermente ansante
tradivano l’ansia.
Questa volta il marito, seduto in un angoletto a fianco al box, non si adoprava e non parlava, era
sudatissimo e continuava a tergersi il sudore con un foulard. In mano aveva il suo uccello e se lo
menava distrattamente più per “dovere d’ufficio” e fissando il … palcoscenico.
Vennero scelte due ragazze che preparassero il cavallo e che facessero da ancelle alla “sacrificanda”
(ma alla fine sarebbe stato veramente un sacrificio?).
In un primo momento ero stata scelta io, e sempre da quella stronzetta di Giulia, ma il mio ormai
proverbiale terrore dei cavalli, li convinse a desistere e venni sostituita da Paola che in quanto a
forme … rischiava di distrarre la platea!
Paola e Lella iniziarono ad accarezzare dolcemente le palle del cavallo che in un primo momento
era molto nervoso.
Il massaggio alle palle lo calmò e cominciò a tirare fuori una piccolissima parte del suo membro.
Paola si chinò mostrandoci un culo da sturbo, due natiche che s**turivano da un solco da Gran
Canyon e si univano con due labbra che sembravano sorridessero alla fica cui stavano a guardia;
cominciò lentamente a titillare il glande del cavallo con la punta della lingua fino a quando il membro della bestia non si fu allungato di un bel po’ consentendo a Lella di apporre le proprie benefiche manine sul grande fallo e cominciò dolcemente un andirivieni con ambedue le mani.
Il cavallo mostrò di “gradire” molto sia la lingua di Paola che le manine di fata di Lella e sfoderò
tutti i suoi 70 e più cm di cazzo.
A questo punto Paola, ormai anch’essa eccitata, non poté fare a meno di introdursi il glande del
morello in bocca e cominciò un pompino da vera professionista. Lella baciava dolcemente lungo
l’asta il grosso fallo e continuava fargli una benefica sega.
Tememmo che se il cavallo avesse eiaculato in bocca a Paola … lo spettacolo sarebbe finito prima di
cominciare!
Richiamammo a gran voce Paola perché sospendesse il bocchino alla bestia; lei resisteva e fu quasi
strappata al suo ciucciotto.
Elisa fece scivolare in terra il saio e rimase meravigliosamente nuda. Le sue superbe mammelle
bianco latte costellate da efelidi erano lì in bella mostra e facevano risaltare due capezzoli appuntiti
e bruni che tutti avremmo voluto succhiare. Il suo ventre era piatto con incastonato un ombelico
da … Venere.
La sua rossa foresta di peli erano una macchia di colore e di fuoco sul suo pube e si insinuava fra le
statuarie cosce che custodivamo una fica da infarto e di cui si intravedeva l’inizio della fessura.
Ma questa sera il punto focale era il suo culo da matrona romana, non eccessivo ma ben
dimensionato, tondo e sodo, diviso in due lobi da un sentiero che tutti avremmo voluto percorrere.
Si avvicinò al cavallo, lo carezzo sulla groppa, scese con la mano sotto la pancia, carezzò il pene
mostruoso forse pregustando le gioie successive o … temendone le disastrose conseguenze.
Si pose carponi sulla tavola, alzo quanto più possibile il culo verso l’alto … ed attese.
Fu Lella, che abbrancava con ambe le mani il cazzo del cavallo, che iniziò a indirizzarlo verso la
“rosa” di Elisa,
Paola leccò dolcemente il buchetto dell’amica per farlo rilassare e per insalivarlo.
Elisa aveva gli occhi chiusi e l’espressione tra l’ansioso ed il preoccupato.
Lella poggiò il glande della bestia al buco del culo di Elisa che … con una mossa a sorpresa venne
indietro facendo penetrare la punta del cazzo equino nel suo sfintere.
Ormai era fatto! l’enorme glande gonfio del cavallo aveva superato le “colonne di Ercole” dei
muscoli dello sfintere.
Ci fu un momento di sosta, Elisa trattenne il fiato poi riprese ad indietreggiare, continuò a spingere
fin quando tanti dei molti centimetri del cazzo del cavallo scomparvero nel suo meraviglio buco
segreto.
Iniziò un lento andirivieni durante il quale il cazzo del cavallo appariva e scompariva inghiottito dal
culo di Elisa.
Infine si rilassò, evidentemente cominciò anche a provare piacere e così iniziò a farsi inculare con
grande trasporto dal cavallo.
Era iniziata la grande inculata!
Parecchi minuti di fottuta ci portarono tutti al parossismo.
Non rispondevamo più dei nostri gesti e tutti eravamo impegnati a scambiarci baci, palpeggi, e
qualcuno a tentare di più.
Ma tutti erano distratti dall’indicibile meravigliosità dello spettacolo di un cazzo enorme di cavallo
che stantuffava il culo di una splendida donna!
Io mi sentii ficcare una mano nella fica ed un dito si insinuò nel mio buchetto più intimo e
cominciai a godere come una troia in calore.
Elisa prese grande gusto all’inculata inusuale e pregò le ancelle di leccarle la fica e di succhiarle le
mammelle.
Godeva come mai in vita sua ed il suo prezioso umore scolava sul viso di Paola che continuava a
lapparla con ingordigia succhiandole il clitoride.
Alla fine il cavallo eiaculò il suo seme nell’intestino di Elisa, la tirarono via ed il seme si riversò su
tutto il suo splendido corpo con schizzi violenti ed abbondanti.
Mille mani la toccarono, la massaggiarono, sparsero quel liquido sul suo corpo a mò di unguento
miracoloso.
Io mi avvicinai e chinandomi, le diedi un bacio in bocca e le sussurrai
“è andato tutto bene”? lei mi sorrise riconoscente, mi ricambiò il bacio lussurioso e mi disse in un
orecchio
“non mi farò mai più inculare da un uomo … il cavallo è il mio maschio ideale”!
Giulia ricoprì Elisa con il saio gettato sulle spalle perché era tutta sudata; il suo sudore si mischiava
con il residuo sperma del cavallo e la condusse in casa per … visitarla in caso avesse subìto una
qualche lacerazione.
Nel passarmi vicino notai una goccia di sperma dell’a****le mista all’acre sudore di lei che scolava
da un suo capezzolo ritto, allungai la mano, raccattai la goccia con un dito ed avidamente lo
bevvi … volevo vedere la differenza di sapore tra lo sperma umano e quello di un cavallo.
I segreti di una moglie
A mezzanotte in punto la vedo uscire con un uomo più basso di lei, con una grande pancia e pelato; avrà avuto circa sessanta anni e doveva essere un suo collega.
“ Questa te la faccio pagare! “- con queste parole mia moglie mise fine a una nostra discussione per motivi futili. Infatti nei giorni seguenti evitò di farsi toccare da me. Lei non è mai stata una donna che metteva il sesso tra le sue esigenze particolari e intendeva punirmi con l’astinenza. Mia moglie non ha mai mostrato grande passione per il sesso, per cui l’ astinenza a cui mi costrinse, a lei non fece alcun effetto. Ormai era quasi un mese che continuava questa situazione e , anche se cercavo in tutti i modi un riavvicinamento, lei era irremovibile. Un paio di giorni fa, mi dice che rincaserà più tardi dal lavoro, perché dovevano sistemare l’archivio dell’ufficio. Infatti ha iniziato a rientrare intorno a mezzanotte, invece delle ore 20. Quando rientrava, ho notato che subito andava in bagno a farsi la doccia e a cambiarsi l’intimo. Questo suo inedito comportamento mi rende alquanto sospettoso e, dopo averci pensato per tutta la notte, decido di chiedere in prestito l’auto ad un mio caro amico e andare di persona a controllare sul luogo di lavoro di Simona. Alle 19,30 mi reco nei pressi della sua azienda e aspetto che accada qualcosa, non so cosa, ma aspetto. Infatti alle 20.00 in punto la vedo uscire con un uomo più basso di lei, con una grande pancia e pelato; avrà avuto circa 60 anni e doveva essere un suo collega.
Salgono nell’auto di lui e si avviano, anch’io faccio la stessa cosa e li seguo. Sono curioso di scoprire dove stanno andando e nello stesso tempo sento dentro di me un qualcosa che deve essere molto vicino alla gelosia. Intanto loro proseguono, escono dalla città e imboccano la statale. Il viaggio diventa più lungo di quello che pensavo: infatti dopo circa 50 km, nei pressi di un altro paese, entrano in un grosso piazzale con a lato un capannone in disuso. Si avviano verso un angolo e qui si fermano, mentre io li supero, fermandomi a distanza di sicurezza, per non essere riconosciuto. Ora che mi guardo intorno mi accorgo di essere in un parcheggio dove affluiscono in poco tempo diverse auto, alcune con delle coppie altre con uomini singoli. Appena inizia a calare la sera, delle auto cominciano ad accendere e spegnere i fari, come se fossero dei segnali: infatti subito dopo gli uomini soli scendono dalle proprie auto e iniziano a guardarsi intorno. Così fa anche un uomo che si è fermato vicino a me ed io curioso scendo e lo affianco. “ Mi scusi – gli dico- ma questo posto è tranquillo? “ “ Certo – mi risponde – basta guardare e non essere invadente, rispettando i desideri della coppia…se ti va bene, puoi anche scopare. “ “ Cazzo, allora siete qui per questo…mi piacerebbe partecipare, ma non vorrei farmi riconoscere…sa sono sposato e vorrei evitare complicazioni “ – gli dico io – “ Non si preoccupi – mi risponde l’uomo – nella mia auto ho una barba finta che posso darle” “ Gentilissimo “ – gli dico io, soddisfatto. Mentre mi da la barba, ci presentiamo e mi dice di chiamarsi Mario, ha 58 anni ed è separato. Io mi metto la barba finta, indosso un paio di occhiali da sole e un berretto da baseball: così conciato penso proprio di essere irriconoscibile. Seguo Mario, che si avvia verso l’auto dove sta mia moglie. “ Stammi vicino – mi dice Mario – ti faccio vedere una signora veramente porca…. “ – lui non lo sapeva ma stava parlando di mia moglie!
Appena ci avviciniamo, si abbassano i finestrini, noi siamo dalla parte di Simona e posso vedere che ha le cosce abbondantemente scoperte. L’uomo che è con lei le palpa le tette, le sbottona la camicetta, le abbassa il reggiseno e ci mostra le sue poppe (lei ha una 5° abbondante ). I capezzoli sono già duri e lui glieli strizza tra le dita, facendole emettere dei gemiti. “Mmmm, bellissima ti stai eccitando – lui le parla – abbiamo due spettatori che ci stanno guardando….ti piace? “ “ Sìì – dice lei – continua che mi sto eccitando “ “ Così mi piaci, porca e vogliosa “. Sono incredulo nel vedere Simona comportarsi in questo modo, ma allo stesso tempo sento che qualcosa si sta muovendo tra le mie gambe e resto turbato: sto avendo una potente erezione! Sergio, l’uomo in auto con mia moglie, continua a palparla e la bacia, Simona apre ancora di più le cosce e si lascia fare…
Mario intanto si tira fuori il cazzo e si masturba e io non posso fare a meno di imitarlo, essendo entrambi eccitatissimi. Vedo che ormai mia moglie si è lasciata andare e, mentre si stanno baciando, gli mette una mano sulla patta e gli apre la cerniera. “ Sì, dai, così – dice Sergio – fai vedere a questi due segaioli quanto sei troia “. Simona gli prende il cazzo e comincia a segarlo, ma Sergio infoiato le prende la testa e la spinge tra le sue gambe…mia moglie subito gli lecca la cappella, usando la lingua come non le avevo mai visto fare e alterna baci e succhiate sul cazzo di Sergio, che ormai è durissimo. Lui fa un cenno a Mario che subito apre la portiera e possiamo ammirare il culo di Simona a malapena coperto dal sottile filo del perizoma. Sergio si sta godendo il pompino di mia moglie – “ Succhialo tutto, così, fammi sentire la lingua, bella porcona “ – la incita. Simona gli sta praticando un pompino da vera esperta, sembra che non abbia fatto altro nella vita. Io la osservo e mi eccito sempre di più, invece di incazzarmi, sono arrapatissimo e il mio cazzo è durissimo. Mario intanto da dietro mette la mano tra le cosce di Simona, risale, sposta il filo del peri e infila un dito nella fica – “ Mmmmm la signora è bagnatissima “ – dice – e prende a masturbarla. Mia moglie per nulla turbata dalla nuova presenza, spompina con più foga il cazzo di Sergio e, anzi, muove il culo per agevolare la penetrazione della dita di Mario. Sergio ferma la testa di mia moglie e si toglie i pantaloni, mostrando di avere un cazzo veramente notevole – “ Ora girati puttana- lui le dice – voglio scoparti , mentre ciucci il cazzo del nostro amico “. Simona obbedisce e si gira verso di noi: adesso posso vederle il viso, completamente stravolto dal piacere. Senza alcuna esitazione, si mette in ginocchio sui sedili e prende in bocca il cazzo di Mario, mentre Sergio, a fatica vista la sua mole, le appoggia il cazzo alla fica e la penetra. Simona, appena si sente riempita, lancia un urlo di piacere – “ Aaaahhhh, siii scopami, dai non ti fermare “ “ Che fica succosa che hai troia – lui le dice – prendilo tutto questo mio bel cazzone, muovi il culo, fammi godere “. A sentire queste parole, mia moglie aumenta il ritmo dei suoi movimenti, evidentemente le piace essere insultata e trattata da troia….di questa sua voglia non mi ero mai accorto e, a vederla in questa situazione, la mia eccitazione cresce sempre più. Ora vedo Mario che la prende per i capelli e praticamente la sta scopando in bocca – “ Sii bella puttana, ingoialo tutto, succhia con la tua bocca da pompinara, sei stupenda, una vera porcona “ – le dice Mario, mostrando di godere moltissimo. Sergio da dietro la stantuffa sempre più velocemente e praticamente urla a Simona “ Dai puttana, muovi questo culone, stringi la fica , voglio sborrarti dentro, maiala “. Mia moglie, in preda ad un intenso piacere provocatole da orgasmi multipli, si rivolge a noi, dicendo “ Scopatemi forte, sono la vostra troia, la vostra puttana vogliosa di cazzi, fatemi gridare dalla goduria, continuate così, sfondatemi tutta! “. A queste parole, sia Mario che io non possiamo più resistere e iniziamo a sborrare, io nella mia mano, Mario in bocca e sul viso di Simona “ Siii, bevi tutto, troiona,ingoia, dai, sei una vera porca “ – le dice sborrando e inondandola tutta. Contemporaneamente anche Sergio tira fuori il cazzo dalla fica e innaffia il culo di Simona con la sua sborra – “Sei meravigliosa mia dolce puttana, nessuna mi fa godere come te “ – le dice abbracciandola. Simona prende con le dita i residui di sborra sul viso e li succhia con avidità e malizia e dice a Sergio, sorridendo “ Mi piacerebbe che adesso mi vedesse mio marito per accorgersi di quanto io possa essere troia, quando voglio”. Mentre con Mario mi allontano, sento le sue parole; lei non sa che l’ho vista all’opera e che da oggi provvederò a cambiare atteggiamento nei suoi confronti e cominciare a trattarla per quella che è la sua vera indole.
Una mia nipote racconta
di mestiere “dog-sitter”
Ero una ragazzina e non sapevo nulla del sesso. Scoprivo piano piano la realta’ del piacere spiando gli adulti e,ancor meglio, sfogliando qualche rivista porno che trovavo in casa o abbandonata in certi boschetti del paese. Un giorno accadde una cosa che , per qualche momento , mi sconvolse…poi i timori lasciarono il posto alla curiosita’ morbosa.Una delle riviste che avevo trovato, mostrava foto inequivocabili e fatti incredibili e sconosciuti: due ragazze erano all’aperto in compagnia di un cane. Si leccavano fra loro ( e questo , per me fu gia’ una scoperta sconvolgente) , poi una delle due si adagiava sull’erba ed allargava le cosce. L’amica accompagnava il cane fra le gambe dell’amica ed egli leccava la ragazza. Intanto l’amica , a cavalcioni sulla bocca della compagna sdraiata, si faceva leccare a sua volta dalla lingua della fedele biondina. Continuai a sfogliare il giornaletto in preda ad una eccitazione strana, le mani tremavano , volevo vedere sempre di piu’, ma nel contempo volevo godermi le foto con calma, poiche’ esse mi eccitavano e volevo gustare questo stato di eccitazione a lungo.Vidi , con i miei occhi , una delle due ragazze mettersi carponi ed offrire la sua calda e bagnata micetta all’ obbiettivo del fotografo.L’altra ragazza aiuto’ il cane a montare sulle spalle della ragazza,dopo averlo masturbato ed eccitato con la bocca.Il rosso cazzo era ormai tutto fuori,turgido e pulsante.Nella foto successiva lo vidi infilarsi nella fica della ragazza , guidato dalle mani dell’amica.Io guardavo le immagini e sentivo lo stomaco contorcersi.Nel contempo la mia fica si bagnava e fui costretta ad intervenire con un velocissimo ditalino per dare un poco di pace alla mia folle eccitazione.Riposi il giornale e andai in camera.Nei giorni successivi mi masturbai continuamente ripensando alla lussuria ed alla perversione di quelle immagini. Finche’ mi baleno’ in testa l’idea di provare lo stesso piacere che le ragazze di quelle foto sembravano apprezzare tanto .Non ci avevo neppure pensato,all’inizio , credendo che la cosa fosse troppo audace per me. Invece , dopo giorni di ripensamenti , decisi che dovevo verificare e provare anche io.Un pomeriggio presi il mio cane al guinzaglio e lo condussi in un ripostiglio vicino alla casa.Chiusi a chiave il portoncino e , nella penombra , mi spogliai.Tolsi la gonna e le mutandine. Mi posi di fronte a lui ed attesi. Sinceramente non sapevo che altro fare…
Lui mi venne vicino , annusando la mia intimita’.Il suo naso grosso mi diede i brividi. Il fatto di essere accarezzata dal naso bagnato del cane mi fece sentire donna , donna perversa e soprattutto donna in calore. Con due dita , delicatamente,aprii le labbra del mio sesso e lo spinsi verso il muso del cane.Lui riprese ad annusare ed improvvisamente diede dei piccoli colpi di lingua. Probabilmente io ero bagnata e lui cercava di leccare gli umori della mia precoce femminilita’.La sensazione che mi procuro’ quella lingua calda,rugosa,grossa e bagnata fu indimenticabile. Mi sdraiai sul pavimento offrendogli tutta la mia bagnata intimita’ e mi lasciai andare all ‘ orgasmo che subito giunse con i sapienti colpi di lingua del cane. Mi fermai solo perche’ era tardi e temevo di essere scoperta , avevo paura che qualcuno di famiglia cercasse me o il cane.
Naturalmente mi lasciai spesso andare a questo segreto piacere e lo feci tante e tante altre volte. Ancora oggi , a distanza di anni , lo faccio non appena ne sento la voglia. Mi sono perfezionata ed ho imparato a giocare in modo sempre piu’ soddisfacente. Ad esempio ora stimolo il cane che attualmente vive con noi , spalmandomi con del burro. In questo modo la leccata diventa vogliosa,parossistica e rapida.L’odore del burro e la voglia di sentirne il sapore rende il cane goloso e voglioso.Talvolta infilo il burro dentro la mia intimita’ per costringere il cane ad infilare la sua lingua in profondità’ .Lui spera di trovare il burro.Io mi godo la penetrazione della lingua che mi fa letteralmente impazzire.Altre volte mi godo la sua lingua sul clito e mi infilo qualche grosso oggetto dentro la vagina, muovendolo in fretta. In questo modo il mio orgasmo raddoppia….Questi giochi , come dicevo , si sono protratti per anni , dopo quella prima volta.Pero’ non ho mai osato raccontare ne’ confidare a nessuno i miei segreti . In seguito mi sposai , avevo una vita sessuale normale , ma qualche volta , se ero in casa da sola , mi facevo leccare segretamente dal cane, anzi a quei tempi avevamo una cagna. Bravissima,laboriosa ed instancabile…Con mio marito non avevo osato mai confessare questo vizio , temendo che si arrabbiasse. Una sera pero’ accadde qualcosa . Eravamo a letto e stavamo scopando. La cagna , che di solito dormiva in un’altra stanza , fu attratta dai rumori e, chissa’ come e perche’ , si spinse fin nella nostra camera.
Io la vidi arrivare mentre avevo in bocca il cazzo di mio marito. Ero nuda. Un pensiero mi attraverso’ fulmineo la mente. Feci in modo che tutto accadesse in modo casuale. Continuai a succhiare il mio uomo rivolgendo , pero’, il mio culo verso il cane. La cagna riconobbe il mio odore eccitato e , ben sapendo come accontentarmi , prese a leccarmi da dietro.
Mi finsi spaventata e stupita ( a beneficio di mio marito ….e per sondare la sua reazione). Lui , invece di cacciare la cagna , mi sorrise e mi chiese se mi piaceva. Poiche’ il mio viso e i miei mugolii erano espliciti….Mio marito mi disse di lasciarla fare. Allora decisi che dovevo fargli vedere quanto fosse porca sua moglie e quanto fosse maiala la sua amata cagna. Abbandonai il suo membro eretto e mi sdraiai sul letto a gambe aperte , offrii la mia fica alla cagna. Lei , esperta e abituata , inizio’ a dare lunghe slinguate dall’ apertura della vagina sino al clitoride. La mia fica era luccicante, bagnata dalla mia eccitazione e dalla saliva della cagna. Impazzivo. Mi dava un piacere incredibile farmi guardare e fare la troia per mio marito.Lui ci guardava con gli occhi fuori dalle orbite. Era in piedi accanto al letto e si masturbava con due mani.Passava la lingua sulle labbra e incitava me e la cagna : “ Brava, brava…leccala bene,leccala cosi’ , falla godere , falla venire….” E poi,rivolto a me: “Mmmmhhh c he troia che sei … anche la lingua della cagna prendi? Sei una vera porca in calore”….
Il suo cazzo stava per esplodere. Non lo avevo mai visto cosi’ grosso e duro. Tolse la cagna dalla mia fica, mi fece girare . Io mi trovai con i piedi sul pavimento e il ventre sul letto, a novanta gradi. Mi penetro’ violentemente e comincio’ a scoparmi da dietro. Afferro’ , non so come, la cagna e la avvicino’ ai nostri sessi bagnati.La cagna riprese a leccare.Slinguava a casaccio , come e quando i nostri movimenti glielo permettevano. Sentivo la sua lingua insieme al cazzo….Mio marito mugolava sentendo a sua volta la lingua che leccava il suo bastone bagnato quando lo estraeva dalla mia micia. Fu una scopata incredibile ed indimenticabile.Alla fine lui mi venne dentro e,quando mi lascio’ , sentii la cagna che leccava tutti gli umori che uscivano dal mio ventre. Leccava lo sperma, lo gustava…e con la lingua mi eccitava di nuovo……………
Fu la prima volta…ma non fu certamente l’ultima…..
Visioni periferiche
L’ufficio è al terzo piano di una sgangherata, scrostata e cadente palazzina alla periferia estrema della città.
Una sfigatissima ditta di traslochi, i cui due unici soci, Mario ed io, moriranno di certo nell’indigenza più assoluta, vista la cronica scarsità di lavoro.
Salgo le scale per ritirare alcuni fogli riguardanti il (poco) lavoro del mattino successivo.
Entro (con il fiatone, maledette sigarette nell’anticamera di quell’unica stanza che è il nostro sontuoso (!) ufficio.
Sono quasi le otto della sera, fa caldo, mi girano le palle e non vedo l’ora di farmi una doccia.
So che il mio socio è ancora lì: d’altronde, a casa, da quell’arpia della moglie, Mario ritorna proprio quando non può farne a meno.
Ed è difficile dargli torto, conoscendo la megera.
Cazzo.
Ci risiamo.
I mugolii mi giungono distintamente alle orecchie.
Il socio si sta dedicando alla sua attività sportiva preferita.
Socchiudo la porta e mi affaccio nella stanza.
Mario, stravaccato nella traballante poltroncina dell’unica scrivania, il pisello fuori dalla patta, una giovane mora infilata tra le sue gambe e impegnata in quella che mi sembra essere una discreta pompa.
Sospirando mi appoggio allo stipite, scrutando la scena con assoluto disinteresse.
I documenti che mi servono sono proprio sulla scrivania.
Ci manca solo che il socio me li schizzi con la sua imminente manifestazione orgasmica.
Non mi resta che aspettare.
La ragazza, tutta presa dalla sua attività orale, non mostra segno di aver avvertito la mia presenza.
O magari se ne è accorta, e spera soltanto di non doversi infilare in bocca un altro cazzo.
– Direi che abbiamo trovato la nuova segretaria, eh ? -ulula Mario, il viso congestionato, la voce arrochita.
La testa della nuova assunta continua ad andare in su e in giù, ipnotica, senza mai una variazione di ritmo.
– Uhhhh… il posto è tuo, figliola… non te lo leva più nessuno… uhhhh… –
A volte penso che abbiamo sbagliato attività, Mario ed io.
Un bell’ufficio di collocamento, ecco quello che avremmo dovuto mettere su.
Cambia la segretaria ogni quindici giorni: ne trova sempre una più troia.
– Socio… questa e’ bravissima… una vera maestra della succhiata… –
Magari in ufficio la ragazza non sa fare un cazzo (cioè… il cazzo lo sa fare… insomma, ci siamo capiti…), ma a Mario va bene così.
Un grugnito, due, tre…
Un mezzo sospiro.
Mario è venuto nella bocca dell’imperturbabile succhiatrice.
L’assunzione della nuova segretaria è cosa fatta, timbrata, firmata e certificata.
Mario ripone il randello, tirandosi su la zip del pantalone.
La nostra nuova segretaria, ora in piedi, si pulisce le labbra con un fazzolettino.
E’ stata brava, bisogna ammetterlo.
Ha ingoiato praticamente tutto, salvando i miei preziosi (si fa per dire) documenti dall’esplosione del mio socio.
– Devo prendere quei fogli che sono sulla scrivania –
– Eccoli… sono tutti tuoi… –
Mario me li allunga.
Mi avvicino e li afferro.
Sul primo, qualcuno (Mario) ha disegnato un culo di donna.
Non me la prendo più di tanto.
Almeno sono asciutti.
La ragazza (ormai collega) si sta ripassando il rossetto.
A vederla da vicino è un vero e proprio cesso.
Ma il socio non ha gusti troppo raffinati.
Mi volto per tornare alla porta.
– Ehi… aspetta… vi racconto l’ultima… –
Rassegnato attendo l’ennesima cagata.
Mario nella vita fa solo due cose: o scopa, o racconta barzellette di merda.
Il cesso appena assunto sembra non aver nemmeno capito cosa l’aspetta.
– Allora… sapete come si capisce che si sta arrivando alle Isole Vergini ? –
Silenzio.
Da parte mia.
E della nuova collega, che credo usi la bocca solo per fare bocchini.
Mario gongola, immaginando chissà quali evoluzioni dei nostri stanchi neuroni.
La realtà è che non frega un cazzo a nessuno delle sue stramaledette isole.
– Eheheheh… non ci arrivate… va bene… allora… si capisce che si sta arrivando alle Isole Vergini dal fatto che il mare pullula di pesci-sega… –
La sua risata è un fragoroso e rimbombante tuono.
Esco e prendo le scale, inseguito da quei nitriti.
L’ultimo pensiero, prima di resettare il tutto, è per la ragazza.
Secondo me si licenzia. E senza preavviso.
Sesso con il capo, una donna eccezionale
Lo ricordo come fosse ieri, anche se sono passati oramai più di dieci anni….ma come spesso accade, le cose che lasciano un profondo segno, rimangono vivide…
Ai tempi lavoravo in un locale notturno per pagarmi gli studi universitari e mediamente terminavo il mio turno a chiusura del locale, intorno alle 3 del mattino… spesso si andava con gli altri ragazzi a fare colazione insieme altre volte si filava dritti spediti a casa, cercando di riprendersi dall’ordinario casino del locale.
Da qualche giorno col mio capo pareva ci fosse una bella intesa, sorrisi, qualche pausa sigaretta insieme, cena ad inizio turno insieme, chiacchiere fuori dalle ore lavorative, insomma una situazione ben piacevole… peccato che il mio capo fosse una donna e soprattutto una gran bella donna.
Vent’anni più grande di me, splendidi occhi neri, un fisico da ventenne e un sorriso da far sciogliere la neve in pieno inverno.
La sua età ben celata da un portamento straordinario e dall’abitudine di vestire elegantemente ed in maniera sensuale mi aveva non solo colpito ma addirittura stregato.
Al termine di una serata lavorativa ci fermiamo nel locale…siamo soli, lei mi offre da bere e piazza sul tavolino 4 bicchieri di rum, due per me e due per lei… al secondo sorso del primo bicchiere, complice anche la stanchezza, stiamo già divagando sui massimi sistemi del mondo ed entriamo in intimità….lei non ha rapporti da almeno tre mesi e sta pensando seriamente di separarsi dal marito con il quale sta ormai da vent’anni… ha un figlio della mia età che all’epoca studiava all’estero e senza troppi peli sulla lingua mi ha confessato di averlo spiato più volte mentre faceva l’amore con la sua fidanzata mentre si trovavano a casa…
La cosa non mi scompone, ormai stavo perdendo il lume della ragione, e le chiedo senza troppo candore se si masturba; lei arrossisce e nascondendosi in parte il volto con un veloce gesto della mano mi risponde che lo fa spesso e volentieri, talvolta anche nel bagno del personale e fantasticando sui clienti e sui colleghi…
Quale occasione migliore per buttare là una domanda scomoda? Le chiedo così di dirmi se lo ha mai fatto pensando a me e lei con un sorriso imbarazzato mi fa cenno di sì con la testa… Smorzo i toni con qualche battuta e lasciamo cadere il discorso…
Alla fine ho bevuto tre bicchieri di rum mentre lei non ha finito nemmeno il primo. Mi chiede se voglio un passaggio visto che ho bevuto a sufficienza per farmi ritirare la patente e così le dico di sì.
Salgo in macchina con lei e mi racconta cosa faceva prima di gestire il locale finché non svolta in una via secondaria dove c’è un parcheggio che a quell’ora era praticamente deserto, si ferma spegne l’auto, si gira verso di me e con decisione mi infila la lingua in bocca. Sento già il cazzo esplodermi nelle mutande.
Si e mi slaccia la cintura di sicurezza, si alza e si mette a cavalcioni su di me, si solleva la gonna e mostra un paio di autoreggenti che fanno risaltare quelle cosce magre e tornite.
Si struscia su di me e si accorge immediatamente della mia erezione ma continua a giocare con me: si sbottona la camicetta, il reggiseno e mi porge le sue mammelle, tonde e sode con due capezzoli ben proporzionati e turgidi.
Mi appoggia le tette sulle labbra e mi chiede prima di baciargliele, poi di succhiargliele e infine di leccargliele.
Le sue mani mi passano tra i capelli e cominciano a tirarmeli mentre il suo respiro si fa affannoso e i gemiti cominciano a farsi sentire più forti.
Io sono bloccato da lei ed è lei a condurre il gioco in tutto e per tutto.
Mi slaccia i pantaloni e tira fuori il mio cazzo che nel frattempo ha cominciato a sgocciolare come un rubinetto che perde…
La mia asta si appoggia alla sua passera e posso chiaramente percepirne il calore e l’umidità.
Il tessuto dei suoi slip è bagnato ed in trasparenza si possono intravedere i suoi peletti neri e delineare perfettamente la forma delle grandi labbra, anche loro gonfie e vogliose.
Tutto accade in pochi istanti: si solleva sulle ginocchia e scosta le sue mutandine mentre con l’altra mano afferra il mio pene e lo mette nella giusta posizione per esplorare il suo piacere: entro dentro di lei, o meglio, lei mi spinge dentro di sé e lo fa con un sospiro di soddisfazione che mi mozza il fiato.
La sua figa si contrae ed è molto brava a controllare i suoi muscoli, tanto che la sensazione è simile a quella di un pompino…sento le mie palle fradice e non mi importa se i miei pantaloni sono letteralmente impregnati dei suoi umori.
La sento venire con prepotenza, ma evidentemente non le basta e allora mi afferra una mano e mi fa infilare un dito nel suo culo mentre la sua di mano va dritta al suo clitoride che comincia a stimolare freneticamente. I suoi peletti corti, neri, strusciano sul mio inguine mentre mi cavalca ed i suoi sospiri e gemiti diventano sempre più gutturali e cavernosi.
Con un “si” profondo che sale direttamente dal diaframma mi viene addosso e si abbandona al piacere accasciandosi su di me e sul sedile…La sento soddisfatta, sudata ma con un profumo inebriante che mi fa pensare che non vorrei essere in nessun altro posto in quel momento, non mi importa nemmeno di sborrare e mentre penso a questo lei mi bacia il collo e mi infila la lingua nell’orecchio, ci soffia dentro e mi sussurra: “adesso è il tuo turno…
Mi bacia il collo , lo morde e lo succhia e senza muoversi minimamente.. La sua passera si contrare con regolarità fino a farmi schizzare nella profondità della sua figa: il mio respiro strozzato le fa intendere che la sto riempiendo di me e le sue contrazioni si fanno ancora più decise: si riavvicina al mio orecchio e mi sussurra: “ti sento venire dentro di me ed è una sensazione meravigliosa”.
Mi bacia di nuovo con la sua lingua che esplora la mia bocca e cerca di insinuarsi nella mia gola.. Io non perdo l’erezione ma lei si alza piano piano si passa una mano sulla figa per non sporcare i sedili e riposiziona i suoi slip che immediatamente cominciano a sgocciolare del mio sperma.
Lei mi sorride, mi dice che vuole rifarlo e che si porterà a casa il mio seme mentre si lecca la punta delle dita.
L’altra mano mi accarezza una guancia.
Si sistema, torna al volante e mi porta a casa. mi saluta con un bacio sulla guancia e mi invita a fare colazione qualche volta. Quella notte, ovviamente, non ho dormito.
Esperienza al cinema
Vi voglio raccontare quello che mi accadde all’età di 16 anni. Questo avvenimento fin ora non ne avevo mai parlato a nessuno, ne avevo solo accennato a mia moglie mantenendomi sul vago, ma fino ad alcuni anni fa, quando andavamo al cinema, il ricordo riaffiorava e finiva sempre con una bella sega.
Una sera d’inverno facendo una passeggiata con gli amici passammo vicino ad un cinema a luci rosse, quindi ci fermammo a vedere un po’ le locandine e notai che alla cassa vi era una signora che conoscevo. Il film mi attirava molto ma non potevo entrare dato la mia giovane età infatti era un film vietato ai minori di 18 anno, quindi la voglia di trasgredire, di sentirsi più grandi, una volta lasciati gli amici tentai di entrare. La cassiera che conoscevo dopo un po’ di mie insistenze cedette e pagato il biglietto entrai nel cinema. Mi fermai vicino alla spessa tenda per far abituare gli occhi all’oscurità e notai poche persone. mi andai a sedere in una delle ultime file al centro dei sedili, le poltrone erano comode mi tolsi il cappotto e sprofondai in una di queste. Il film era con Moana Pozzi e Cicciolina che si davano da fare alla grande, mi guardai intorno e vidi alcune file davanti a me uno che dal movimento del corpo e del braccio si stava sicuramente masturbando, il film era molto eccitante in quel momento Moana stava spompinando un nero con un cazzo assurdo lungo almeno 25 cm. Mi stavo eccitando, infatti misi il cappotto sulle gambe e feci sparire la mano. Aprii la zip e inizia a toccarmi piano guardando il film, il mio cazzo cresceva, iniziai far scorrere la mano su e giù, tanto non si vedeva perchè era sotto il cappotto. Avevo il cazzo durissimo, all’improvviso vidi dei movimenti nella mia stessa fila, un ragazzo di almeno 30 anni si era seduto in un sedile vicino al corridoio. In un primo momento pensai e non capivo perchè con un cinema così vuoto si fosse seduto lì, non ci feci caso solo ero un po’ scocciato per l’interruzione del mio piacevole lavoro. Il film scorreva e mi eccitavo sempre più e dimenticandomi del tipo che era seduto qualche posto più in la ripresi a masturbarmi con più vigore. La mano andava sempre più veloce e i mie occhi erano chiusi dal piacere e non feci caso che il tipo si era seduto accanto, sentii la sua mano che mi accarezzava la gamba. Interruppi immediatamente la mia azione e feci finta di niente per la vergogna non mi mossi, lui visto che al suo tocco non avevo avuto una reazione si fece più audace e portò la sua mano sotto il mio cappotto, arrivò ai miei testicoli e li accarezzò dandomi un brivido di piacere. Mi guardai intorno, non c’era nessuno, mi rilassai e intanto lui mi accarezzava le palle con maestria. Quel lavoro fu per me sconvolgente, fino ad allora nessuno mi aveva toccato, al limite qualche ragazza lo aveva fatto da sopra i pantaloni, quindi erano per me delle sensazioni indescrivibili e lo lasciai fare . Mi chiese se mi piaceva e gli risposi di sì allora le sua mano si spostò più su e incontrò il mio pene lo prese e iniziò a menarlo. La sua mano andava veloce e mi dava un piacere incredibile avevo la testa all’indietro e gli occhi sbarrati in mente tante sensazioni di proibito e non sapevo come ripagarlo per tutto quel piacere inatteso che stava dandomi, stavo per venire e lui se ne accorse e accelerò il su e giù, il cappotto ormai serviva a poco, i movimenti erano ormai palesi. Venni tra le sue mani con una sborrata incredibile, lui continuava a menarlo e le sentivo bagnate poi le portò alla bocca e le leccò avidamente.
Mi ripulii alla meglio con un fazzoletto di carta, lo sconosciuto di fianco continuava a toccarmi la gamba, mi fece i complimenti per la sborrata e per, a suo dire, il buon sapore, lo ringraziai, mi chiese se era la prima volta che venivo masturbato da un uomo e se mi era piaciuto. Gli risposi che era la stata la prima masturbazione che ricevevo in assoluto e che avevo goduto molto intensamente.
Mentre parlavamo il cinema si era quasi del tutto svuotato, il film continuava e Cicciolina sopra Moana in posizione 69 era sodomizzata alla grande. Lo sconosciuto guardava interessato, si avvicinò al mio orecchio e disse “Adesso voglio godere io, dai, prendimelo in mano, se è la prima volta ti aiuto io …”. Si aprì i pantaloni e tirò fuori un cazzo maestoso più grande del mio e più grosso mi prese la mano e cercò di avvicinarla io opposi un po’ di resistenza ma l’eccitazione stava riprendendo e mi lasciai guidare. Fece scivolare la mia mano sotto ai testicoli e li appoggiò sul mio palmo, era una sensazione bellissima era depilato sentivo la sua pelle morbida, strinsi la mia mano ma non potevo contenerli; me li fece accarezzare a lungo, ne sentivo la loro consistenza, mi guidò verso il pene la sua pelle era liscia ma allo stesso tempo potevo sentire l’erezione non ancora al massimo, me lo fece circondare e accompagnò la mia mano nel movimento di va e vieni dettandomi i ritmi e la cadenza, poi mi lasciò e si abbandonò al piacere. Avevo imparato il movimento e il suo pene scivolava nella mia mano dandomi piacere, in quel momento non avrei smesso per nessun motivo al mondo, stava diventando durissimo, lo sentivo ansimare. Anche a me piaceva infatti con l’altra mano libera iniziai a masturbarmi, lui se ne accorse e mi strattonò facendomi piegare verso di se’. Mi ritrovai con il suo cazzo all’altezza della mia faccia. ne potevo sentire, fortunatamente, l’odore di sapone, mi accarezzava la nuca e mi disse “Dai … Dai prendilo in bocca … fammi godere … succhialo … ho visto che ti sei eccitato prendendolo in mano …”. Io non sapevo cosa fare, fino a poco tempo prima prendere in mano il cazzo di un uomo sarebbe stato inpensabile, ora invece mi piaceva tantissimo, provai. Con la lingua toccai la cappella e la sentii bagnata da una sostanza calda e un po salata, un liquido trasparente si attaccava con dei filamenti alle mie labbra. Lo leccai, era buono, poi aprii la bocca e cercai di far entrare la cappella, era molto difficoltoso ma il liquido di prima la fece scivolare dentro, lui mi prese la testa e la spinse verso il basso facendo entrare il pene per una metà tanto da toccarmi la gola, sentivo la sua cappella vibrare, facendomi capire che dovevo muovermi su e giù. Presi ancora le sue palle e le massaggiavo ad ogni affondo, le sue mani non stavano ferme, mi accarezzava la testa, le sentivo scendere sulle mie spalle e in un movimento più prolungato si infilo nei miei pantaloni da dietro e mi toccò il culo, l’altra mano mi teneva la testa sul cazzo. Dopo avermi aperto il solco tra le chiappe mi infilò il dito medio nell’ano facendomi un po’ di male, iniziò a muoverlo dentro e fuori allo stesso ritmo che avevo io sul suo cazzo. Il dolore si trasformò in piacere, lui aumentò il ritmo del suo dito e mi fece capire di andare più veloce con la bocca, il suo respiro era diventato affannoso, all’improvviso uno spruzzo di liquido caldo e denso mi arrivò in gola era molto salato, poi ne arrivarono altre 4 o 5 riempiendomi la bocca tanto che un rivolo bianco mi scendeva dall’angolo delle labbra. Ingoiai tutto la sua eiaculazione. Mi tolse con il dito lo sperma che avevo sulle labbra e lo rimise nel mio ano, lo sentii tutto bagnato e caldo dandomi piacere tanto che venni pure io. Le mie contrazioni facevano stringere lo sfintere sul quel dito aumentando il godimento.
Non lo rividi più.
Ancora oggi andando al cinema ho sempre la speranza di ripetere l’esperienza.
Dialogo di una donna sola
Sorrido mio caro, lei non mi vede ma sto sorridendo, se penso che cerco soltanto l’amore, l’ardore che spegne, che brucia quest’insoddisfazione perenne che mi travolge ogni volta che rimango da sola e mi porta in fondo ad ogni vicolo stretto dove non posso fuggire, dove all’imbrunire un fascio di luna punta la luce dalle parti del seno.
Alle volte mi domando quanto può ancora andare avanti, quanto mio marito tenga ancora lento questo guinzaglio. Chissà se immagina quanto di giorno mi sfogo, su quale ghiaia genufletto le gambe, sotto quale pioggia mi metto a carponi infangando il cognome che porta, questa casa e sua madre che ogni sera mi chiama.
Mi parla del tempo che fa male alle ossa, senza sapere che sua nuora passa i giorni per strada carpendo ogni minimo segno per tradire suo figlio, per sentirlo pieno di corna nella bocca di altri, nelle parole avide che ripetono il gusto di farsi una moglie.
Lei parla ed io l’ascolto, ma mi verrebbe da dirle che i miei vestiti sono sempre di seta, che comunque anche puttana mi sento signora, che il più delle volte porto un cappello che mi copre la fronte e due labbra che ad ogni sguardo socchiudo perché sia chiaro che l’amore che chiedo ha già in cambio una culla, il posto più caldo dove accovacciarsi per fare le fusa.
Mio caro, anche questa giornata non è passata per nulla, questi seni che lei non conosce hanno dato il meglio che l’anima chiede. Erano belli quanto un ramo di pesco in germoglio, quanto un’adolescente che s’atteggia a signora. Nudi sotto una nuvola sparsa aspettavano il vapore di una bocca qualunque, il fremito d’una mano che tocca per il tempo che non è mai abbastanza
Sapesse mio caro! Quanto al solo ricordo la voglia mi fa scoppiare le gambe, confusa nel desiderio scomposto che s’aggira dalle parti del cuore. Ma poi m’accorgo che non è cuore, non è anima, ma solo banale sesso di donna, che pulsa e che freme dentro ordinarie mutande di stoffa.
Ho quarant’anni e m’illudo di non dimostrarli, ma poi sfacciata mostro questo seno che balla, che pende, che mi spoglia di quella finta malizia costruita a fatica davanti allo specchio. Mostro i miei seni come se fossero labbra, come se fossero gambe! Invece sono palle sensuali che sporgono attratte da quest’infinito bisogno d’essere oggetto, desiderio evidente nelle patte rigonfie. Le giuro, non conosco altro modo per essere femmina, quando m’accorgo che non stanno nella pelle, quando mi seguono discreti e gentili per poi diventare cafoni e volgari tra le mie mani che si fingono esperte, tra le mie gambe che s’aprono appena.
Non cerco un amante, un rozzo signore che mi punti dritto nel sesso, che mi puntelli in un angolo per il gusto di farmi piacere. Nei miei deliri cerco un uomo che abbia il coraggio di soffiarmi in bocca senza permesso, che imbrogli le mie labbra d’essere parte del mondo e le illuda che un sesso alla volta è solo un timore borghese, un anoressico sogno d’una mogliettina in attesa nel letto.
Cerco un uomo che abbondi saliva nei baci che offre, al punto di non credere che siano atti d’amore e mi faccia fino in fondo pensare che se fossero sputi sarebbero graditi lo stesso. Non ho bisogno d’essere riempita di carne, d’essere gonfiata d’aria addosso ad un muro, mentre l’uomo di turno mi chiude e mi schiude questa conchiglia che ha bisogno d’ossigeno.
Cerco un uomo che mi riduca obbediente, che oltre a scoparmi sappia farmi sentire il potere arrivando qui dentro, nel punto preciso dove ogni fica diventa un’essenza, dove ogni donna sia certa d’avere l’anima in mezzo alle gambe.
Le giuro! Non sono questi buchi in superficie che addobbo e coloro, perché un uomo ne trovi più facilmente la strada! Non sono questi vestiti che eccentrici danno l’idea che me ne intenda di cazzo, come se conoscessi a memoria ogni dettaglio che vibra, che invece senza sapere mi procura soltanto un vuoto mai sazio.
E’ qualcosa che vive dentro il mio ventre, tra queste budella che si comprimono ogni volta, quando un uomo riesce ad arrivare dalle parti del mio concetto, a sfiorare l’idea perché mi faccio scopare. Perché in amore c’è differenza ed io ne voglio sentire più di quanto il mio corpo non dica, più di quanto il suo corpo s’affanna, perché l’amore non è altro che un grido, una banale illusione che chiamano orgasmo, un sapore d’incompiuto che lascia roca la voce e placa ogni desiderio.
Mio caro, mi rendo conto quanto le mie parole possano essere vane, possano risultare insipide al cospetto di chi non ha mai creduto che l’amore fosse altro. Ma io sono ancora lì in attesa, dentro un vicolo cieco e cammino, lungo il bordo di una pallida luna, sotto una pioggia fitta di foglie che si posa leggera sul mio cappello, che all’imbrunire mi fa più bionda di qualsiasi tinta appena rifatta. Mi chiedo quanta femmina c’è sotto questi capelli e quanta ancora ne potrei ostentare al mondo, a questi uccelli notturni che mi girano attorno e mi fanno sentire più preda di qualsiasi insetto che li possa sfamare.
Tolgo il reggiseno e intravedo dentro una specchietto d’una macchina parcheggiata il mio profilo abbondante. Mi ricorda quello di mia sorella rigoglioso ed in attesa, seno di donna matura, seno di zitella. Davanti allo specchio aspettava due mani, le sole che mai vennero a toccarlo, mai a sentirne defluire il pulsare di una donna promessa, il calore intenso che a stento freddava, al cospetto del suo riflesso ubriaco d’amore, ubriaco di voglie rimasto a stagnare nel punto preciso dove erano nate, nella parte di femmina dove non arrivano mani, dove non arrivano sessi.
La spiavo tra la luce del buio mentre testarda si procurava piacere, rubava minuti alla cena mentre la sua tetta schiacciata diventava doppia e più grande contro lo specchio. Ed era un fibrillar di dita, di respiri, di vetri appannati mentre curiosa trattenevo in gola i miei fiati acerbi. La guardavo e rimanevo in attesa, come se da un momento all’altro dovesse scoppiare, urlare al mondo la gioia cercata dentro sé stessa. Mi pareva un rito, una liturgia per chieder perdono ad un cielo che io pregavo soltanto. Per anni l’ho pensata devota, ho creduto davvero che il suo seno fosse un mezzo per arrivare ad un Dio, la parte più tenera da sacrificare alla supplica. La vedevo invasata, in balia d’un movimento che non chiamavo piacere, d’un fascio di luna che si posava come maschio tra la schiena e le gambe. Posseduta si lasciava andare come se davvero il suo uomo fosse tornato a riempire il suo ventre, a spalancare quel mondo arido sino alle viscere.
Chiedeva amore scoprendo il suo seno, stringendolo a forza fino a procurarsi dolore. Lo stesso che ora sento, lo stesso che riesco a capire mentre in attesa mi faccio del male, violenza e perdono dentro un vicolo cieco a mostrare una tetta, una qualunque che mi faccia provare vergogna ed attiri uno sguardo che incredulo ringrazi il destino, per essere passato per caso proprio dove una donna cerca l’amore scoprendo una tetta.
Giulia, la mia adorata Venere
È ormai quasi estate, in questa splendida città del Nord, avvolta dal grande fiume come una bella donna in una stola di sontuosa pelliccia.
Sono venuta qui, ospite di amici,per riposarmi, dopo mesi di lavoro frenetico e per concedermi una pausa, tra una storia d’amore appena finita, annegata nella noia, e la prossima che, me lo sento, sarà sfavillante; è il mio istinto di cacciatore che mi porta a sperare in una preda sempre migliore della precedente; per ora passeggio sotto gli antichi portici, per via Mazzini, ricca di splendidi negozi dove entro, a volte, per comperare piccole cose, da portare via per ricordo.
Vago per Piazza delle Erbe, tra bancarelle di tutti i colori, sorrido a un pesante complimento che mi rivolgono due ragazzi; arrivo fino a S Anastasia, la splendida chiesa che il Pisanello affrescò, lasciandoci il dipinto che preferisco in assoluto: S. Giorgio e la principessa; entro e mi fermo in ammirazione di fronte a questo capolavoro, al di là del tempo e dello spazio; come al solito mi perdo nelle mie fantasie, fino a che non mi accorgo che è l’ora di tornare a casa; nel pomeriggio i miei amici aspettano ospiti, che io trovo piuttosto barbosi, tutti così “bene”,anche un po’ bigotti e reazionari; ma Annamaria mi ha promesso una sorpresa, per oggi, “vedrai, ti piacerà questa ragazza, si chiama Giulia, ha la tua stessa età, è molto ricca e molto libera, dicono che sia un po’ strana…” ora, dato l’ambiente di questi miei amici (che in verità è quello di mia madre), strana può voler dire un sacco di cose, io spero sia “l’andar appena un po’ contro corrente” che per una città come questa è già una apprezzabile stranezza.
Rientro a casa, e nel primo pomeriggio arrivano gli ospiti, sempre i soliti, gentilissimi e ammuffiti; poi ecco Giulia e qui rimango davvero sorpresa, perché Giulia è il ritratto vivente del S. Giorgio di Pisanello: gli stessi zigomi alti, la bocca piccola e carnosa e soprattutto i capelli, biondi e ricciuti, disposti a corona intorno al viso; due splendidi occhi azzurro pervinca completano il quadro; è alta, magra, sotto la camicetta leggera il seno è quasi assente, mentre nei jeans risaltano i fianchi stretti; mi sorride, dandomi la mano e noto i denti piccoli, da bambina; penso ai miei, quadrati e forti e a quanto siamo diverse, io nera, seno rigoglioso, fianchi morbidi, pelle olivastra; subito ci isoliamo, io e Giulia, come se ci fossimo riconosciute identiche in quel gruppo di persone così diverse da noi; parliamo di tutto, cinema, arte, le dico del Pisanello, ride, mi propone di uscire per tornare a vederlo insieme, tanto lì che facciamo? accetto; come posso resistere alla sua parlata dolce e liquida, l’accento veneto mi trasmette sempre una grande tentatrice dolcezza.
Così torniamo in Piazza delle Erbe, dove, sottobraccio, ci scambiamo impressioni, battute, facciamo acquisti, ci sediamo ad un caffè, compiaciute degli sguardi ammirati degli uomini: “insieme siamo una potenza” dico io e lei annuisce e mi accarezza una mano; mi fa piacere quel contatto, stranamente lo trovo naturale e ricambio con una stretta; poi torniamo in S. Anastasia e davanti al S. Giorgio le dico “guardati, il Pisanello ti aveva in mente quando ha dipinto questa meraviglia”; lei sorride, e risponde “avrebbe dovuto prendere te per modella, tu saresti stata un vero santo guerriero, così nera, e forte e bellissima…”.
Usciamo, fa molto caldo ora, i mattoni rimandano nella piazza il sole assorbito durante il giorno; “io abito qui, proprio davanti alla chiesa al terzo piano, appartamento ristrutturato da mio padre, lo vuoi vedere?”; rimango di stucco, un appartamento in quella zona deve costare un capitale, figuriamoci se non salgo a vederlo e poi Giulia è così fascinosa, non so che cosa mi aspetta lassù, ma qualunque cosa sia so che sarà splendida; e la casa lo è, splendida: basta affacciarsi alla finestra del salotto per vedere la meravigliosa facciata trecentesca di S. Anastasia; Giulia mi chiede se voglio bere, ma soprattutto se desidero farmi una doccia, siamo veramente sudate e anche un po’ stanche; rispondo con entusiamo di sì, a tutte e due le domande; mi spoglio e mi infilo sotto la doccia, dentro un mare di piastrelle azzurre piene di pesci e con grande piacere lascio che l’acqua mi scorra addosso, canticchiando un pezzo dell’adorato Vasco Rossi; sento il vetro scorrevole aprirsi, Giulia entra nel box, “posso lavarmi con te?” chiede; mi volto, ora so che la stavo aspettando, la guardo e sotto l’acqua vedo i suoi occhi brillare, i seni piccoli e appuntiti e sotto il pube completamente rasato, da bimba: ha un corpo splendido, efebico, e una pelle color del miele; le sorrido e lei allunga una mano e mi accarezza un seno, dicendo “che meraviglia, è da quando ti ho visto che ho voglia di toccarti e di mangiarti, hai delle tette golose, sembrano fatte di panna scura”, poi si accosta a me, il pube contro il mio, spingendomi verso la parete, mentre l’acqua continua a scendere, e mi bacia.
Un bacio profondo, così non sono mai stata baciata, un bacio che esplora le labbra, la lingua e tutti gli anfratti e i rilievi della bocca, i denti, e per un tempo così lungo che non so se a passare sono i secondi o le ore; ora io mi muovo contro di lei, cercando sollievo nel suo ventre; e quando l’eccitazione è tale che mi pare di essere una gemma pronta a scoppiare, senza rendermene conto, stringo tra le gambe una coscia di Giulia, per trovare sollievo nell’orgasmo imminente; allora lei, lasciate le mie labbra, comincia a succhiarmi i capezzoli, tesi fino al dolore, e con dita sapienti sfiora il clitoride gonfio, per affondare poi dentro di me, e strofinare di nuovo il clitoride, fino a portarmi ad un piacere quasi insostenibile, mentre mi apro il più possibile davanti alla mano che mi fruga; esplodo in un grido di liberazione, mentre lei mi stringe a sé, chiedendomi “ti è piaciuto?”.
Non rispondo, la testa sulla sua spalla, le accarezzo i capelli bagnati; poi chiudo l’acqua, spingo la mia amica fuori, perché ora ho voglia io di darle piacere, e so già come; dopo esserci asciugate a vicenda, la porto al grande letto dalle lenzuola color malva dove ci sdraiamo vicine; Giulia dice “che vuoi fare? non importa, se non lo desideri, non devi ricambiare per forza..” io le passo un dito sulle labbra, la bacio leggermente, poi le allargo le lunghe gambe e con la mano accarezzo la sua morbida fessura glabra; lei sospira e chiude gli occhi; allora accosto la punta della lingua al suo taglio preciso e stretto come fosse un sesso di vergine; mi perdo dentro di lei, leccandola avidamente, poi cerco il clitoride, lo aspiro, lo addolcisco di saliva, lo faccio andare e venire, come fosse un piccolo fallo; poi la lecco tra le natiche, che si sollevano, perché io possa penetrarla anche lì con più facilità; il mio dito medio vi affonda per intero; solo allora Giulia grida, mentre io continuo a passare la mia lingua e le mie mani da un’apertura all’altra del suo corpo…
Siamo sfinite, ci abbracciamo, la testa bionda e ricciuta del Pisanello sul mio seno, le gambe intrecciate; restiamo così, né all’una né all’altra resta più la forza di parlare.
La moglie di Antonio
“Sentivo che stavo per godere e le dissi “Anna sto per sborrare” e lei, senza scomporsi mi disse, “vieni in bocca che ti bevo e così fu, e senza lasciarlo lo..feci.” Erano anni che io ed Antonio non ci si vedeva, la nostra infanzia l’avevamo vissuta in un piccolo paese della Campania, dopo le scuole superiori, Antonio ebbe la fortuna di inserirsi nel campo del lavoro e partì per la Toscana ove tutt’ora vive con la sua famiglia, mentre io sono sempre rimasto nel nostro piccolo paese semi-cittadino dove vivo con la mia famiglia. Nel frattempo i nostri contatti si facevano sempre più radi fino ad arrivare quasi a zero. Ultimamente cambio casa e nel fare il trasloco, trovo una piccola agendina nella quale vi era il numero di telefono di Antonio e poiché dovevo recarmi in Toscana per lavoro c/o una azienda di elettrodomestici, telefonai ad Antonio, il quale, tutto contento di ospitarmi nella sua casa e di farmi conoscere la sua famiglia.-
Salutai i miei e partii per Grosseto, alla stazione mi venne incontro Antonio che quasi non riconoscevo erano circa 20 anni che non ci vedevamo ma ci sentivamo soltanto telefonicamente, e dopo aver poggiato i bagagli nel cofano dell’auto, prendemmo un drink al bar della stazione e subito dopo mi portò nella sua abitazione.-
Giunti a casa mi presentò la moglie Tiziana, una bella donna, ben curata, ma con qualche kilo in più che non guastava il fisico, anzi si può dire che faceva risaltare di più le parti intime, ed i due ragazzi Giorgio ed Anna rispettivamente di 15 e 17 anni, Anna aveva un fisico scultoreo e le forme messe in mostra per farle ammirare. Pensai quasi, quasi rimango a vita.-
La serata passò a raccontarci delle nostre cose, avventure femminili, e dei nostri cari, orami si era fatto tardi e durante la serata il ragazzo Giorgio andò subito a dormire perché stanco mentre Anna volle rimanere con noi ad ascoltare le nostre avventure-disavventure e notavo che sia Tiziana che Anna facevano a gare chi mi doveva cadere addosso, mentre Antonio rideva e scherzava come se la cosa non gli riguardasse.-
Ormai era passata la mezzanotte e Anna mi preparò il letto degli ospiti, seguita a vista dalla mamma Tiziana, e nel andare via mi diede un bacio sulle guance e mi sussurro nell’orecchio, buona notte, non dormire.
In quel momento non capii quello che voleva dire ma più tardi, a notte fonda, sentii aprire la stanza e qualcuno entrò era Anna non aveva il reggiseno ma soltanto le mutandine che si spostò appena entrata nel letto e mi disse Andrea mi piaci e questa notte vorrei averti tutto per me prima che mia mamma ti prende, io le dissi in che senso mi rispose, poi capirai, iniziò a baciarmi e scese verso il cazzo che si era indurito lo prende in bocca e senza fare rumore incomincia a succhiare ed ingoiare il cazzo per tutta la sua lunghezza , tra un leccata ed un’altra, mi disse, questa notte ti farò godere soltanto del mio culo e della mia bocca, perché io non posso ma appena mi passa il ciclo voglio sentire la tua sborra nella mia figa. Sentivo che stavo per godere e le dissi Anna sto per sborrare e lei senza scomporsi mi disse, vieni in bocca che ti bevo e così fu, e senza lasciarlo lo rifece indurire e appena sentì la consistenza mi baciò e si girò adesso fammi godere, inculami e riempimi lo sfintere. Appoggiai la cappella al buco, e aspettai che si rilassasse e con un colpo di reni la inculai, lei diede un morso al cuscino e poi iniziò a masturbarsi mentre io la penetravo sempre più velocemente fino a quando non sentii che stavo per venire e senza urlare le dissi Anna sto per riempirti e lei si tesoro fammi godere, fammi sentire quanta è calda ma non toglierti subito mi piace sentirlo sgonfiare dentro me. Godemmo insieme e rimanemmo ad accarezzarci per un bel po’ fino a quando lei mi disse Andrea, adesso devo andare, grazie.
Un week-end di fuoco
Ho conosciuto Gio in chat in un sito di esibizionismo. Fin dalla prima foto mi sono reso conto di avere davanti il tipo di donna che mi esalta i sensi….. tette abbondanti e morbide, fianchi decisi, culo tondo e bianco tutto da adorare, donna matura e sensuale che mi fa girare la testa…. Sul suo profilo ho letto che adora il nudismo, che non porta mai biancheria intima, che apprezza i complimenti volgari….. ha cominciato ad attizzarmi sempre di più. Non ho potuto fare a meno di contattarla e per farla breve ci incontriamo con loro a casa nostra ….. Lory mia moglie era restia…. Non le piace questo genere di cose, ma per accontentarmi si è resa disponibile. Le ho dovuto promettere che verrà coinvolta solo se lo vorrà……. Gio mi ha chiesto sesso perverso e osceno….sarò all’altezza? Non voglio deluderla.
Quando arrivano nel pomeriggio c’è un primo momento di imbarazzo durante le presentazioni, ma subito il ghiaccio si scioglie…..Luke si vede che è fiero della moglie, ma continua a sbirciare la mia con occhio malizioso….Gio è stupenda, ancora più bella che in foto…..ha una gonna corta che lascia vedere abbondantemente le sue gambe, due piedini deliziosamente fasciati dai suoi sandali veramente sexy che ho apprezzato già in foto,il seno mica tanto nascosto da una camicetta abbondantemente scollata che rivela l’attaccatura deliziosa di un quarta o quinta, in cui vorrei scivolare…. Mi sento fremere e il sangue sento che accorre giù e comincia a farlo crescere…..
Gio si siede davanti a me, accavalla le gambe e la coscia rimane quasi scoperta…..vedo che ha un perizoma nero….ma no….è il pelo della sua patatina…. Non fa niente per nascondersi. … Allora è vero che non porta le mutandine….mi sembra la scena di Basic Istinct. Lory porta il caffè, lo serve, parliamo e io non so neanche di cosa……. Gio posa la tazzina e si siede accanto a me…..Luke studia la situazione e conversa con mia moglie del più e del meno. Poso anche io la mia tazzina e nel farlo sfioro il seno di Gio….vedo che i capezzoli puntano la camicetta e cerco di essere indifferente, ma il mio cazzo è già duro.. È già partito………
Lory si avvicina, vede il mio rigonfiamento dei pantaloni e mi mette la mano sulla patta accarezzandola. Gio si apre la camicetta, tira fuori i seni e comincia a massaggiarli…… Lory mi tira fuori il cazzo, dice “è tutto bagnato” e mi passa la mano sulla cappella, raccogliendo due gocce viscide che poi lecca avidamente…… Anche Luke si comincia a scaldare e tira fuori un cazzo abbastanza notevole che comincia ad agitare con la mano destra. Noi vecchietti stiamo facendo eccitare quelli più giovani, ma io sono affascinato da i seni che Gio continua a massaggiare e li tocco, li accarezzo, comincio a stringerli nelle mani, mentre sento esplodere la cappella che Lory mi comincia a leccare. La prego di aspettare, perché voglio concentrarmi solo sui seni di Giò…sempre più morbidi e adorabili nelle mie mani. Per ora voglio solo leccarle i capezzoli e comincio a succhiarli, ad avvolgerli con la lingua e lei comincia a gemere, si agita, vuole tutto…..ma non deve essere così vogliosa…devo gustarmela fino in fondo.
La succhio ancora, i suoi capezzoli duri li avvolgo in bocca, li mordicchio, li tiro con le labbra, e sento che lei si eccita sempre più……con la mano cerca il cazzo, lo vuole, ma non lo do ancora. Guardo Luke che ha l’uccello sempre più duro, con la mano che va su e giù lungo l’asta….lo guardo come a dire…non venire…calma, tieniti per dopo. All’improvviso Lory si volta verso di lui e sostituisce la sua mano alla sua e comincia a dargli piccoli colpetti con la lingua sul cazzo rosso di eccitazione.
So cosa deve provare lui, perché l’ho provato tante volte anche io, ma non mi voglio distrarre da Gio. Succhio ancora i capezzoli e con la mano le tocco la fica, allargo le labbra con le dita…è scivolosa, le dita fanno cic ciac da tanto è bagnata….piano piano ne metto dentro due e lei geme…comincio a fare avanti e indietro con le dita e lei chiude gli occhi abbandonandosi. Improvvisamente smetto e tiro fuori le dita…..lei mi guarda e i suoi occhi mi dicono perché hai smesso? Mentre mi guarda mi caccio le dita in bocca e succhio con gusto i suoi umori…..lei capisce…il mio cazzo sta esplodendo , la cappella mi gocciola letteralmente..lo prende in mano…lo guarda….lo stringe..lo scappella…..una goccia dei miei umori scivola giù e lei la lecca, la raccoglie con la lingua, che comincia a girare lungo la cappella vischiosa, appiccicaticcia e poi la sua bocca lo raccoglie tutto e lo ingoia….sento le pareti della sua gola, ho la sensazione di esploderle dentro, ma lentamente lo fa uscire….mi alzo dal divano , mi levo quel poco che ancora addosso e le dico di seguirmi. Lei nuda e docile ubbidisce…anche Luke nudo e Lory ci seguono sempre impegnati con l’uccello… La porto in bagno, le dico di sedersi sul water e di pisciare….lei non capisce…voglio la sua fica fradicia di umori e di piscio. Ubbidisce…la voglio vedere per cui la sollevo dolcemente….La pioggia dorata sgorga calda, metto una mano sotto per sentirla….continuo a toccarle la fica……piscio anche io nel bidet, non mi pulisco, non mi asciugo….mi avvicino con l’uccello alla sua bocca…vedo che si ritrae, ha sentito l’odore forte di orina. Mi guarda e i suoi occhi mi dicono ‘ perché non l’hai lavato?’ …è più buono dico io, assaggia.. Lei lo annusa, l’odore penetrante non le dispiace, anzi la inebria..lo lecca piano poi lo inghiotte e comincia a pompare sempre più . Sono in piedi, lei ha il cazzo in bocca, è sempre seduta sul water è eccitata più che a mai, comincia a toccarsi, si agita la fica selvaggiamente, mentre pompa si infila dentro tre , quattro dita.
La fermo…la porto di là sul letto….le dico ‘ora lecco io’. La faccio stendere supina, con un cuscino sotto le natiche, mi avvicino col viso alla sua passera e comincio ad inspirare quel profumo celestiale, odore di sesso e di orina…..ha un bosco di peli e sono intrisi…non si è asciugata come le ho detto …e mi ci immergo col viso…allargo le labbra, trovo il clitoride e comincio a leccarla dolcemente….delicatamente. La mia lingua va su e giù lungo il solco…sono instancabile…lei continua a gemere….vedo che va troppo su di giri….non voglio andare troppo oltre . La mia lingua rallenta il ritmo e piano piano mi volto sino ad assumere la posizione del 69.
Luke non si aspettava il pissing della moglie in bagno, forse non sa che lo adoro, ma Lory lo distrae lavorandolo con la bocca, non dando tregua al suo cazzo che inghiotte ripetutamente…..
Io intanto ricomincio a leccare più rapidamente…Gio ha il cazzo sulla faccia…si protende, l’inghiotte, lo succhia, io lecco, lecco e mi immergo sempre più tra i peli con il viso che mi si riempie di umori. Incomincio a fare su e giù con il bacino, i movimenti del coito, ma non in vagina, ma nella sua bocca. E’ un 69 da favola….Lei si ferma con la testa, non succhia più e si fa chiavare in bocca, sempre più in profondità…Ad un certo punto sento che si agita, comincia a volersi liberare, il bacino si inarca, geme….sento che sta per venire…..la mia lingua succhia il clitoride, le mie labbra vanno su e giù come le facessi un pompino….sta per urlare…apre la bocca….allora le caccio il cazzo più dentro…..il suo naso arriva quasi alle palle…l’urlo si fa gutturale…le esce prolungato comincia a tremare e a scuotersi tutta…continuo a leccare..si divincola e grida ……gode come una maiala, riesce a liberarsi dal cazzo che colmo della sua saliva le scivola fuori, mentre la saliva le cola lungo le guance…poi piano il tremito si calma e rimane lì spossata, abbandonata, nuda con le gamba spalancate. Io sono agitato..stavo per esploderle in bocca, ma non voglio che finisca subito tutto…il pomeriggio è lungo. Luke ha gli occhi di fuori dall’eccitazione…anche lui vorrebbe finire, ma Lory rallenta il ritmo per farlo durare…… Io mi devo risparmiare…sono molto più vecchio di Luke e non posso permettermi di sprecare la cartuccia subito.
Gli dico di avvicinarsi, lui lo fa e Gio gli accarezza l’uccello, che subito ridiventa durissimo. Con voce roca ci dice: vi voglio tutti e due…..la troia fa sedere Luke con la testa appoggiata alla spalliera del letto e gli si mette a cavalcioni su……si piega a dare due leccate al cazzo del marito e quando è bello duro se lo infila nella fica e comincia un fantastico su e giù…. Io mi sistemo dietro a loro e mi metto a guardare il culo di lei che va su e giù….
Adesso Lory si avvicina a me e comincia a succhiarmi, la sua lingua è come un serpente senza pace, inghiotte, lecca l’asta per tutta la lunghezza, mi sdraio e mi lecca le palle, va su giù dalla cappella alle palle e mi riempie di saliva viscida….io intanto continuo a guardare da vicino il cazzo di Luke che entra ed esce dalla fica spalancata di Gio. All’improvviso Lory mentre lecca le palle scende più giù e comincia a leccarmi il buco del culo……provo una sensazione favolosa…..con un mano mi mena il cazzo, con l’altra si tocca e con la lingua calda continua a leccarmi l’ano e quando è pieno di saliva all’improvviso mi ci infila il dito indice per tutta la lughezza…..Sempre più su di giri mi chino a leccare a mia volta l’ano di Gio mentre lui la penetra sempre più….Sporgo la lingua e le lecco piano il buco del culo…..ogni volta che il cazzo va in profondità nella fica, il buco del culo si allarga e io ci passo la lingua, ci sputo la saliva e comincio a lavorarlo con le dita. Piano piano sento che cede e il dito indice comincia ad entrare e si fa strada…viene inghiottito…..allora comincio col medio….li appoggio tutti e due e tutti e due scivolano dentro facilmente… La sto inculando con le dita mentre Luke la chiava nelle fica con il suo uccello fuori misura….Lui entra col cazzo e io tiro fuori la dita…infilo le dita e lui ritrae il cazzo. Ad un certo punto lei mi dice “ che aspetti a mettermelo nel culo?”
Lory in piedi si mette davanti al viso di Luke per essere leccata a sua volta….adora il sesso orale più che trombare, darlo e riceverlo, le strofina la fica e in faccia e lui comincia a leccarla a sua volta…. È un tripudio di lingue,di fiche, di cazzi, Lory viene subito quando leccano ……. Vedo già che sta per arrivare….
Gio ormai è s**tenata, è travolta dalla libidine, è diventata una meravigliosa troia, fatta per dare piacere e riceverne. Appoggio il glande al culo…aspetto che Luke si ritiri e poi comincio l’avanzata…Luke comincia a strabuzzare gli occhi….il piacere che sta per arrivare è incontenibile….la abbracciamo tutti e due mentre siamo dentro di lei, Luke davanti e io dietro….lei dice che sta arrivando qualcosa che non ha mai provato….di nuovo urla…l’urlo si spezza in gola….diventa volgare, dice che è una troia…due cazzi non le bastano, ne vorrebbe un terzo in bocca e due in mano e farli venire tutti e 5 insieme…noi non ne possiamo più…veniamo contemporaneamente mentre lei ha un altro orgasmo e i fiotti densi e caldi si succedono e la riempiono……..anche Lory sborra urlando sulla lingua di Luke…..gli uccelli si ammosciano e si sfilano dai buchi dove erano al riparo…..sono fradici di sborra che cola copiosa dagli orifizi di Gio.…..io dovrei pulirmi, ma mi alzo e glielo infilo in bocca….dico “puliscimi la sborra vacca” e lei ubbidiente lo lecca, mentre Lory lecca il suo culo per ricevere la mia sborra che le ho scaricato dentro… aiutata da Gio che si infila un dito in culo per fare uscire la mia sborra e si lecca anche il dito..e mi lecca anche le palle per non perderne nemmeno una goccia.Poi mette un dito nell’ano e ancora lo porta alla bocca per leccarlo. Intanto Lory altra gran troia quando vuole le lecca la fica e lecca anche il cazzo di Luke per assaporare l’altra sborra che non è la mia…….
Vedo che dalla fica comincia a fuoriuscire la sborra di Luke…le apro le gambe, infilo tre dita nella fica che raccolgono tutte la sborra che non era ancora uscita e subito gliela spalmo sulla faccia….la puttana lecca le dita, si lecca le labbra e raccoglie tutta la sborra che le ho messo sul viso e la lecca guardandomi con aria di sfida…….nel frattempo Lory le si avvicina e comincia a leccarle la faccia strofinando il culo sul viso di Luke che è ancora seduto sul letto.
Ci riposiamo un poco e Gio più tardi dice “ragazzi, ne voglio ancora. Cosa facciamo? Fate tutto quello che volete…sono la vostra troia”.Luke mi guarda, il porco sono io e aspetta da me un’idea…
Io dico…..andiamo nella doccia. Noi abbiamo una doccia che è una piccola stanza, tipo un ambiente da bagno turco, dove ci sta anche in 5 o 6, con getti tipo idromassaggio e luci colorate….Apriamo l’acqua calda per riscaldare un po’ l’ambiente e fare un po’ di vapore per creare l’atmosfera. Gio è in ginocchio e come il mio cazzo vede la sua bocca davanti, non può fare a meno di entrarvi dentro…questa volta voglio un pompino eccezionale…se ne ricorderà. Luke ci guarda e ricomincia a toccarsi e la stessa cosa fa Lory….mentre Gio mi succhia vedo che si tocca anche lei sempre più rapidamente….. Voglio fare una cosa….ha detto fate quello che volete……lei succhia succhia sempre più ingorda…ad un certo punto mentre ha la bocca chiusa lascio andare un getto di piscio…lei non se lo aspettava..apre la bocca per non soffocare….un po’ l’ha dovuto ingoiare, l’altro lo fa scivolare fuori dalla bocca sulle tette……e mi sorride…non le è dispiaciuto allora…. Confortato mi lascio andare e continuo a pisciare….il pompino mentre pisci è una cosa sublime….lei succhia e si allontana per fare uscire il liquido dalla bocca, poi si riavvicina e ricomincia….ad un certo punto si allontana un po’ e tira fuori la lingua e io continuo a lanciarle il getto bollente sulla lingua e in bocca…..mentre si spande dappertutto uscendo a cas**ta dalla bocca spalancata. Lei continua a sorridere e mi dice…..vedi quanto sono troia?
Luke guarda meravigliato la sua Gio ed è eccitato come un maiale…non vede l’ora di partecipare. Lory si inginocchia ai suoi piedi e comincia a lavorarlo con la bocca per farlo inturgidire nuovamente.
Alle donna ai miei piedi dico “ora tocca a te rendermi il servizio” e lei sorride pregustando quello che mi farà…pensa di pisciarmi in bocca a sua volta ma sarebbe troppo facile. Dico a Gio di mettersi a 4 zampe e a Luke di incularla. Io mi stendo fra le gambe di lei per leccarla nuovamente. Luke comincia la manovra….il culo ormai l’ho allargato io e il suo uccello entra con una certa facilità, io mi sistemo sdraiato supino tra le sue gambe….davanti agli occhi ho il cazzo di Luke che va su e giù per il suo culo, e con la labbra arrivo a leccare la sua fica, che si dilata ogni volta che lui va in profondità nel culo. La visione è eccitante e comincio a menarmi l’uccello mentre la lecco. Lei mi toglie le mani e lo prende in bocca e la situazione è enormemente eccitante. Vedo Lory che seduta per terra si mena violentemente la fica guardando noi tre. Ad un tratto all’improvviso mentre Luke dà un affondo nel culo Gio fa uscire uno schizzo violento di pioggia che mi coglie impreparato e mi va sul viso nel naso, sugli occhi in bocca. Le grido ‘troia’ e lei ride e me ne manda un altro…..e così continuiamo….ora li aspetto e li gusto…lecco tra i peli folti e ogni tanto il getto mi colpisce,, vedo dilatarsi la fica, arriva il getto e la ripulisco subito con la lingua…..lei è eccitata come una bestia e dopo un po’ ha l’ennesimo orgasmo provocato dalla mia lingua. Quando viene stringe lo sfintere e provoca l’orgasmo anche di Luke che la scarica nel culo tutta la sborra che ha accumulato. Anche lui vuole inventare qualcosa di nuovo e mentre gli si ammoscia l’uccello prima di sfilarlo dal culo comincia a pisciare. Per lei è come un clistere bollente che le si rovescia nell’intestino…si sgancia da Luke che ormai ha finito e comincia a scaricare dal culo sborra e piscio, ancora stordita dall’ennesimo orgasmo….siamo tutti e quattro a terra nella doccia stanchi…il pomeriggio volge al termine……ma io devo venire la seconda volta….l’ultimo pompino è rimasto a metà. Lei capisce al volo e mi fa ‘abbiamo un lavoretto in sospeso?’
Io sono in piedi,lei lo prende di nuovo in bocca e ricomincia …..Luke a vederla riprende vigore e in un attimo ha il cazzo duro come prima. Lei mi lavora l’uccello come una professionista, ha una bocca instancabile, la lingua che guizza su e giù facendomi impazzire. Siamo tutti e due in piedi e lei inginocchiata…passa da un cazzo all’altro e sempre ne ha uno in bocca e uno in mano e non si ferma un momento né con la bocca nè con la mano. Noi ci avviciniamo alla conclusione…lei dice ‘voglio tanta sborra….annegatemi’ apre la bocca, mette fuori la lingua….noi ci seghiamo a pochi centimetri dal suo viso….lei è rossa in viso….vedo che le sue mani sono scese alla fica e si sta sditalinando a più non posso, se la tormenta, se la allarga, infila le dita dentro, le tira fuori in una sequenza veloce, pari alle 4 mani che si fanno una sega sulla faccia……Apre la bocca sempre più …..comincia a dire ‘Dio, Dio…’ un altro orgasmo violento sta arrivando, siamo eccitatissimi anche noi…lei grida di piacere, urla a bocca aperta e in quel momento veniamo anche noi…..densi fiotti di sborra la colpiscono sul viso, in bocca , sui capelli, sul seno….è ridotta ad una maschera oscena, le cola sborra da tutte le parti…gocciola sulle tette, sui capezzoli, sulle cosce, vede i nostri cazzi gocciolanti , raccoglie le ultime gocce con la lingua, con le dita che si lecca…….
E’ totalmente coperta di sborra, ma è appagata, non conta più gli orgasmi che ha avuto. Io e Luke ci guardiamo….non possiamo lasciarla sporca così….ci intendiamo subito e la annaffiamo tutti e due di pioggia dorata, l’ultima che ci resta, per lavarla di tutte le maialate che ha fatto. Lei ride e ci grida porci, ma noi continuiamo imperterriti. Lory interviene….ne vuole anche lei……bacia Gio sulla bocca in mezzo ai getti di piscio che le colpiscono nel viso, lecca sborra e piscio che cola e le mette la lingua in bocca per farla assaporare anche a lei……… Quando abbiamo finito ci sediamo in terra beati e stanchi ci appoggiamo alla parete della doccia. Le due Troie si scambiano un’occhiata di intesa, si alzano in piedi, si mettono a gambe larghe sulla nostra testa e ci ricambiano con una pisciata che quasi ci annega…..quando vedono che ci manca il respiro continuano a pisciarci sul cazzo…poi ce la fanno leccare fradicia come è, ce la strofinano sulla faccia…è una cosa indescrivibile….e da ultimo ci succhiano l’uccello a sua volta fradicio…. Io e Luke non possiamo che guardarci beati….
Non possiamo venire perché siamo spompati, ma tutti ci facciamo una doccia e andiamo a riposarci noi nella nostra camera, gli altri in quella degli ospiti .
Mi sono addormentato subito….ero stanco e anche Lory…….poi mi sono svegliato e l’ho trovata nuda distesa al mio fianco…….l’ho accarezzata…quelle tette stupende e il suo culo mi hanno fatto il solito effetto, farmi drizzare l’uccello….
Ho cominciato a baciarle i capezzoli, lei mi afferra l’uccello, io la tocco…è già bagnata…. Piano piano le ho allargato le labbra con le dita, sono scivolato dentro di lei e poi ho sostituito le dita con il cazzo….lentamente andando avanti e indietro….affondo come un coltello arroventato nel burro… Una serie di colpi e poi lo estraggo gocciolante dei suoi umori e lo porgo alla sua bocca assetata, poi lo rimetto nella fica bollente… e così più volte…. Ad un tratto sento un fruscio…..non mi sono accorto che Gio e Luke sono entrati nella nostra camera e sono accantto a noi…nudi. Io non interrompo a trombare Lory, ma afferro i seni di Gio che sono lì a portata di mano, mentre Lory allungandosi afferra il cazzo di Luke……
Lory è distesa supina ed io sono in ginocchio tra le sue gambe allargate…..Gio la Troia si mette in ginocchio dietro a me e comincia a massaggiarmi le palle e a strofinarmi le tette sulla schiena…….nel frattempo Luke si avvicina di più e inlfila tutto il cazzo in bocca Lory….Siamo un bel quadretto….il cazzo di Luke in bocca a Lory, io nella sua fica e le palle in mano a Gio. Lei ha capito che mi piace e comincia anche a leccarle abbassandosi. Scivola avanti e indietro e arriva fino al buco del culo, che comincia a leccarmi riempiendolo di saliva, quasi a voler penetrarmi con la lingua. E’ molto eccitante e mi sfilo dalla fica di Lory, subito Luke mi rimpiazza e scivola a sua volta dentro di lei
Sono rimasto in ginocchio con Gio che continua a leccarmi e ora mi afferra il cazzo da dietro, come se mi mungesse….il cazzo le scivola dalle mani fradicio del succo di Lory….la situazione è eccitante….il mio culo cola saliva…me lo apro con le mani per farmi leccare sempre più a fondo e lei mi infila un dito all’improvviso…fino in fondo….sempre continuando a menarmelo…..ho un idea….le faccio sdraiare fra le mie gambe, sempre continuando a tenermi il dito dentro in profondità…..il mio cazzo ciondola tra le sue labbra, mi chino e glielo infilo profondamente in bocca….lei è supina sotto di me, io in ginocchio sul suo viso, la sua mano sempre col dito medio nel mio culo…..la schiaccio…..allargo le gambe per abbassarmi e così facendo il cazzo le penetra sempre di più in gola, le manca quasi il respiro, mi spinge in sù per respirare, la sua saliva viscida comincia a colarle ai lati della bocca….mi sollevo, lei prende un respiro e poi mi schiaccio giù nuovamente col cazzo che le arriva fino in gola….è stravolta , paonazza, mi sfilo, prendo il cazzo e comincio a menarmelo selvaggiamente davanti alla sua bocca aperta con la lingua che si sfrega sulla cappella. Sono sempre in ginocchio e lei è supina con la bocca aperta con il cazzo perpendicolare alla bocca…..il dito nel culo si agita quasi a volermi sfondare….lei ha gli occhi lucidi dal godimento e la faccia piena della sua saliva. La mia mano si agita sempre più……lei riesce a dire “sborrami”. Luke la guarda arrapato, sfila il cazzo dalla fica di Lory per metterglielo in bocca…..Tutti e due siamo col cazzo in bocca della moglie dell’altro……
Gio in quella posizione è immobilizzata con la testa fra le mie gambe…io sento che menandomelo sto per venire….è delizioso…ho una bocca vorace aperta sotto, menandolo do colpi sulla sua lingua, il suo dito è sempre nel culo e va su e giù……vengo …non ce la faccio più…..sento che arriva lo spruzzo…..stringo il cazzo perché lo spruzzo sia più violento e mi abbasso col bacino per rimetterlo tutto in bocca a Gio….lei si dibatte perché vuole avere un po’ più di libertà di movimento, ma io la immobilizzo e vengo con schizzi violenti nella sua gola, non può chiudere la bocca, il cazzo fino in gola…..per non soffocare è costretta a mandare giù….io non mi sposto…..fino a che non sono sicuro che ha ingoiato, poi mi sfilo veloce….lei rantola…apre la bocca per respirare….sulla lingua, sui denti è piena della sborra residua che non ha ancora ingoiato…..Anche Luke alla vista di come è vacca sua moglie eccitatissimo non si tiene più, ma Lory gli sfila il cazzo della bocca giusto in tempo per farsi sborrare in viso. Tutte e due sono sporche di sborra…Lory si avvicina a Giò e le dice…questa è di tuo marito….e le strofina la faccia sulla sua… ha della sborra sulla lingua che sputa in bocca a Gio, la quale pensa bene di renderla al mittente succhiandosi il cazzo di Luke.
Io e Luke abbiamo gli uccelli gocciolanti sborra…siamo distrutti, ma le signore non sono venute e cominciano a leccarsi a vicenda e a strofinarsi fica contro fica. Lory prende dal comodino quel toy (non so il nome) che simula un cazzo doppio alle due estremità…se ne infila un pezzo nella fica e la parte restante la infila nella fica di Giò. Ora cominciano a strofinarsi con quel fallo doppio nelle fiche……lo ingoiano tutto e le fiche si toccano….cominciano a masturbarsi e a farlo andare dentro e fuori…….la visione è sublime, ma non ce la fanno più. Un urlo liberatorio ci dice che hanno raggiunto l’orgasmo contemporaneamente……
Dopo una bella doccia per Gio e Luke era l’ora di levare le tende. Mi sono rivestito, il mio amico Luke mi ha sussurrato “grazie”, Gio mi ha strizzato l’occhio e mi ha detto sorridendo “torno a trovarvi presto se volete…”. Gio contaci….una vacca simile non capita spesso…..
D’altronde mi aveva chiesto un incontro di sesso perverso e veramente osceno…. L’avrò accontentata?
La mia seconda mamma
La sera del tredici dicembre, ricevemmo una telefonata dalla polizia stradale, l’auto che guidava mio padre era andata fuori strada a causa della pioggia. Ci recammo in ospedale io e la mamma, ma ormai non c’era più niente da fare. Ormai erano due anni che mio padre era morto, allora avevo diciassette anni. L’incidente aveva cambiato la mia vita in modo drammatico. Io ero un ragazzo bello alto quasi 1,80 ero molto timido e sensibile. La mia madre naturale era dell’est europeo e viveva all’estero da quando io avevo solo sei mesi. Ero stato affidato a mio padre poiché lei era dedita all’alcool. Mio padre si era risposato quando io avevo 4 anni con Monica, ma già conviveva con lei da quando io avevo un anno. Monica la consideravo come la mia madre naturale, era ancora una donna molto attraente alta 1,70 con corpo ben proporzionato. Vestiva con abiti un po’ più larghi per non evidenziare le sue forme attraenti. Di sicuro lei aveva ancora desideri sessuali, era rimasta vedova giovane a trentotto anni. Io qualche volta la incoraggiavo a uscire, doveva rifarsi una nuova vita sia sentimentale sia sessuale. Era dirigente in una struttura pubblica. La sua bellezza attirava, da parte degli uomini, diverse attenzioni indesiderate. Lei mi spronava a conoscere ragazze della mia età. Un giorno mi disse “Io ho già un uomo. Te” ed io le risposi “ Anch’io ho una donna. Te” Mamma sospirò dicendo “Siamo una bella coppia”. Confidenzialmente e un po’ imbarazzato le dissi che avevo baciato poche ragazze e tutto era finito lì senza un seguito. Lei pensò che ultimamente, mi avesse trascurato per il lavoro e desiderava dare più spazio al nostro rapporto. Decidemmo di uscire un sabato sera, eravamo entrambi contenti per la decisione presa, poteva essere divertente.
Il sabato sera ci preparammo, ero in attesa che lei uscisse dalla sua camera. Rimasi a bocca aperta quando la vidi con una gonna corta nera, tacchi alti e una camicetta che teneva a stento a freno i suoi seni. Lei si accorse che aveva attirato molto la mia attenzione e disse che si era vestita così per apparire più giovane vicino a me. Le feci i complimenti per l’abbigliamento e il suo look. Mi precipitai alla macchina, le aprii la portiera e non potetti fare a meno di guardare fra le sue cosce quando entrò in auto. Andammo in un ristorante caratteristico sul lago, dove i tavoli erano imbanditi con delle tovaglie rosse e ognuno aveva una vecchia bottiglia di vino al centro con una candela accesa. C’era un trio che si esibiva dal vivo. La cena andò bene, ci sentivamo un po’ brilli e rilassati. I suoi occhi azzurri brillavano
al lume della candela fioca, il suo viso finalmente lo vedevo luminoso. Quando uscimmo dal ristorante, lei era un po’ malferma sulle gambe. Le aprii la portiera della vettura e Monica scivolò dentro. Non importa quanto mi sforzassi, ma i miei occhi andarono nella zona buia tra le sue gambe, quando lei per entrare in macchina, in modo quasi provocatorio per pochi secondi le aprì. Vidi le calze di nylon fino a sopra le cosce con delle mutandine beige pallido. Incrociammo i nostri sguardi e un brivido mi attraversò la schiena. Il viso mi divenne scarlatto quando mi fissò intensamente, con il suo sguardo magnetico. Per terminare la serata andammo a vedere un film divertente e leggero. Verso la metà del primo tempo quando le misi un braccio attorno alle spalle, la sua pelle fu percorsa da un brivido e si rannicchiò verso di me. La vidi sorridere per la mia audacia, si sentiva a suo agio e amata in quel momento. Improvvisamente le mie dita incominciarono a toccare la sua pelle morbida dalla parte superiore del suo seno e il mio cuore incominciò a battere rapidamente in petto. Non mi potevo più concentrare sul film. Il movimento delicato e quasi impercettibile delle mie dita in fiamme sul suo seno, lei lo percepì quasi fosse stato accidentale. Monica pensò fosse stato un tocco innocente, mi guardò con un sorriso accondiscendente, quasi m’incoraggiava, era tempo che nessuno si prendeva cura della sua persona. Le toccai il seno e i capezzoli, ma lei mi bloccò la mano. Mi fermai, scartai un cioccolatino e lo mangiai poi le toccai di nuovo il seno e il suo capezzolo e sentii il suo battito cardiaco accelerato. Lei chiuse gli occhi sospirando profondamente e incominciò quasi a tremare. Quando terminò il film e uscimmo dal cinema, dovetti camminare dietro di lei nella speranza che nessuno potesse vedere la mia erezione. Monica si rese conto del mio problema e a stento si trattenne dal guardarmi una seconda volta. Quando tornammo in macchina apparì coinvolta dalla mia erezione, aprì di nuovo le gambe per entrare in auto e guardandomi con occhi penetranti m’invitò a salire. Ero confuso, guardai le sue gambe e il suo seno prominente. Mi avvicinai e le diedi un bacio sulla guancia, lei si girò piano e mi porse le sue labbra come per riflesso incondizionato. Io mi limitai a darle un bacio a stampo, lei ricambiò con un bacio alla francese, mi sentii scivolare la sua lingua calda nella mia bocca e un tremito attraversò tutto il mio corpo. Il modo con cui giocai con la mia lingua nella sua bocca, la morbidezza e il calore, la fece impazzire. Per un attimo ci perdemmo nel sapore dolce delle nostre bocche. Poi con un fremito incontrollabile nella sua voce mi disse di tornare a casa. Guidando verso casa le presi la mano e lei me la strinse poggiandola sulla sua coscia. Arrivato, parcheggiai nel vialetto. Rientrammo io mi avvicinai e le baciai le labbra. Monica sentiva la mia eccitazione attraverso il mio pene duro che pressava sul suo stomaco. Mi fermò e mi spinse scherzosamente lontano. Disse che per una prima uscita fuori di casa un bacio era più che sufficiente. Io la incalzai e le chiesi di uscire qualche altra volta insieme, lei mi assicurò che era stata una bella serata e che desiderava uscire ancora con me. Andammo a dormire. Quella sera era mamma che dominava tutti i miei pensieri, pensavo alla sua pelle morbida toccata dalle mie dita e al sapore delle sue labbra sulle mie e il sentire la sua lingua nella mia bocca. Mi masturbai e poi andai a lavarmi nel bagno, passando vicino la sua camera sentii dei gemiti di goduria. Anche lei si stava masturbando.
Il mattino successivo a colazione non eravamo più brilli, Monica disse che mi doveva parlare. Il suo viso era serio. Pensai che avesse cambiato idea e fosse pentita di quanto successo la sera precedente. Quando tornò la sera, bussò alla mia porta ed io la feci entrare. Si sedette sul letto accanto a me, con il volto appena velato e teso dalle emozioni e incominciò a parlarmi con voce strozzata: “Ho pensato tutto il giorno a ciò che è successo ieri, è tutta colpa mia, si mise a singhiozzare, io la strinsi a me mentre le sue lacrime bagnavano anche il mio viso. Le sue emozioni represse sembravano venir fuori tutte in una volta. Due anni di solitudine stavano avendo sfogo in quel momento. Le dissi sinceramente: “Mamma ti voglio molto bene”. Lei si appoggiò allo schienale del letto e si asciugò le lacrime, dicendomi che aveva sofferto molto per la perdita di mio padre ma ora si sentiva molto legata a me e aveva bisogno del mio affetto e che dovevamo essere sinceri nei nostri rapporti interpersonali. Mi diede un bacio a stampo sulle labbra e mi disse che saremmo usciti di nuovo il prossimo fine settimana.
Passò la settimana velocemente ed io pensavo sempre a Monica e all’uscita di sabato. Venerdì sera andai a fare una doccia con l’acqua fredda per smorzare i miei bollori. Poi posizionai il miscelatore di nuovo sull’acqua calda, lei era sempre nei miei pensieri, così la mia mano scivolò delicatamente sul mio cazzo, chiusi gli occhi e non ce la feci più, incominciai a masturbarmi. Nel frattempo Monica rientrò, ma io non la sentii, a causa dello scroscio dell’acqua. Mi lasciai andare, chiusi gli occhi e mentre stavo avendo l’orgasmo, ad alta voce pronunciai il suo nome dicendo “succhiarmelo!”. Monica assistette a quello spettacolo poiché la porta del bagno era aperta e vide quando il mio sperma arrivò sulle mattonelle. Mi sentii degli occhi addosso. La vidi che dalla porta mi guardava sorpresa ma anche con occhi lussuriosi. Incrociammo i nostri sguardi e lei si allontanò velocemente. Ero rimasto di stucco e ora ero nervoso per la reazione che poteva avere. Mi sentivo come un idiota.
Quando arrivai, mi disse con un sorriso luminoso che la cena era quasi pronta. Mangiammo in silenzio quando Monica con molto umorismo mi disse “Allora com’è andata questa doccia? Su Dino avevamo deciso di essere onesti gli uni con gli altri. Ti ho visto e mi dispiace. Non avevo capito che eri sotto la doccia, ho visto che ti stavi masturbando, tutti i giovani lo fanno. La prossima volta chiudi la porta. Nella nostra casa ti devi sentire libero.“
Ora lei si sentiva quasi sollevata di aver rotto il ghiaccio e di avermi messo a mio agio. Continuammo a parlare come se niente fosse accaduto. Decidemmo di fittare un film recente e andai dopo cena a prenderlo. Dopo quasi mezz’ora rientrai a casa misi il disco nel lettore e mi avvicinai alla sua camera per chiamarla, la porta era socchiusa, lei era seduta sul letto indossava un accappatoio mentre un asciugamano le avvolgeva la testa. Si alzò e intravidi le sue belle cosce lisce mentre era intenta ad asciugarsi i capelli, si tolse l’accappatoio e mi apparve nella sua immensa bellezza, sapevo che non dovevo sbirciare ma non riuscivo a trattenermi. Vidi che si asciugava, con il phone, i suoi morbidi peli pubici. Aprì le gambe e fece affluire l’aria calda fra le sue cosce, chiuse gli occhi e vidi un’espressione di godimento sul suo viso. Poi si mise di nuovo l’accappatoio e pensai che avesse intuito che la stavo spiando. Indossò uno slip rosso striminzito e se lo tirò su. Mi allontanai dalla porta e l’attesi nel salotto, lei si presentò poco dopo con un vestino estivo un po’ corto. Andai a prendere del vino bianco e lo misi nel secchiello del ghiaccio, gliene versai un po’ e lei mi ringraziò.
Incominciammo a veder il film lei seduta sul divano ed io a terra sul tappeto accanto a lei. Bevemmo altro vino, io mi assentai per andare un attimo in bagno, quando passai vicino la sua camera, vidi il suo slip rosso sul letto. Pensai subito che non avesse indossato nulla sotto l’abito. Quando tornai in salotto, mi misi in una posizione in modo da poter sbirciare tra le sue gambe. Si accorse che il mio sguardo era riverso fra le sue cosce e ogni tanto le muoveva ma non in modo che potessi avere una buona visione. Mi accorsi che si era addormentata, non reggeva molto il vino. Un pensiero mi balenò subito nella mente. Mi alzai delicatamente e con le dita quasi tremanti e con il cuore in gola, incominciai ad alzarle l’abito, scivolai a terra, mi girai e un piccolo gemito uscì dalla mia gola quando vidi le labbra del suo sesso che mi fissavano. Lei si mosse un po’. Il vestito si alzò ancora di più. Ora potevo vedere molto meglio le sue labbra rosa interiori della sua fica. Tirai fuori il mio cazzo scalpitante e incominciai a masturbarmi. Pensai di aver fatto un po’ di rumore perché la vidi muoversi e forse si accorse di cosa stava succedendo. Aprì le sue cosce ed io ebbi una visione migliore della sua fica. Appena ebbi l’orgasmo e pulii il mio sperma, lei si mosse e aprì gli occhi. Sbadigliando sussurrò “Devo essermi addormentata”. Vidi che delle gocce di sperma erano arrivate sulle sue cosce, ma non potevo far niente per toglierle. Il suo sguardo cadde proprio lì, ma non disse niente, mi salutò baciandomi e andò a dormire. Mi appostai vicino la porta della sua camera, sentii dire “mmmhhh come buono”, poi dopo alcuni minuti avvertii dei mugolii e poi un silenzio assoluto. Capii che si era masturbata e poi addormentata.
Ci incontrammo il mattino successivo per colazione era sabato, lei si presentò con un pantaloncino corto e stretto, le labbra della sua fica si evidenziavano enormemente. Cercai di non guardarla lì, ma poi mi stupii quando vidi che non indossava il reggiseno. Ero pronto per andare a disputare una partita a calcetto, lei mi accompagnava di solito se non aveva altro in programma.
Quando arrivammo al campetto, gli occhi di molte persone sia uomini sia donne erano puntati su di lei. Monica per il dopo partita aveva preparato diverse cose per un picnic. Finita la partita, arrivammo su un bel prato soleggiato stendemmo le coperte e mangiammo dei sandwich, mi stesi sulla coperta accanto a lei e dissi: “ti voglio molto bene”. Lei mi rispose “Ti voglio bene anch’io molto intensamente ”. Mi avvicinai e l’abbracciai. Lei si addormentò e la mia mano sfiorò il suo morbido seno, continuai a toccarla delicatamente, vidi la sua pelle che aveva dei brividi di piacere. La toccai sotto il seno e le strinsi dolcemente il capezzolo ormai diventato duro. Il mio pene pulsava nei pantaloni, lei aveva gli occhi chiusi, ma il suo respiro non era regolare, la sentii fremere. Io ora stavo dietro di lei abbracciato, Monica mi faceva esplorare i suoi seni, pensai che potesse sentire la mia erezione premere dietro la sua schiena. Appena si mosse tirai subito la mano dal suo seno. Lei si mise a sedere e si strofinò gli occhi, dicendomi: “Quando bevo un po’ mi addormento quasi subito, andiamo a fare due passi”. Le presi la mano e c’incamminammo verso il lago. Raggiungemmo una piccola radura e ci sedemmo su una coperta che avevo portato con me. Mi tolsi la camicia e lei vide la mia muscolatura e guardandomi con ammirazione, mi disse: “Hai un bel fisico, sei proprio bello.” La ringraziai e le misi un braccio attorno alle spalle. Si vedevano sul lago delle barche con delle persone, mentre si udiva il suono debole di bambini che giocavano e ridevano. Le chiesi se potevo baciarla e lei non si oppose, “Però uno soltanto” bisbigliò.
La strinsi forte al mio petto e la baciai ardentemente, succhiavo la sua lingua e la sentivo fremere, il bacio andò a lungo trasformandosi in due e poi in un terzo mentre le accarezzavo il seno. La mia mano tremava quando le toccai il capezzolo, un gemito le scappò appena glielo strinsi. Poi lei mi fermò. Ma la sua voce non era convincente ed io la baciai di nuovo e le palpai i suoi turgidi capezzoli. Lei mi dissuase a continuare, mentre guardava la mia patta gonfia. Guardando delle nuvole che si avvicinavano disse: “Penso che sia ora di tornare”. Prendemmo il resto delle cose e mano nella mano andammo verso l’auto. Tornammo a casa e appena entrammo, si strinse a me e mi accarezzò dolcemente facendo scivolare la sua mano verso la patta, poi mi sbottonò i pantaloni e mise la sua mano dentro il boxer, accarezzò il mio cazzo e me lo tirò fuori delicatamente, mi incominciò a masturbare. Appena gemetti, lei strinse le mani sul mio cazzo ed aspettò che il liquido chiaro le riempisse le mani. Se le portò alle labbra e se leccò, l’odore del mio sperma era intenso, lei mi strinse di nuovo il pene e mi abbracciò.
La settimana fu pesante per Monica, in quel periodo portava anche il lavoro a casa, mentre io ero indaffarato con l’università.
Quando giovedì sera le chiesi se volesse uscire con me il prossimo week-end lei mi rispose che mi doveva parlare. “Dino, mi sento male per quello che è accaduto lo scorso fine settimana. Mi dispiace per quello che è successo quando siamo tornati dal lago, non avrei dovuto mai fare niente di simile. Ho bevuto troppo, non ci sono scuse, ero totalmente fuori di me” ed incominciò a piangere.
Io l’abbracciai e le dissi “Monica è stata la più bella esperienza della mia vita, non importa di chi sia la colpa” Lei mi strinse e fra le lacrime mi disse “Non ti voglio far del male Dino, io ti amo” le asciugai le lacrime, la baciai sulle labbra e le dissi: “Cercherò di controllare più me stesso” Un piccolo sorriso attraversò il suo volto. “Ma non dimenticare che sono sempre un giovane arrapato” Lei sollevò un sopracciglio e scoppiò a ridere. Le chiesi di uscire di nuovo con me e lei mi rispose:
“Ad una condizione che tu ti comporta bene e poi dobbiamo controllare meglio noi stessi e sapere quando fermarci.”
“Ok. Te lo prometto risposi eccitato, sei tu il capo. Allora per sabato va bene?”
Lei annuì con un cenno del capo.
Uscimmo il sabato sera, mi comportai bene e quando rientrai andai a prendere una bottiglia di vino, mentre lei andò a cambiarsi nella sua stanza. Tornò poco dopo con un pigiama di seta rosso, molto sexi ed elegante. Feci un fischio in segno di apprezzamento. Versai del vino nei nostri bicchieri e poi conversando bevemmo quasi tutta la bottiglia. Le chiesi se le potevo fare una domanda indiscreta. Lei guardandomi interrogativamente mi disse:
“Si, certamente.”
Le chiesi se alle ragazze piacesse di fare il sesso orale. “Ho sentito dire che qualcuna lo fa ma non so se a loro piace o meno il sapore…?” Monica mi rispose che a molte piaceva farlo, ma per il gusto dello sperma non era sicura che piacesse a tutte. Poi aggiunse:
“Devi sapere che anche la donna ha le stesse esigenze dell’uomo.” Mentre lo diceva le lessi negli occhi una voglia, che avevo da poco imparato a riconoscere. La strinsi a me, lei mi baciò sul collo e sentì il mio pene che comprimeva verso il suo addome e si strinse di più. Le presi la testa fra le mani e la baciai sulle labbra, lei ricambiò con la lingua, mentre sentivo che la sua mano si avvicinava alla mia patta. Incominciò a sbottonarmi e poi mi disse:
“Aiutami.”
Mi sbottonai velocemente e mi trovai con i pantaloni e i boxer abbassati mentre Monica con una respirazione difficoltosa dovuta all’eccitazione e con il fuoco negli occhi incominciò a strofinarsi sul mio pene. Le sfilai il top del pigiama e le palpai le tette. Rimase a bocca aperta guardando il mio pene da vicino, vide pulsare il mio cazzo di fronte al suo volto. Si avvicinò fino a pochi centimetri e poi lo prese delicatamente in mano come se fosse di porcellana. Mi disse “stai tranquillo perché per fare un buon pompino devo essere sensuale e non desidero che tu venga molto presto.” Si portò il cazzo vicino le labbra e tirò fuori la lingua, leccandomi quel po’ di liquido seminale che imperlava il mio glande. Non credevo ai miei occhi, fremevo tutto. Lei mi prese con una mano le palle massaggiandomele con cura e con la lingua si divertiva a stuzzicarmi. Poi prese il glande in bocca, succhiandolo delicatamente e me lo strinse un po’ con i denti per dargli più pressione. Il modo in cui mi toccava era inebriante. Si era quasi estraniata, la sua lingua lo leccava e poi lo risucchiava dentro la bocca. Mi teneva sotto controllo quando mi sentiva fremere, si fermava un attimo e poi riprendeva, ero andato in estasi era una sensazione incredibile che non avevo mai provato. Mi tenne così in tensione per più di mezzora. Lei faceva letteralmente l’amore con il mio pene e quasi non desiderava che io venissi. I suoi occhi erano estasiati la sua mente pensava solo a godere di quei momenti irripetibili. Anche lei ora desiderava che io venissi. Strinse forte il mio cazzo alla base e mi leccò con la punta della sua lingua, poi mi guardò quasi stralunata, chiuse gli occhi, prese il glande in bocca e la sua mano si mosse su e giù parecchie volte rapidamente, la mia testa stava per esplodere stavo per avere l’orgasmo. Lei tenne la bocca sul mio glande ed io con un urlo poco soffocato le spruzzai la mia crema calda in gola. Lei ingoiò di corsa aspettando il secondo spruzzo che entrasse nella sua bocca, ingoiò anche questo velocemente in attesa del colpo successivo. Cercò di ingoiare tutto ma era troppo e qualche goccia le colò dagli angoli della sua bocca. Le raccolse scrupolosamente con la sua lingua. Non mi rendevo ancora conto di quanto stava avvenendo. Monica era di fronte a me ed io ero intontito da quelle sensazioni che lei mi aveva fatto provare. La guardai, ora mi fissava con i suoi occhi blu e le sue labbra avevano ancora la pellicola del mio sperma bianco. La presi e le baciai le labbra, ci scambiammo un bacio lunghissimo e molto intimo. Ormai il ghiaccio era rotto e non c’era modo di tornare indietro. La mattina dopo lei era in bagno in reggiseno e mutandine e stava per vestirsi, con la porta leggermente aperta.
Fece un sospiro, si voltò e mi guardò. Io la salutai ed entrai nel bagno. Lei mi rispose “Buongiorno amore” mi baciò le labbra in modo rapido e si voltò verso lo specchio per truccarsi. Andai dietro di lei e le avvolsi le braccia intorno alla vita. Incominciai a guardarla attraverso lo specchio mentre i suoi capezzoli incominciavano ad indurirsi. Le mie labbra si avvicinarono al suo collo, lei ebbe un lieve brivido. Le sbottonai il reggiseno e lei non si oppose, incominciai a palparle il seno e lei gemette di piacere, già sentiva il mio pene duro che premeva contro le sue natiche. I suoi fianchi spinsero il suo culo indietro per aver maggior adesione al mio cazzo, poi si girò baciandomi le labbra, scivolò in ginocchio e mi tirò giù i pantaloncini e i boxer. Prese il mio pene in bocca e cominciò a succhiarlo, incominciai a muovere i fianchi ed il mio pene le arrivò fino in gola. Le chiesi che desideravo venire fra i suoi seni. Lei annuì con un sorriso, prese una crema da una mensola se ne spalmò un po’ fra i seni, si distese a terra e m’invitò a mettere il mio cazzo fra la sua pelle morbida e calda. Lei muoveva il suo bel seno su e giù in cui era avvolto il mio cazzo, il glande quando andavo su arrivava alle sue labbra e lei lo leccava. Incominciai a muovermi velocemente e lei capì che stavo per venire, improvvisamente con dei gemiti le spruzzai il mio seme caldo sul suo petto e sul suo viso d’angelo. Lei se lo spalmò sul petto e si leccò le dita. Poi mi disse di allontanarmi dal bagno, subito uscii, però sbirciai dal buco della serratura e vidi che si tirò giù di colpo le mutandine e cominciò a masturbarsi con una mano coperta del mio sperma fino a raggiungere l’orgasmo. Mi allontanai subito e molto eccitato per quanto avevo visto.
La sera ci preparammo ed andammo ad una festa tra amici di mia mamma, Monica si era vestita in modo non molto provocante ma in maniera elegante, ebbe diversi complimenti, bevve il vino che a lei piaceva molto, verso mezzanotte lasciammo la festa e lei volle fare due passi a piedi, si mise sotto il mio braccio e quasi barcollante ci incamminammo verso casa, ogni tanto io la stringevo fra le mie braccia e le baciavo le labbra. Poi allungai la mano sul suo seno e lei si strinse di più a me. Decisi di prendere un taxi al volo, lo fermai ed arrivammo a casa in pochi minuti. La desideravo e per strada non potevo fare niente.
Aprii la porta quasi in fretta, la strinsi a me e le toccai di nuovo i capezzoli, lei quasi crollò fra le mie braccia si inginocchiò e mentre parlava mi aprì i pantaloni e prese il mio pene in bocca, sembrava quasi annebbiata dal vino ma aveva molta voglia. Il desiderio di entrambi era all’apice e lei mi stimolò come una pazza facendomi venire subito, ingurgitando di nuovo ciò che lei amava molto.
Le serate si susseguivano con dei pompini che Monica mi faceva a regola d’arte, lei era diventata dipendente del mio sperma, qualche volta che si saltava un giorno diventava nervosa.
Una mattina bussai alla porta della sua camera da letto e lei mi fece entrare mentre era completamente nuda, ma non provava più imbarazzo, io le dissi che era bellissima, lei si chinò per prendere le sue mutandine ma prese molto tempo nel farlo. Mi sentì ansimare, mi lanciò un occhiata nelle parti basse e notò la mia patta gonfia. Con un sussurro rauco e soffocato mi chiese di masturbarmi. Io rimasi senza fiato a quella richiesta. Mi spogliai del tutto anch’io. Lei mi osservava maliziosamente con gli occhi vogliosi che mi eccitavano ancora di più. Mi avvicinai a lei accarezzandomi il cazzo, poi la mia mano incominciò ad andare su e giù, lei mi guardava affascinata, con un lungo mugolio quasi l’avvisai che stavo per venire, misi il palmo della mano davanti per raccogliere lo sperma che stava per uscire, ed appena uscì, lei corse verso di me mi prese la mano ed incominciò a leccarmela rapidamente, poi prese il mio cazzo in bocca e si riempì la bocca di quella calda delizia.
Monica godeva molto con le labbra e la bocca, però io desideravo avere un rapporto completo e già immaginavo che sarebbe stato bellissimo.
La sera del giorno successivo, avevamo tutti e due voglia, ma non sapevo come coinvolgerla in quelli che erano i miei desideri.
Lei era seduta alla sua scrivania con il computer acceso e stava pensando, quando io rientrai a casa un po’ prima. La salutai e le chiesi se avesse ancora molto lavoro da svolgere, mi disse che aveva appena terminato. La baciai sulle labbra e poi dissi che le dovevo parlare. Rimase in silenzio perché non sapeva ciò che desideravo dirle.
Mi avvicinai alla sua scrivania e guardando i suoi occhi penetranti, che quasi mi ipnotizzavano le dissi: “Tempo fa mi riferisti che in un rapporto non bisogna essere egoisti ma bisogna dare e avere. In me si è sviluppato un desiderio che solo tu puoi soddisfare. Accarezzo l’dea di fare sesso orale con te.” Lei incominciò quasi a tremare il suo respiro divenne quasi affannoso. Era una situazione nuova che avrebbe comunque dovuta affrontare in seguito.
Mi rispose che ci doveva pensare e per il momento le cose rimanevano così.
Io ero su di giri perché forse avevo intuito che era anche un suo desiderio, ma ciò avrebbe comportato un rapporto molto più intimo per entrambi.
Le palpai il seno e le baciai le labbra, la sentii remissiva mi abbassai il pantalone e i boxer e mi avvicinai a lei, lei aprì la sua bocca, leccò il mio glande e poi mi guardò negli occhi. Mi stava comunicando che anche lei aveva lo stesso mio desiderio ma si doveva sbloccare. Incominciai ad andare avanti ed indietro nella sua bocca come se la volessi chiavare. Lei gemeva sommessamente, la sua saliva cominciò a gocciolare dagli angoli della sua bocca. Le mie mani le presero la testa mentre incominciai a muovermi con violenza, poi mi fermai un attimo, lei mi guardò speranzosa che continuassi, stavo per avere l’orgasmo, presi il mio cazzo in mano e spruzzai tutto il mio sperma sul suo viso e sul suo corpo. Le volevo lasciare quell’odore sulla pelle come fanno gli a****li per marcare un territorio. Lei era in ginocchio chiuse gli occhi ed aspettava che altri spruzzi le bagnassero le labbra. Mi leccò il cazzo e poi assaporò il liquido caldo che giaceva ancora sulle sue guance.
Il mattino successivo a colazione, le rifeci la richiesta e lei con un sorriso mi rispose “Vedremo”. Era quasi un si ed ero molto felice.
La sera decidemmo di uscire per andare in un ristorante molto carino. Prendemmo l’auto. Lei si era vestita con una gonna molto corta ed una camicetta a fantasia coperta da un leggero pulloverino. In macchina la gonna salì un po’ su e vidi le sue mutandine rosa lucido. Le misi la mano sulla coscia e l’accarezzai fino a raggiungere le mutandine, lei mi tirò giù la mano solo quando mi stavo distraendo dalla guida. Arrivammo nel ristorante che aveva diversi separé, era proprio l’ideale per le coppiette. Si assentò per andare in bagno e quando tornò, mi diede qualcosa che aveva appallottolato nel suo pugno, me la porse, aprii la mano e vidi che era la sua mutandina rosa. Ebbi subito un’erezione e divenni rosso come un peperone. Stava arrivando la cameriera ed io nascosi subito la mutandina in tasca. Lei sorrise per il mio imbarazzo.
Ordinammo la cena, presi le sue mutandine. Prima le odorai e poi le leccai. Monica chiuse gli occhi e tirò un profondo sospiro. Era la prima volta che sentivo l’odore di fica. Inalai profondamente quel profumo inebriante nei miei polmoni. Verso metà pasto si tolse il pullover e rimase con la camicetta trasparente. Si potevano vedere i seni sodi e i suoi capezzoli duri che spingevano contro il tessuto sottile. Terminammo la cena ed io le chiesi di tornare a casa subito. Lei mi rispose: “Penso che sia un’ottima idea, del resto, ti devo una lezione.” Avevo il cazzo che mi tirava come non mai. In macchina avevo difficoltà a guidare poiché i miei occhi erano sempre riversi sulle sue cosce e al resto che immaginavo.
Arrivammo a casa le aprii la portiera, lei allargò le gambe per scendere, rimasi di stucco vedendo che non aveva i peli sulla fica, il mio cuore batteva così forte. Pensai quasi che lei lo potesse sentire. Quando uscì dall’auto e mi vide in quello stato, sorridendo mi disse: ”Come mai stai così impalato?” Conoscendo già la risposta, si avviò verso casa ed io mi affrettai a seguirla.
Appena entrammo, mi chiese di portarle un bicchiere di vino nel salotto. Quando giunsi con il bicchiere, mi tremava la mano, ma anche la sua quando prese il bicchiere non era stabile. Mi sedetti accanto a lei senza parlare. Lei prese la parola: “Sono così confusa a volte Dino. Quello che abbiamo fatto è così sbagliato, ma … ma non posso resistere. Potrebbe essere così pericoloso per entrambi. E’ tutto così folle.” Stavo per dire qualcosa, lei se ne accorse e mi mise un dito sulle labbra facendo shhhhhh.
Stava in piedi davanti a me. Si tolse la camicetta mostrando i suoi seni nudi. Io la guardavo estasiato. Poi si tirò la gonna fino alle cosce. Per stuzzicarmi, fece una pausa per un secondo quando era appena sotto il livello del pube, poi se la tirò fin sopra la vita. In quel momento si sentì nella stanza un mio rantolo. Rimasi a bocca aperta non avevo mai visto niente di così eccitante. Monica aveva la sua fica gonfia e umida. Le sue labbra erano quasi splendenti e lisce. Sulle sue piccole labbra sporgenti faceva capolino un po’ di liquido appeso precariamente, pronto a gocciolare sul pavimento.
Indossava ancora le scarpe con i tacchi alti. Andò a sedersi su una sedia ancora con la gonna tirata in vita e alzò le gambe appoggiandole sui braccioli della poltrona, mostrandomi la sua fica quasi in modo osceno.
Poi mi chiese di inginocchiarmi fra le sue gambe, pensando che quella fosse la posizione migliore per me. Mi spogliai a tempo di record gettando i vestiti a terra. Ero completamente nudo mentre lei guardava la mia erezione pulsante. Ero fra le sue gambe con la bocca vicino al suo sesso gonfio. Misi le mani fra le sue cosce per distanziarle un po’. Lei mi disse: “Aspetta un minuto, hai bisogno di qualche lezione di anatomia femminile prima di mangiarmela.” Mi appoggiai allo schienale della sedia e quando allargò le gambe, i miei occhi erano fissi sulla sua fica.
Monica usò le dita per aprire le labbra rosa, vidi i suoi umori che spumeggiavano nel suo buco aperto. Indicandomi il clitoride, mi disse che quello era il centro dell’eccitazione sessuale di una donna: “E’ molto sensibile e ha bisogno di essere trattato con grande gentilezza.” Poi allargò le labbra interne per farmi vedere com’erano flessibili e sensibili, mentre quelle esterne lo erano di meno. La sua voce era controllata ma sentivo che qualche volta era molto eccitata. Vedevo che qualche goccia dei suoi umori scendeva sulla coscia. Proseguì dicendomi “Dentro il buco dove va il cazzo, però può anche essere un porto d’approdo dove una lingua soffice può incunearsi.” Poi passò al clitoride disse che era molto sensibile. Ogni volta che lo toccava, vedevo l’eccitazione nei suoi occhi. Il suo clitoride appariva tra le sue labbra e sembrava la miniatura della testa di un pene: “Ora che sono molto eccitata un piccolo tocco mi può far venire.” Si mise prima un dito poi due e poi tre dita nella sua fica mostrandomi che la fica poteva accogliere cose molto grandi, quando tirò fuori le dita gliele andai subito a leccare, il suo sapore era molto particolare. Era quasi dolce e più intenso di quello gustato sulle sue mutandine. Dopo la spiegazione mi disse: “Ora è il tuo turno metti in pratica ciò che ti ho detto, mangiami la fica, ora ho voglia di essere leccata.”
Mi avvicinai a lei quasi timoroso, ma lei mi prese la testa e l’avvicinò alla sua fica gocciolante, il suo profumo mi eccitava moltissimo. Appena la leccai, lei emise un gemito ed io assaporai i suoi umori. Lei mi teneva la testa ferma vicino la sua fica, erano sensazioni nuove e belle quelle che stavo provando. Mi lasciò la testa ed io continuai a leccarle l’interno delle sue labbra gonfie, poi mi disse: “Succhiami le labbra e la fica finché hai forza di farlo!” incominciò a muovere i fianchi quando le leccai il suo clitoride gonfio. Mi strinse la testa fra le sue gambe e imprigionò la mia lingua nella sua fica. Improvvisamente, si lasciò sfuggire un lungo lamento e chiuse gli occhi, tremando e urlando ebbe un orgasmo tremendo. Tirò la mia testa nella sua vagina che aveva delle convulsioni e quasi mi soffocò. Il mio viso era inondato dei suoi umori quasi come quando mangiavo una grossa fetta di succosa anguria. Lei stava avendo quasi delle convulsioni quando la leccai l’interno delle sue labbra e poi nel suo dolce buco. Monica stava avendo molti orgasmi, in special modo quando differivo la zona dove leccavo, era caldissima e molto eccitabile, ora respirava a bocca aperta. Ormai sapevo dove era il suo clitoride e lo accarezzavo con tanto amore, con tutto il talento di un amante esperto. Mi disse che non aveva mai avuto tanti orgasmi consecutivi che durassero anche così a lungo, ma soprattutto che erano stati i più belli della sua vita. Ora stava accasciata sulla sedia con le gambe ancora avvolte al mio collo. Quando mi guardò sorrise perché avevo il viso ricoperto dai suoi umori e con amore mi disse: “Ti amo e ti voglio succhiare il cazzo. Ti voglio succhiare tutto il succo delle tue palle. Vuoi che te lo succhi? Vuoi che ingoi tutto il tuo delizioso sperma? Dimmi, dimmi che vuoi essere succhiato fino a schizzarlo nella mia bocca!”- “Si” le risposi gemendo e mettendoglielo in bocca le ordinai: “Succhiamelo!”.
Mi prese il pene nella sua bocca calda e umida, facendo dei rumori strani, quando me lo succhiò forte. Il mio cazzo pulsava in una maniera fremente per il carico di sperma che stava incominciando ad affluire lungo il mio cazzo. Lei si preparò questa volta orientando il mio cazzo per ricevere il primo schizzo in bocca e non in gola. Lo sperma incominciò a uscire con la stessa compressione delle pompe antincendio, riempendo subito la sua bocca. Subito lo ingoiò con gusto e si eccitò a guardarmi mentre avevo l’orgasmo. Mi succhiò fino all’ultima goccia preziosa. Poi crollai a terra esausto mentre lei ancora in ginocchio mi sorrideva. Sul suo viso non c’era nessuna goccia di sperma, aveva leccato tutto. Fu una notte che avremmo ricordato per sempre.
Andammo avanti così per settimane, lei m’insegnava come si fa a portare al massimo godimento una donna. Mi mostrò come accarezzare e succhiare i seni e i punti più sensibili delle donne ed essere un amante tenero e premuroso. Io ero sempre attento a imparare tutto ciò che c’era da imparare. Entrambi sapevamo che la nostra relazione forse avrebbe avuto un futuro limitato ma eravamo tanto presi e innamorati.
L’ultima settimana Monica ebbe problemi di lavoro e non avemmo nessun tipo di rapporto, era sabato e decidemmo di rimanere a casa per la cena. La sera si presentò nel salotto solo con l’accappatoio e con i capelli ancora umidi della doccia.
Ci sedemmo sul pavimento e ci mettemmo a giocare a carte, lei mi guardava con uno sguardo affettuoso.
Dopo un paio d’ore smettemmo. Aveva il viso affaticato era stanca, mi chiese di massaggiarle la schiena, l’aveva a pezzi. Si stese sul letto e si denudò, il mio massaggio la rilassò, mentre sentiva le mie mani che si muovevano sul petto mi sorrise e si appoggiò allo schienale del letto. Le massaggiai i seni come lei mi aveva insegnato, la sua carne era calda e morbida. Le presi i capezzoli fra le dita e glieli massaggiai delicatamente.
Le sfuggì un gemito e strinse le gambe. Spensi la luce centrale della camera e rimasi accesa solo una luce morbida, mi avvicinai e le diedi un bacio. Mi spogliai anch’io. Ci scambiammo molte coccole, ma i baci erano sempre più appassionati. Lei mi sembrava sempre più bella. Seguii tutti i consigli che mi aveva insegnato, lasciandola senza difese, le baciai dolcemente le labbra poi mi spostai fino al collo e il suo corpo caldo incominciò ad avere dei brividi. Poi con la lingua le toccai l’orecchio lasciandole una scia bagnata dietro. Le dissi: “Ti voglio bene Monica” quando la baciai dietro il collo. La mia lingua scese lentamente verso il basso raggiungendo poi i suoi seni gonfi. Le succhiai i capezzoli, come lei preferiva. Cominciai a baciarla delicatamente appena sotto il seno e seguii un percorso che portò diritto alla fica.
Lei incominciò a tremare, mi misi in ginocchio e le sollevai le gambe sulle mie spalle. Lentamente m’inchinai al suo centro baciandole le sue cosce morbide. Stuzzicandola arrivai molto vicino alla sua fica senza toccargliela. Stavo saggiando la sua resistenza. Poi le allargai un po’ più le gambe e vidi pulsare il suo sesso appena rasato. Stavo quasi sbavando dalla voglia, poi chinai il capo al suo centro.
“Finalmente, Dino” lei mi disse gemendo quando la mia lingua andò su e giù fra le sue labbra lisce all’esterno. Le leccai quelle parti più sensibili inserendo la mia lingua in quella caverna del piacere.
Lei aprì più le gambe per espormi il suo clitoride palpitante, abbassai la testa e attesi. Lei mi pregò: “Per piacere cosa aspetti”. Le alzai di più le gambe e vidi il buco del suo ano. Lei non mi aveva mai parlato e insegnato niente del suo culo. Sentii un impulso e il bisogno di baciarglielo. Lo feci prima che lei potesse reagire non so in che modo. Lei ansimando mi disse: “Che cosa stai facendo?” Feci finta di non sentirla e continuai a leccarla intorno al foro. La sua pelle era anche lì sensibile e la sentii tremare. Poi le misi la lingua dentro e lei m’incitò a continuare dicendomi: “Non ho mai provato niente di simile, è così eccitante.” Ero orgoglioso di me stesso avevo trovato qualcosa che Monica non mi aveva insegnato. La mia saliva sbavava intorno al suo ano. Monica ora era quasi al massimo dell’eccitazione, quando le chiesi se potevo avvicinarmi con il mio cazzo alla sua fica. Lei mi rispose: “Non lo so, ora non posso pensare.” Lo presi come un sì, le feci vedere la mia eccitazione e il mio cazzo vivo mentre il mio battito cardiaco era accelerato. Prima che lei potesse protestare, le avvicinai il cazzo alla fica fino a toccare le sue labbra gocciolanti di umori. Poi le toccai con il glande il clitoride, il suo centro del piacere. Lei gemette. Scesi con il pene lungo le sue labbra. Lei ansimava e quasi mi tratteneva la penetrazione. Io continuavo ad andare lentamente su e giù lungo le sue grandi labbra toccandole poi il clitoride. La sua e la mia testa stavano quasi per esplodere e pulsavano furiosamente ad entrambi.
Le sue mani mi trattenevano i fianchi, ma la sua voce tradiva la sua passione e la voglia di essere penetrata.
Corsi il rischio e le inserii il cazzo solo di un centimetro, sentii che stavo quasi per venire, ma ciò avrebbe compromesso tutto, avevo bisogno di concentrarmi su qualcos’altro e diminuire la mia voglia come mi aveva insegnato lei, così pensai a tutt’altro, mentre sentivo la vagina calda di Monica che accarezzava il mio cazzo come in morbido guanto bagnato. Tenni a freno la mia eccitazione. Lei aprì gli occhi e mi guardò ardentemente con il suo sguardo amoroso. In quell’istante capimmo che amore e sesso s’incastrano. “No, no, no” lei sussurrava vogliosa e sempre più a bassa voce, ma non si mosse per arrestarmi. I suoi umori grondavano sulle sue cosce.
La penetrai ancora un po’, ora ci univano solo le nostre parti sessuali. Sentivo il calore della sua fica sulla punta del mio glande. Involontariamente strinse un po’ la vagina, il suo desiderio era molto forte, stava incominciando a tremare tutta. I nostri corpi erano collegati nel punto più strategico. Lei con una voce roca e lussuriosa quasi implorandomi disse: “Per favore Dino, per favore!” Subito replicai: “per favore cosa?” Lei ripetette: “per favore, per favore!”. Sapeva quello che desiderava ma non voleva dirlo. Allora mi arrischiai a toglierle il pene in parte come lo stessi rimuovendo completamente, ma lei mi afferrò i fianchi e lo tenne fermo dentro il suo corpo. Implorandomi di nuovo “per favore!” Io allora le chiesi “Sii esplicita!”. Lei disse “ti voglio dentro, chiavami!”. “Sei sicura?” Le chiesi “Si” lei replicò “per favore chiavami!”. Avevo vinto questa battaglia emotiva e sorridendo ora reclamavo il mio premio.
Lentamente mi spinsi dentro di lei, centimetro dopo centimetro finché le mie palle non furono a contato con la pelle morbida delle sue natiche. Il mio corpo era in fiamme. Lei abbracciandomi s’incominciò a muovere con degli spasmi, poi sentii un urlo di gioia, era molto tempo che non sentiva il cazzo di un uomo dentro di lei. Io ero in lotta con me stesso per controllare e portare più a lungo il mio orgasmo. Feci ricorso a tutte le mie forze. Mi sentivo benissimo, sentivo il mio cazzo nel suo guanto di velluto. Guardavo il suo bel viso e poi le diedi un bacio sulle labbra, soffocando i suoi gemiti. La mia lingua andò in profondità nella sua bocca come il mio cazzo stava nel suo buco caldo e accogliente. I nostri corpi ora erano in simbiosi ed erano collegati sia fisicamente sia emotivamente. Tirai la lingua dalla sua bocca e le dissi: ”Ora ti scopo!” incominciai a penetrarla e poi indietreggiare. Mi fermai un attimo con il glande sulle grandi labbra e poi la infilzai con veemenza, lei mi strinse il cazzo come in una morsa quasi spremendolo: “Chiavami ho bisogno del tuo cazzo meraviglioso, mettilo tutto dentro!” Il suo controllo sparì si era persa nel delirio sessuale. Ormai lei urlava di piacere, la sua mente aveva perso ogni controllo del suo corpo. Io avevo trovato una fantastica capacità di resistenza e la stavo utilizzando per far diventare Monica pazza di desiderio. La penetrai velocemente e poi quando ebbi il cazzo tutto dentro, glielo strofinai sulle sue pareti, ci muovevamo freneticamente mentre le mie palle schiaffeggiavano le sue natiche. Lei stava avendo delle convulsioni di piacere e dai suoi occhi si vedeva che era innamorata pazza di me. Mi disse: “Ti amo con tutta me stessa”. La sua estasi era dipinta sul suo volto, stavamo vivendo dei momenti magici e avevamo toccato dei picchi di godimento che non avevamo mai raggiunto prima. Lei mi teneva bloccato dentro di sé con le sue gambe che erano avvinghiate alla mia schiena, mentre il mio sperma le irrorava il suo grembo. Crollai su di lei e mi rotolai di lato.
Quando provai a baciarla, mi accorsi che aveva perso conoscenza, poi dopo un po’ si mosse. Si alzò e vide il mio viso preoccupato e mi disse a bassa voce “perché può essere sbagliato quello che abbiamo appena fatto se io mi sono sentita quasi in paradiso vivendo con te questi momenti magici?”. Quella notte facemmo l’amore fino all’esaurimento delle nostre forze con immensa soddisfazione finale.
Il mattino successivo mi alzai tardi, Monica non era più accanto a me nel letto. Andai in bagno e la raggiunsi in cucina. Lei mi salutò con un ampio sorriso mi preparò la colazione e si sedette accanto a me. Aprì di nuovo il suo cuore e mi disse: “Ti amo come non amato mai nessuno, non ho rimpianti per quello che è successo. Sto cambiando il mio modo di pensare. Cerco di essere libera da ogni condizionamento sia religioso sia sociale e non avere tabù. I condizionamenti di qualsiasi tipo da tempo scivolano come l’olio sul piano inclinato del mio essere. Desidero essere libera. Mi attengo alle regole della nostra società, anche se qualcuna non la condivido. Non desidero reprimere le mie pulsioni sessuali, altrimenti diverrei nevrotica. Mi chiedo perché due persone maggiorenni che si amano non possono esprimere apertamente il loro amore?”. Mentre lei parlava, le baciai il dorso della mano e delle lacrime cominciarono a rigare il suo viso. Ci baciammo teneramente sulle labbra, gustai il salato delle sue lacrime e poi la strinsi più vicino a me e le diedi un bacio appassionato.
Passò qualche giorno che non avevamo fatto l’amore, avevo voglia di lei. Quella mattina mi alzai un po’ più presto, aspettai che si svegliasse, la salutai. Lei si preparò per fare colazione ed io lessi sul volto che aveva voglia di me. Feci spazio sul tavolo, le tolsi il vestito di casa quasi con violenza la stesi sul tavolo, mentre lei attonita mi chiedeva cosa stessi facendo, le alzai le gambe e tirai giù lo slip. Lei continuava a chiedere “cosa stai facendo?” Le risposi secco “Devo fare colazione”. La mia bocca era nella sua vagina e la stavo mangiando come un pazzo. Le mie labbra e la lingua erano dappertutto, mi stropicciai la testa nel suo succo profumato, lei gridava di piacere e raggiunse l’orgasmo più volte. Poi appena mi stancai la mascella a furia di leccarla, le infilai il mio lungo cazzo nella fica. “Ahhhhhh!!!” “Ahhhhhh!” lei gridò, il tavolo cigolava sotto il suo peso. La presi in braccio come un fuscello, mentre lei si teneva aggrappata a me cingendomi con le sue braccia il collo. Stavamo in piedi ed ero tutto dentro di lei, vedevo i suoi occhi estasiati e supplichevoli. Mi disse: “lo sento tutto dentro di me sto provando delle sensazioni bellissime”. L’afferrai con una frenesia sessuale, la stesi a terra e la penetrai più volte come a lei piaceva, la sentii tremare e gemere sapevo che stava per venire le strinsi fortemente le tette e tutto il mio sperma le invase la fica, lei si abbandonò quasi senza forze sul pavimento.
Passarono mesi e la nostra unione era sempre più forte. Un giorno che Monica si era vestita con abiti che evidenziavano le sue belle natiche, mi avvicinai e gliele accarezzai. Lei mi disse “ti piace il mio culo non è vero? Le risposi “si certamente”. “Non lo vuoi?” La guardai nei suoi occhi che bruciavano di lussuria. Lei mi disse “sono ancora vergine lì.” Le chiesi come mai mi stava facendo questa proposta. Mi rispose “ti voglio anticipare il mio regalo per la prossima settimana quando sarà il tuo compleanno”. Ci recammo nella camera da letto. Si tolse molto lentamente il vestito lasciandolo cadere ai suoi piedi. Rimase con le scarpe con i tacchi alti e le calze di seta che le coprivano le cosce. Allora che ne dici “Me lo vuoi mettere in culo?” Io non stavo più nella pelle. Lei si distese sul letto e m’invitò a spogliarmi, poi prese due cuscini e se li pose sotto le natiche, mi fece cenno di avvicinarmi. Mi disse di metterglielo prima nella sua fica già bagnata e poi nel culo. La penetrai nelle sue labbra bagnate e poi tentai di metterglielo nel suo buchino stretto. Le alzai le gambe sulle mie spalle e lei mi disse con voce eccitata “ora mettimelo dentro.” Non potevo immaginare come il mio grande glande potesse entrare il quel buchetto cosi stretto. Appena tentai di infilarglielo lei gemette, ma mi disse “vai avanti”, poi sentendo un po’ di dolore disse “aspetta aspetta” respirò a fondo. Si doveva abituare al mio glande di grandi dimensioni. Dopo alcuni secondi lei disse “penetrami” spinsi il mio cazzo delicatamente centimetro per centimetro tutto dentro il suo culo caldo. Avevo timore di farle male. Quasi a malincuore la penetravo mentre il suo culo risucchiava il mio cazzo.
Lei ora con gli occhi quasi spalancati, mi disse: “Si vai avanti così è bellissimo”. Poi si toccò il clitoride e incominciò a masturbarsi. Quando rimanemmo per avere l’orgasmo, urlammo di piacere ed io le riempii il suo foro posteriore con il mio seme.
Passarono due anni furono gli anni più belli mai trascorsi. Il suo lavoro andava bene e noi eravamo diventati amici-amanti. Io mi ero trasferito nella sua camera da letto. Il nostro rapporto sessuale era sempre più intenso. Era difficile desiderare qualcosa di più dalla vita. Io ero insaziabile e lei mi teneva banco. Frequentavo l’università con successo. Ero alto e forte e l’esperienza con Monica mi aveva reso più maturo dei ragazzi della mia età.
Dovevamo festeggiare il suo compleanno, lei aveva preparato una cena con i fiocchi, le candele adornavano il tavolo sul quale erano disposti i vari manicaretti. Monica uscì dalla propria stanza come una principessa, era bellissima, attorno al suo collo risplendeva una collana di perle e le sue labbra erano tinte di rosa. I suoi occhi brillavano come non mai. Il suo abito le calzava a pennello mettendo in evidenza i suoi meravigliosi lineamenti.
Ci accomodammo a tavola e cenammo, ci tenemmo la mano per lungo tempo, poi lei sempre con quel sorriso dolce mi disse che mi doveva parlare seriamente. Era più di una settimana che non avevamo rapporti sessuali, lei mi aveva detto che aveva il suo ciclo, anche se a me parve strano poiché lo aveva avuto due settimane prima.
Mi porse un pacchetto pregandomi di aprirlo, non sapevo cosa mi volesse regalare. Non era un regalo ma un contenitore di pillole anticoncezionale dal quale ne mancavano una decina.
Lei mi guardò e poi mi espose quello che aveva in mente: “Da qualche tempo, amandoti moltissimo, ho coltivato il desiderio di avere un figlio, tuo padre non ne desiderava ed anch’io all’epoca ero d’accordo con lui, forse perché provavo solo affetto per lui e non l’amore profondo ed incommensurabile che provo per te. Per molti giorni non ho preso le pillole perché intendevo proporti qualcosa d’importante. Con tutto il mio animo e con tutto il mio amore, io desidero avere un figlio da te.” Mi guardò negli occhi quasi per leggere subito una mia risposta. Rimasi quasi di stucco ascoltando le sue parole, i suoi brillavano di una luce nuova e intensa, non potevo credere a quello che Monica mi stava chiedendo. Lei ancora aggiunse quasi con le lacrime agli occhi “Spero dal profondo del mio essere che questa mia richiesta sia anche un tuo desiderio. Se desideri non avere un figlio con me restituiscimi le pillole altrimenti buttale via”. La guardai intensamente, lei mi temeva la mano. La sua era un po’ sudata e tremante. Aspettava con ansia un mio gesto. Presi le pillole e le buttai lontano, l’abbracciai e ci baciammo teneramente. “Monica, ti amo più di quanto io pensassi di poter mai amare nessuno. Tu sei tutto per me e farei qualsiasi cosa per te. Voglio questo. Desidero anche io avere un figlio ed in special modo con te”. Lei mi disse “Sei sicuro di questo”. Mi commossi anch’io e la baciai di nuovo. Affermando le mie intenzioni le dissi: “Lo desidero anch’io fortemente, ciò ci legherà ancora di più per tutta la vita”. Lei prendendomi per mano mi accompagnò nella nostra camera da letto dicendomi: “Questo è il periodo in cui sono molto fertile”. Eravamo quasi al buio, la luce della luna filtrava attraverso la finestra a vetri. Ci spogliammo, vedevo attraverso i suoi occhi l’estasi e l’amore che la stava coinvolgendo. Si mise un cuscino sotto i fianchi e mi disse “Questa notte saremo uniti profondamente sia nel corpo sia nell’anima, questo è il mio giorno più fertile, la nostra unione avrà lo scopo del vero amore”. Ero molto coinvolto e percepivo come anche lei lo fosse. Ora potevo diventare padre e questo mi faceva sentire diverso, eccitava tutti i miei sensi. Misi tutto me stesso nel fare l’amore, il sudore imperlava la mia fronte ma ero deciso a portare avanti i nostri intenti. Monica quando le irrorai la prima volta la fica si emozionò dicendomi “Sto per diventare mamma”. Lo sperma stava facendo il suo viaggio e avrebbe trovato il suo ovulo da fecondare. Quella notte rimanemmo quasi legati per condividere il futuro con un’altra persona.
Il mattino successivo eravamo sfiancati ma felici di portare a compimento ciò che avevamo preventivato.
Donne da ammirare, donne da amare
di Antonio Fusco
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